I DIALOGHI DELLA VAGINA
L’inossidabile voglia di tacco 12
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Le piacciono le scarpe, come a me del resto, ed è il primo accostamento che le viene in mente per raccontarmi come sta. La mia amica B. gira in tondo, sta cercando, è a caccia di qualcosa di simile a ciò che ha perso, anzi dice di volerlo uguale. “Come quando si rompono le scarpe preferite, ne vuoi un paio che ti piacciano altrettanto, quelle scarpe erano perfette e se non le trovi ti accontenti, ma poi non ti soddisfano e le metti da parte in un angolo fino a dimenticartene”.
Mi dice di vagare nel limbo di chi cambia e scarta continuamente persona, è insoddisfatta e sconsolata, ma voglio fermarmi, voglio avere ancora quelle scarpe, protesta.
B. corre tanto eppure desidera una piazzola di sosta che non c’è. Ha indossato per molto tempo un paio di scarpe belle, comode con cui poteva svettare molto in alto, poi il tacco si è rotto, la punta si è sbeccata e non sono più state tanto perfette. Ma lei si ricorda solo di quando erano nuove, non usurate dalle migliaia di passi con cui ha percorso anni di strada e si ostina a cercare proprio quelle. Provo a dirle che non le fanno più, non esistono più e forse oggi non le starebbero poi così bene. Fatti sorprendere, suggerisco, ma non la convinco.
B. è perplessa, ha in mente quel modello, i surrogati le mettono tristezza e senso di sconfitta, non combacia niente perchè le aspettative sono la vera fregatura, una montatura che andrebbe demolita appena si affaccia. La mia amica B. non è capace di buttare via la carta copiativa, pensa di non riuscire a definire nuovi tratti senza ricalcare i precedenti, si avvilisce guardandosi attorno e crede di non arrivare più così in alto. Provo a dirle che non è vero, lei in alto c’è già e non le serve il tacco 12.
E voi? Avete indossato sempre lo stesso tacco o vi siete accorti che i modelli possono essere infiniti?
Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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