Skip to main content

FRANCO GIOVANELLI
(ventennale della morte)

Riluttante a ogni forma di esibizionismo pubblico e cronicamente schivo nel fornire chiavi interpretative della sua opera, incline a occultare gli elementi di cronaca privata e collocando invece in primo piano i suoi scritti nella loro integra nudità, Franco Giovanelli (1916-1994) ha attraversato con il proprio lavoro culturale le fasi salienti di buona parte di questo secolo. Suoi testi sono apparsi, nel tempo, su “Paragone”, “Nuovi argomenti”, “Poeti d’oggi”, “Botteghe Oscure”, “Nuova Civiltà”, “Palatina”, “Emilia-Romagna”. E scrive il critico Antonio Caggiano, in un suo affettuoso ricordo, che Giovanelli «emanò il senso profondo di una didattica interdisciplinare che ebbe in lui una continua presenza come protagonista, stabilendo intorno a sé – per chi lo conosceva a fondo – una sorta di monumento della cultura».
La maggior parte delle poesie di Franco Giovanelli sono riunite in L’arrivo al Borgo, una silloge che raccoglie e riassume, insieme alle liriche, le esperienze intellettuali ed esistenziali dello scrittore. Il volume si articola in quattro sezioni, distribuite nello spazio di un centinaio di pagine. Il primo settore: “La partenza”, rievoca il silenzioso e soffocato tormento che pervade Pianissimo di Camillo Sbarbaro, poeta a cui l’autore dedica un delicato e struggente sonetto alla memoria. Nella seconda parte: “L’arrivo al borgo”, affiora il Giovanelli “civico”, che richiama alla mente il canto epico del Quasimodo di Giorno dopo giorno. Le ultime due sezioni: “Il vivere” e “La ricchezza che cresce”, perseguono alternativamente la discorsività della versificazione in prosa e il rientro nell’ordine della struttura metrica.
Libro fondamentale di Giovanelli è l’antologia La ricchezza che cresce, volumetto prefato da Giorgio Bassani e Lanfranco Caretti e illustrato dal pittore Roberto Rebecchi. Dove appaiono alcuni interessantissimi inediti, in particolare due lettere poetiche: la prima idealmente indirizzata dallo scrittore ad Attilio Bertolucci e la seconda in risposta da questi all’amico ferrarese (testo incluso dal poeta parmense in Viaggio d’inverno, del 1971). «Se poi penso ai classici italiani, – scrive Lanfranco Caretti nella plaquette – direi che Giovanelli si tiene più vicino a Foscolo che a Leopardi, più a Dante che a Petrarca. L’endecasillabo è non a caso il verso che gli è più congeniale, anche se non esclusivo; ed egli lo sa variare dall’interno con grande sapienza ritmica ricorrendo ad abili spezzature o a sagaci legami, pervenendo così ad una dizione ovunque sostenuta, la quale conferisce un tono di vibrante intensità anche al quotidiano e al famigliare, anche al dimesso, cioè realizzando sovente quel “sublime d’en bas” di cui parlava Flaubert».
Fra i molti libri da lui curati, tradotti e prefati, sono almeno da ricordare: Poesie di J. Donne (1944), Sonetti sacri e poesie profane di J. Donne (1963), Poesie di P.B. Shelley (1983), Avventure di Don Giovanni di G.G. Byron (1991) e Satire di G.G. Byron (1993). Ha inoltre pubblicato: Le stagioni (1937), Poesie (1978), L’arrivo al Borgo (1984), Govoni nella critica contemporanea (atti del convegno “Corrado Govoni e l’ambiente letterario ferrarese del primo Novecento”, Ferrara 1984, 1985), Tullio Didero: poeta e narratore (con P. Vanelli, 1988), La ricchezza che cresce (antologia con inediti, prefazione di G. Bassani e L. Caretti, illustrazioni di R. Rebecchi, 1993) e altro ancora. Preziosa è la sua nota alla cartella d’arte illustrata dal pittore Gianni Vallieri (1971).

Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013

tag:

Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it