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di Davide Scaglianti

Nel suo Rapporto annuale il SIPRI, l’ istituto svedese di ricerca sulla pace e il disarmo, comunica che nel mondo, nel  2019 sono stati spesi quasi 2 mila miliardi di dollari (1.917 per la precisione) per le armi e la difesa; in un anno la spesa è cresciuta del 3,6% in termini reali, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione.

Nello stesso tempo il bilancio dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)è di poco superiore ai due miliardi di dollari, lo 0,11% di quanto si spende per le armi. Nel nostro Paese dal 2008 gli esecutivi che si sono succeduti in questi anni hanno depotenziato il Servizio Sanitario Nazionale. Lo certifica in queste ore l’Istat.  Negli ultimi 9 anni, alla sanità italiana sono state sottratte risorse pari a 37 miliardi di euro; ciò ha determinato la perdita di 43.000 posti di lavoro, la chiusura di ospedali, di reparti e la riduzione di posti letto con una percentuale di 3,2 posti letto ogni mille abitanti contro la media di 5 ogni mille dell’Unione Europea, ma con punte di 8 ogni mille della Germania..
Negli stessi anni sono aumentate le spese militari. La spesa militare italiana, al 12° posto mondiale, ammonta a 26,8 miliardi di dollari nel 2019, in aumento di oltre il 6% sul 2018, equivalenti a una media di 72 milioni di euro al giorno. In base all’impegno preso nella Nato, essa dovrà continuare a crescere fino a raggiungere una media di circa 100 milioni di euro al giorno. La crisi del Coronavirus  rende evidenti le priorità necessarie alle popolazioni e rivela come le spese militari globali siano uno spreco vergognoso e una perdita di opportunità. Ora c’è bisogno di concentrare le risorse per rispondere alle necessità fondamentali: condizioni di vita sane per tutti, che derivano necessariamente da società più giuste, verdi e pacifiche. L’apparato militare non può fermare questa crisi. La pandemia si sconfigge potenziando la sanità e le altre attività di sostegno alla vita, non con forniture di mezzi e soldati finalizzati alla guerra. L’utilizzo di risorse militari durante la crisi in atto non ci deve ingannare; ciò non giustifica spese stellari né significa che la crisi possa così avere soluzione. E’ vero piuttosto il contrarioabbiamo bisogno di meno soldati, cacciabombardieri, carri armati e portaerei e più medici, ambulanze e ospedali. Occorrono enormi risorse per fronteggiare le conseguenze socio-economiche della crisi del coronavirus e mantenere condizioni economiche e sociali dignitose per le persone.
È tempo di spostare buona parte delle voci del bilancio militare verso i veri bisogni umani. Le reti e movimenti italiani per la Pace e il Disarmo chiedono da tempo una drastica riduzione delle spese militari, a favore di quelle sociali. Importanti riduzioni nelle spese militari libererebbero risorse non solo per fornire assistenza sanitaria universale, ma anche per far fronte alle emergenze climatiche e umanitarie che ogni anno uccidono migliaia di persone, specialmente nei paesi del Sud del mondo che stanno subendo le peggiori conseguenze di un modello economico che è stato loro imposto.
Oggi, nel nostro Paese è possibile recuperare miliardi di risorse dalla riduzione delle spese militari e dei nuovi sistemi d’arma: si deve bloccare il programma F-35, evitando di spendere altri 12 miliardi nei prossimi anni. Si deve fermare una legge che ci farebbe spendere 6 miliardi di euro in carri armati e mitragliatrici; le spese per la difesa non dovrebbero superare l’1% del Pil. Inoltre si dovrebbe procedere ad una riconversione dell’industria a produzione bellica verso aree produttive più utili per la vita, la salute, la sicurezza di tutti gli italiani. Oggi le urgenze sono quelle di un servizio sanitario nazionale pubblico che funzioni, di un welfare che dia diritti a tutti, di una scuola che non cada a pezzi, di sostegno al lavoro. Queste sono le vere priorità del Paese.

Ognuno di noi può dare una mano per favorire la realizzazione di questo processo; a Ferrara è presente un nucleo importante del Movimento nonviolento ed è possibile sostenerne le attività visitando il sito www.azionenonviolenta.it  e abbonandosi al periodico Azione nonviolenta [Qui] 

Inoltre, dal 2005 è stata rilanciata nella nostra città la campagna OSM (Obiezione alle spese militari): nata nel 1982, offre l’occasione di manifestare il proprio dissenso al continuo aumento delle spese militari e per sostenere economicamente un progetto di pace. A chi aderisce si chiede di compilare un modulo di adesione alla campagna(indirizzato al Presidente della Repubblica e al centro di coordinamento nazionale della campagna), ai suoi obiettivi (riduzione delle spese militari a favore di quelle sociali; elaborazione di un sistema difensivo non armato e nonviolento; approvazione di una legge per l’opzione fiscale) e di contribuire con una somma in denaro a sostenere il progetto “Adottare Srebrenica”, che ha per obiettivo la ricostruzione di un tessuto sociale e la creazione di relazioni pacifiche e non violente in una città che è stata teatro di uno degli eccidi più efferati del secolo scorso. La raccolta delle adesioni avviene nei mesi di settembre e ottobre.

Davide Scaglianti è Referente locale per Ferrara della Campagna Obiezione alle Spese Militari (OSM)
Chi volesse aderire, o comunque saperne di più, può chiamare il numero: 333. 4985319

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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