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Da Lega Nord Emilia Romagna

“Se non colta in fallo la Regione cerca di nascondere le cose come polvere sotto il tappeto”

La Regione Emilia Romagna ha recentemente siglato un protocollo d’intesa con Enti e Istituzioni locali per la gestione ecosostenibile della Sacca di Goro

Due i cantieri previsti, o almeno questo è quanto si apprende dal sito internet della Regione che ne ha dato nota il 21 ottobre scorso. Le risorse messe in campo ammontano a circa 730 mila euro per coprire i costi di una nuova paratoia sull’argine del Po in località Traghetto a Gorino e una palatura in legno allo scopo di trattenere la sabbia che occlude lo scanno di Goro. Giunti ormai a dicembre 2017 il capogruppo della Lega Nord in Regione, Alan Fabbri ha chiesto delucidazioni in merito all’esecuzione dei lavori, dato che la conclusione di entrambi gli interventi era prevista entro la fine del 2017.

Mai intervento fu più puntuale dato che, solo a seguito dell’interrogazione del capogruppo del Carroccio è potuto emergere il “fattaccio” relativo all’intervento di Traghetto.
“Nel luglio di quest’anno si sono svolte le operazioni di gara con l’aggiudicazione a favore di un offerente per poi annullarne il risultato, a settembre, per la mancanza dei requisiti da parte della ditta vincitrice”, illustra Fabbri, “si sono così avviati i controlli sul secondo classificato per valutare l’affidamento dei lavori, ma il precedente aggiudicatario ha presentato, come suo diritto, ricorso al Tar. Questo porterà ad un allungamento dei termini non previsto e i lavori saranno consegnati nel 2018”.

“Data la situazione si prevede che i lavori potranno essere consegnati nel 2018 e che si protrarranno per tutto l’anno 2018”, si legge chiaramente nella risposta all’interrogazione del capogruppo della Lega Nord in Regione a firma dell’Assessore Paola Gazzolo”.

“Come sempre”, chiosa Alan Fabbri, “la Regione non brilla in comunicazione e spesso le falle vengono nascoste come la polvere sotto il tappeto. Vigileremo con attenzione sugli sviluppi della vicenda perché si faccia chiarezza una volta per tutte e si riducano al minimo i tempi per la realizzazione di un intervento essenziale per l’area di Traghetto”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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