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Da: Elettorale Lega Nord

“Tiziano Tagliani, prima di parlare, dovrebbe contare fino a dieci. E’ vergognoso l’atteggiamento che ha tenuto ieri davanti all’ennesimo episodio di violenza e di violazione della libertà personale. Con il tentativo di scaricare la colpa su altri, continua a sottolineare il fatto che la sua amministrazione è stata assente in questi anni dal punto di vista del decoro e del rispetto della legge. E ieri si è manifestata ancora una volta l’arroganza di questa amministrazione su un tema basilare che non appartiene a nessuno destra, sinistra o centro: il rispetto delle regole. Ho rispetto per Tagliani perché ha fatto tanto per questa città, ma non può permettersi di addebitare a questo governo il fallimento della sua amministrazione e delle politiche del Pd. Quando accoglievano nigeriani attraverso il sistema Renzi sapevano che sarebbero stati assoldati dalla criminalità, quando parlavamo di sicurezza ci deridevano; così non stavano facendo il bene di questa città e di questo Paese e il sindaco e il candidato del Pd non devono più permettersi di parlare di sicurezza in questa città”. Alan Fabbri, candidato a sindaco di Ferrara per il centrodestra, è tornato sulla violenta rissa in Gad, parlando dal chiosco Paradiso Verde, di via Alfonso d’Este, tappa del tour ‘Piacere, chiamami Alan’.

“In questi giorni stiamo attraversando la città per far conoscere le nostre priorità, le nostre idee: spesso veniamo inseguiti e imitati, altre volte veniamo derisi, ma non fermeranno la volontà di una città che vuole cambiare. Lavoreremo per ridare dignità a questo territorio”, spiega Fabbri. “Abbiamo in mente il lavoro, perché lavoro vuol dire portare Ferrara sull’asse Bologna Padova, portare aziende sul nostro territorio e far funzionare quello che fino ad oggi non ha ha funzionato. come per esempio l’agenzia Sipro. Sipro doveva occuparsi di creare lavoro e invece si accontentava dello status quo e anche quello è stato un modo per non perdere potere”, spiega ancora il candidato. “Per anni, anzi per decenni, Sipro è sempre stata legata ai “trombati” di questa politica, di questa amministrazione e lo prova il fatto che i risultati non ci sono stati”.

Un’altra cosa che è mancata è stata la comunicazione: “Non è possibile continuare a fare politica senza comunicare con i cittadini. Perché è successo? Anche in questo caso per l’arroganza del Pd e la volontà di annullare la concorrenza per la città” aggiunge il candidato. “Oggi c’è la possibilità di dare Ferrara ai ferraresi. Per i giovani e i nuovi imprenditori provvederemo a eliminare la burocrazia; troppo spesso, quest’ultima viene utilizzata per creare dei problemi e per gestire politicamente le attività. E per il turismo e la cultura provvederemo a istituire un patto di crescita, perché anche la cultura è di tutti. Va collegata con il turismo, anche in modo concreto: biglietti cumulativi per tutte le nostre bellezze, una stazione libera dallo spaccio per il turista che arriva e che deve trovare una città accogliente e non una città che tollera la delinquenza. Ferrara con noi diventerà questo: una città accogliente, per tutti”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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