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Intervista di Fiorella Carollo a Negin Bank (da pressenza del 5 gennaio 2023)
“Penso che questa rivoluzione diventerà parte della vita quotidiana delle persone in Iran. Ci saranno proteste ogni giorno, un po’ come in Palestina. Se l’occidente interrompe le sue relazioni diplomatiche con il regime, alla fine le forze repressive, vedranno la loro fine e le elité potranno fare le valigie e lasciare il paese- tanto, hanno tutti le loro seconde case in occidente.
Questa rivoluzione non sta semplicemente cercando di rovesciare il regime ma sembra voglia rivoluzionare tutti i modelli all’interno della struttura del potere e lo distribuisce invece all’interno di tanti gruppi che funzionano come comitati-assemblee… e sta funzionando…e funzionerà anche dopo. Abbiamo già visto questo modello nel Rojava e non stupisce il fatto che il motto che oggi attraversa le strade “Donne Vita Libertà” sia nato proprio dalle donne curde”.
A parlare è una donna iraniana da tanti anni in Italia, Negin Bank:
“La rivoluzione iraniana non vincerà fin quando l’occidente riconosce la legittimità internazionale di questo regime e dialoga con questi stupratori. Noi [ attiviste/i Iraniana in Italia] sosteniamo che l’interruzione dei rapporti diplomatici mette il regime in isolamento così come il regime stesso ha messo l’intera popolazione iraniana in isolamento in questi 43 anni.
Abbiamo bisogno dell’aiuto della società civile italiana e occidentale che trasformi la nostra richiesta dell’interruzione dei rapporti diplomatici e commerciali con il regime iraniano, in una rivendicazione di massa.
Questi criminali acquisiscono legittimità grazie ai rapporti diplomatici con paesi come l’Italia. Non si sentono soli. Hanno come partner i paesi più potenti del mondo che gli tengono in vita e gli danno la forza per reprimere. Senza questo cordone ombelicale, le forze repressive del regime crollano sia economicamente che psicologicamente. Il giorno dopo faranno le valigie e si trasferiscono dove hanno già predisposto le loro seconde vite.
Ma l’Italia e l’UE non tagliano i rapporti con l’Iran. Non solo per una questione d’interessi di medio-breve termine, ma soprattutto perché ormai una rivoluzione non fa comodo a nessuno. Le rivoluzioni non devono esistere più. In particolare una che abbia come slogan Donna, Vita, Libertà e che sia riuscita ad entrare nel cuore di tutto il mondo in giro di pochi giorni. Più giorni passano, più mi convinco che non stiamo solo lottando contro il regime iraniano. Noi in realtà stiamo lottando contro tutti i poteri del mondo”.
A Roma il 3 gennaio le donne iraniane e le donne afghane hanno unito le loro forze sotto lo striscione: “Donna Vita Libertà”. La casa internazionale delle donne di Roma ha rilasciato il giorno successivo un comunicato congiunto delle donne di Afghanistan e dell’Iran.
“Lo slogan 𝐉𝐢𝐧 𝐉𝐢𝐲𝐚𝐧 𝐀𝐳𝐚𝐝𝐢 è uno slogan delle nostre sorelle combattenti curde. Durante le proteste contro l’uccisione di Masha Amini in Iran, tre mesi fa, già dai primi giorni del suo utilizzo, lo slogan ha intrapreso un cammino rivoluzionario.
Ha attraversato tutte le città iraniane, e in poche settimane, è arrivato in molteplici paesi del mondo compreso l’Afghanistan, dove le nostre coraggiose sorelle, lo hanno gridato davanti all’ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Kabul. Le donne in Afghanistan stanno lottando a mani nude nelle strade delle città da oltre un anno contro i Talebani armati.
La Rivoluzione “Donna Vita Libertà” ci è entrata rapidamente nei cuori, perché noi ci identifichiamo l’unə con l’altrə e perché il nostro dolore è comune.
[…] Ci teniamo a sottolineare che Donna Vita Libertà è una rivoluzione che non si limita al rovesciamento del regime iraniano e del regime Talebano, ma va oltre ai confini dei nostri paesi. È una rivoluzione che punta a sradicare tutte le forme di discriminazione compresa quella di genere, di classe, di etnia o razza ovunque nel mondo.
Per vincere l’unica scelta che abbiamo è quella di unirci e chiedere alle nostre sorelle italiane di condividere i privilegi ottenuti nel corso della loro storia con noi, in modo da poter far sentire le nostre rivendicazioni in tutta l’Italia.
Teniamoci per mano in questa lotta contro la discriminazione e gridiamo insieme ad alta voce: 𝐃𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐕𝐢𝐭𝐚 𝐋𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀!”
Cover: Protesta delle donne iraniane “Donna, Vita, Libertà”, Roma 3 gennaio 2023 piazza Belli (Foto di Fiorella Carollo)
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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Francesco Monini
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