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La Nato chiede ai suoi 29 soci dal 2014 di portare le spese militari al 2% del Pil. Per l’Europa sarebbero 81 miliardi in più, pari a 253 miliardi di euro, di cui +11 miliardi dall’Italia ogni anno (da 28 a quasi 40).

Dal programma europeo PNRR l’Italia riceve in sei anni 68,9 miliardi a fondo perduto, mentre gli altri sono a debito (cioè li dovremo restituire con gli interessi). Se facciamo la somma di quanto dovremmo spendere in più per armi nei prossimi 6 anni fanno la stessa cifra. Il che significa che dall’Europa non verrebbe (di fatto) alcun aiuto su ciò che interessa davvero ai cittadini (welfare), ma saremmo costretti a spenderli in armi e poi ad libitum 12 miliardi all’anno in più.

Dati spesa militare nel mondo, anno 2021

Ammesso e non concesso che si debba aumentare la spesa militare in Europa non si capisce perché non si calcoli tutta la spesa europea, in quanto è vero che ci sono paesi come Italia, Spagna e Germania che spendono meno del 2%, ma altri dieci (su 19) che spendono di più e con una razionalizzazione (abbiamo 17 tipi di carri armati, 4 tipi di aerei,…) si potrebbe avere una spesa più efficace per la difesa europea, spendendo molto meno. Come scrivono Manconi e Raul Castro su lavoce.info l’Europa spende sempre meno per i progetti europei (quelli che servono) e sempre più per le armi nazionali che foraggiano solo l’industria bellica.

Non si capisce infatti a cosa serva l’Europa se cedere sovranità per i singoli Stati non comporta anche vantaggi per i propri cittadini.
Vediamo infatti cosa succede in un paese come la Grecia (povero, come stiamo diventando anche  noi dal 2008) che ha una spesa militare più alta (3,5% del suo Pil). Ha dovuto comprare 170 carri armati Leopard dalla Germania e altri 223 più vecchi dismessi costati 2,1 miliardi, 18 caccia francesi per 2,5 miliardi, tre fregate francesi (valore ignoto) e 2 sommergibili tedeschi (1,3 miliardi).
Guarda caso tedeschi e francesi sono quelli che hanno fatto i prestiti alla Grecia, imposto l’austerity, acquistato (coi Cinesi) molte loro imprese e…venduto vecchie armi ad un paese in cui si sono tagliate pensioni e salari del 30%, raso al suolo socialmente ed economicamente dopo l’integrazione con l’Europa che ha votato una direttiva nel 2018 per non pagare l’Iva sulle vendita di armi intra Ue.

A me piacerebbe che l’Europa ci imponesse che le spese per l’Istruzione fossero almeno il 5% (come la media UE) e fossimo costretti a spendere altri 15 miliardi in istruzione (per non dire quello che ci succederà nella sanità in caduta libera come finanziamento reale nei prossimi anni) anziché in armi in un paese che avrà nel 2022 una ennesima recessione (Pil + 2,8%, inflazione + 6%…se va bene) e che ha avuto un Pil pro-capite che è sceso dal 2000 al 2020 da 100 a 92, mentre quello tedesco, francese e spagnolo sono saliti, per non dire dei paesi dell’Est Europa cresciuti del doppio.

Il che significa che dalla recessione del 2008 l’Italia non si è più ripresa. Dati analoghi sono disponibili per il tasso di occupazione (variazione assoluta) che in Italia non cresce.

Un’Europa subordinata agli Americani ci porterà ad un crescente impoverimento (in particolare gli italiani) e forse alla sua implosione (che è poi quello che vogliono gli Usa). A meno che non si abbia la forza di diventare unEuropa Federale e indipendente – anche dalla Gran Bretagna (che ci condiziona più ancora di quando era nella UE) –  da Usa e Israele (tra cui tra un po’ compreremo anche il gas) – che non può essere alla mercé dei paesi dell’Est Europa, compresa l’Ucraina a cui Draghi ha proposto assurdamente di entrare (ma che si dovrà certamente aiutare).

Avete notato che tutti i paesi dell’Est, prima di entrare nella UE, sono entrati nella Nato? Ma dov’è andata a finire la politica italiana multilaterale che abbiamo saggiamente sviluppato per 70 anni, essendo noi immersi nel Sud Europa, nei pressi dell’Africa e Medio Oriente?

Breve nota sul gas. Dalla Russia importiamo 155 miliardi di metri cubi su 400 (Italia: 29 su 76); gli Usa possono darci 15 miliardi entro il 2022 e 50 entro il 2030 (a prezzo più alto). L’Europa impone di stoccare il 90% (ora siamo al 26%) ma il Dio mercato lo impedisce, chi compra ora al prezzo spot così alto? I funzionari europei dovrebbero dircelo. L’Olanda si oppone a mettere un tetto ai prezzi (intanto fa il paradiso fiscale per FCA & company). Ma voi lo sapevate che si è obbligato l’Acquirente Unico (quello che compra energia e gas per tutti gli utenti della tutela) ai prezzi spot di mercato e non a quelli più vantaggiosi con contratti a lungo termine ed è questo, come dice Besseghini (presidente di Arera, Authority dell’Energia), a far aumentare i prezzi?

Cari amici, o si costruisce una vera Europa che interviene sulle protezioni importanti con vere Authority e strategie di Governo non liberiste (esteri, difesa, materie prime, agricoltura, energia e gas a prezzi certi) a tutela dei suoi cittadini, oppure tutti a casa: un’Europa liberista, militare, digitale, 5G, in cui spadroneggiano le multinazionali e la finanza anglosassoni ci impoverisce sempre più, come sta avvenendo dal 2008.  

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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