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Giorno: 8 Giugno 2020

IN GINOCCHIO
Per George Floyd. Contro la violenza del potere.

Migliaia di figure genuflesse, uomini, donne, anziani e giovanissimi, raccolti a testa china in un pensiero, un ricordo, una muta indignazione, una preghiera, una supplica, una speranza.

Minesota USA: marcia di protesta contro la violenza della polizia: giustizia per George Floyd

Da Washington a Los Angeles attraverso gli Stati Uniti, dalla Corea del Sud ai Paesi dell’Unione Europea, dal Giappone al Canada, dall’Australia alla Tunisia… Manifestazioni di solidarietà con il movimento ‘Black Lives Matter’ che pesano, fanno sentire la voce di chi non ci sta, di tutti coloro che convintamente rifiutano il violento, inumano gesto razzista che ha accompagnato in modo eclatante la morte di George Floyd ma serpeggia anche viscido e subdolo in molte altre situazioni e circostanze.
“I can’t breathe”(Non riesco a respirare), sono le ultime parole dell’uomo per quegli interminabili 8 minuti e 46 secondi prima del nulla; non c’è solo il flagello del Covid che toglie aria vitale, c’è anche la spietatezza dettata dall’odio di un essere sull’altro.
Nel significato più nobile e nella gestualità del genuflettere c’è profonda riverenza, alto rispetto: un atto rituale che esprime fedeltà, fiducia nell’affidarsi a chi sta davanti, riconoscimento e riconoscenza. E’ un atteggiamento di devozione che, in termini di credo e fede, si assume dinnanzi a una reliquia, all’altare, alla croce e a tutti i simboli portanti di molte religioni. Ricordando George Floyd diventa consacrazione del principio di equità, del rispetto dei diritti umani, della proclamazione e difesa della giustizia per tutti, della conferma che le distinzioni razziali non devono trasformarsi in discriminazione razzista.
Negli Stati Uniti è consuetudine che l’ufficiale preposto si genufletta sul ginocchio sinistro davanti ai familiari seduti, durante le esequie dei loro congiunti caduti in servizio militare. Le salme vengono onorate e ricordate, mentre la bandiera nazionale a stelle e strisce che le avvolge verrà consegnata piegata alle famiglie. Un cerimoniale solenne, in cui stato e cittadini si riconoscono in quel simbolo potente che contraddistingue ogni nazione. Ed è così che Floyd è stato accolto: una lunga e partecipata genuflessione reggendo i vessilli dell’America, alzando il pugno, recitando quell’unica sua frase, l’ultima, finchè l’aria nei polmoni glielo ha permesso, povero eroe in una guerra impari.

Minneapolis. (USA) Un milione di persone in marcia: Giustizia per George Floyd

La Storia è piena di genuflessioni davanti all’autorità religiosa, davanti ai potenti che governavano il mondo, gesto liturgico ma anche secolare. Nel 328 a.C., Alessandro Magno la introdusse come etichetta di corte, già in uso in Persia.  Nella cultura ebraica le ginocchia erano simbolo di forza e piegarle a terra raffigurava la sottomissione incondizionata a Dio.
L’inginocchiarsi è presente nella liturgia di molte religioni e ne è una delle rappresentazioni più ricche di significato. Negli avvenimenti storici, proverbiale è la genuflessione dell’imperatore Enrico IV che, per ottenere la revoca della scomunica da parte di Papa Gregorio VII fu costretto a rimanere inginocchiato col capo cosparso di cenere, per tre giorni e tre notti davanti al portone del castello di Matilde di Canossa. Un gesto che doveva esprimere pentimento e obbedienza.
E di una genuflessione tanto attesa ma mancata si parla in “Napoleone – vita del generale che volle conquistare il mondo” dello scrittore e giornalista tedesco Emil Ludwig (1881-1948), autore di molte biografie di straordinario successo.
Scrive: “[…] Ed ecco che, quando giunge il momento prestabilito e tutti sono in attesa della genuflessione di colui che nessuno ha mai veduto inchinarsi, egli col massimo stupore di mille e mille sguardi, afferra da sé la corona, volge la fronte alla chiesa e, col Papa alle spalle, tenendosi ritto come sempre in vita sua, incorona se stesso in faccia alla Francia. Poi incorona la donna inginocchiata. […]”
Una genuflessione rifiutata palesemente, ignorata, disprezzata come gesto insostenibile per se stesso ma non per sua moglie, futura imperatrice, sottoposta agli obblighi di procedura senza possibilità di sottrarsi.
La parola ‘genuflessione’ assume un significato metaforico in “Mussolini e Hitler: Storia di una relazione pericolosa” di Christian Goeschel.
L’autore scrive: “[…] Gli insoddisfacenti risultati militari dell’Italia in Grecia portarono ulteriore discredito per il Paese presso la gente comune in Germania, secondo i rapporti dell’SD (Sicherheitdienst-Servizio di Sicurezza) sull’opinione pubblica alla fine del 1940. Tipico sotto questo aspetto è il rapporto del 21 novembre 1940 secondo il quale i tedeschi avevano reagito con sentimenti misti, al discorso di Mussolini, visto largamente come una genuflessione  davanti a Hitler. […]”
Un piegare le ginocchia, in questo contesto, descritto e avvertito come abbandono della dignità e mancanza di forza, un comportamento che sottende arrendevolezza e sudditanza davanti al potere prevaricatore. In questi giorni inginocchiarsi nelle strade e nelle piazze con la foto di George Floyd in mano non assume particolari significati religiosi o celebrativi: è diventato un linguaggio che inneggia alla richiesta di giustizia, ai diritti per tutti, all’equità sociale per essere contemporaneamente un tributo a chi “è caduto in guerra”.
Riconosce sacrosanto il diritto alla vita per tutti senza discriminazioni e rifiuta la violenza. E in una Nazione, gli Stati Uniti d’America, dove si sta riaccendendo il dibattito sul libero accesso alle armi da fuoco e circolano più armi che persone, dove le comunità afroamericana e ispanica vivono situazioni di forte disagio, c’è bisogno di ricordarlo.

Foto nel testo: di Fibonacci Blue from Minnesota, USA – Protest march against police violence – Justice for George Floyd, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90744811

Direzione nazionale Pd. L’intervento di Marcella Zappaterra, capogruppo in Regione Emilia-Romagna

Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico

Il Partito Democratico torna a riunirsi online. Lunedì 8 giugno si è svolta la prima Direzione nazionale dallo scoppio dell’emergenza coronavirus e il tema non poteva che essere la ripartenza economica e sociale del Paese.

Marcella Zappaterra, Capogruppo Pd in Emilia-Romagna, è intervenuta per evidenziare l’ondata crescente di “malessere e paura per il futuro che persone, imprese e attori sociali ed economici stanno esprimendo con sempre maggiore forza, e ai quali va data risposta con una visione unitaria, a livello nazionale, che sia chiara, innovativa ed equa”.

“La situazione potrebbe davvero diventare drammatica, ma abbiamo opportunità originate dalle risorse Europee, oggettivamente importanti e massicce, che possono aiutarci a rimettere in piedi il Paese e generare una vera ripresa. Il pericolo maggiore – secondo Zappaterra – potrebbe essere l’immobilismo legato alla burocrazia, ecco perché il Partito Democratico deve e può essere la forza di governo capace di indicare la strada e la marcia con cui percorrerla per far funzionare il Paese”.

“Investimenti nelle infrastrutture, per la scuola e la ricerca, per la sanità, per politiche a sostegno delle imprese e del lavoro grazie agli strumenti europei sono possibili ed è su questo che dobbiamo puntare. Non limitiamoci a garantire bonus o mance a pioggia, evitiamo le politiche meramente di stampo assistenzialista che alcuni stanno promuovendo in questo frangente, osiamo e ripensiamo lo sviluppo dell’Italia e dell’Europa puntando su tecnologia, sostenibilità, nuovi modelli di cura e socialità. – ha chiosato Zappaterra, prima di concludere – L’Italia metta in campo le risorse migliori di questo paese per ricostruirlo, senza improvvisazione ma con il coraggio di approfondire, condividere e alla fine decidere. Come spenderemo le risorse disponibili farà la differenza sulla qualità della crescita e dello sviluppo per i prossimi anni”.

Coronavirus, l’aggiornamento: 20 nuovi positivi, di cui 15 asintomatici individuati grazie agli screening regionali

Da: Regione Emilia Romagna

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 27.928 casi di positività, 20 in più rispetto a ieri, di cui 15 persone asintomatiche individuate attraverso l’attività di screening regionale.

I tamponi effettuati sono 5.010, che raggiungono così complessivamente quota 360.962, più 3.001 test sierologici.

Le nuove guarigioni sono 62, per un totale di 21.467: oltre il 76% sul totale dei contagi dall’inizio dell’epidemia. Continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi, che a oggi sono 2.282 (-46 rispetto a ieri).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione. ll consueto Report che con l’ausilio di infografiche approfondisce l’analisi del contagio è consultabile al link: https://www.regione.emilia-romagna.it/coronavirus/infografiche/infografiche_8_giugno/

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.012 (l’88% di quelle malate), -39 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 31 (-1). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid, scesi a 239 (-6). Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 21.467 (+62): 554 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 20.913 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 4 nuovi decessi: due uomini e due donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna i decessi sono arrivati a 4.179 Per quanto riguarda la provincia di residenza, 2 decessi si sono avuti nella provincia di Parma, 1 in quella di Bologna (nessuno nell’Imolese), 1 in quella di Forlì-Cesena (nel Cesenate). Nessun decesso nelle province di Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna, Rimini e da fuori regione.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.506 a Piacenza (+3), 3.567 a Parma (+7), 4.962 a Reggio Emilia (+3), 3.927 a Modena (dato invariato), 4.652 a Bologna (+3); 398 a Imola (dato invariato); 999 a Ferrara (dato invariato). I casi di positività in Romagna sono 4917 (+4), di cui 1.030 a Ravenna (+2), 945 a Forlì (+1),781 a Cesena (dato invariato) e 2.161 a Rimini (+1).

La rete ospedaliera: 1.766 i posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid-19

Da Piacenza a Rimini, il piano di rafforzamento messo a punto dalla Regione ha portato complessivamente a oggi 1.766 posti letto attivati per i pazienti Covid-19: 1.567 ordinari (418 in meno rispetto allo scorso aggiornamento di venerdì 29 maggio) e 199 di terapia intensiva (52 in meno rispetto al 29 maggio). Nel dettaglio: 265 posti letto a Piacenza (di cui 21 di terapia intensiva), 218 a Parma (8 di terapia intensiva), 197 a Reggio Emilia (35 di terapia intensiva), 292 a Modena (45 di terapia intensiva), 307 tra Bologna e Imola, e dunque nell’area metropolitana (30 terapia intensiva, di cui 2 a Imola), 157 a Ferrara (10 di terapia intensiva), 330 in Romagna, di cui 50 per terapia intensiva. Nel dettaglio: 104 a Rimini (di cui 27 per la terapia intensiva), 22 a Ravenna (di cui 2 per la terapia intensiva), 65 a Lugo (di cui 10 per la terapia intensiva); 47 a Forlì, 62 a Cesena (di cui 11 per la terapia intensiva) e 30 posti letto a Villa Serena.

Attività dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile

Volontariato

Domenica 7 giugno, sono stati 228 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza. Dall’inizio, si sono già accumulate 58.775 giornate complessive, a cui si aggiungono le attivazioni dirette del Dipartimento nazionale. Le attività più rilevanti restano quelle a supporto dei Comuni per l’assistenza alla popolazione (consegna spesa, pasti e farmaci a domicilio), a supporto delle Ausl (trasporto con ambulanze, consegna di campioni sanitari e tamponi, aiuto a chi sta in quarantena e ai convalescenti) e nella consegna delle mascherine ai Comuni.

Ha terminato il servizio il contingente di 6 volontari degli Alpini (ANA-RER) presso l’ospedale di Bergamo, mentre prosegue fino al 14 giugno l’attività a supporto delle aziende di trasporto pubblico, e quella presso l’aeroporto Marconi di Bologna.

Dispositivi di protezione individuale

Fra sabato 6 e domenica 7, dal Dipartimento nazionale sono pervenute: 2.130.000 mascherine chirurgiche, più altre 30.000 riservate alle RSA; 57.500 mascherine FFP2, più altre 20.000 per le Rsa e 11.000 per le aziende del trasporto pubblico locale. Oltre a 12.000 mascherine FFP3.

Nella settimana compresa fra sabato 30 maggio a venerdì 5 giugno, i quantitativi complessivi arrivati dal Dipartimento nazionale erano stati: 4 milioni 62.000 mascherine chirurgiche (più altre 60.000 destinate alle Rsa) e 348.740 mascherine FFP2 (più altre 120.000 per le Rsa e 66.000 per le Aziende del Trasporto pubblico locale).

La rendicontazione dei dati su Dpi e apparecchiature elettromedicali distribuiti dalla Protezione Civile alle Regioni è aggiornata e disponibile tramite il sistema ADA (Analisi Distribuzione Aiuti), sui siti del Dipartimento e del Ministero della Salute: https://bit.ly/3f0vUXX

Punti pre-triage e drive through

Sono confermati i 39 punti di pre-triage realizzati con materiali dell’Agenzia regionale ed il supporto dei volontari (11 davanti alle carceri, 28 per ospedali e cliniche). Questi i punti allestiti presso le strutture sanitarie: tre in provincia di Piacenza (Piacenza città, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni); tre in provincia di Parma (Parma città, Vaio di Fidenza e Borgotaro); tre in provincia di Reggio Emilia (Reggio Emilia città, Montecchio e Guastalla); cinque in provincia di Modena (Sassuolo, Vignola, Mirandola, Pavullo e Modena città); tre nella città metropolitana di Bologna (Sant’Orsola e Maggiore, e a Imola); due in provincia di Ferrara (Argenta e Cento); uno in provincia di Forlì-Cesena (Meldola); due in provincia di Ravenna (Ravenna città, Faenza); cinque in provincia di Rimini (Rimini città e Morciano); uno nella Repubblica di San Marino (Ospedale di Stato: pre-triage e screening sierologici).

Confermati anche gli 11 punti pre-triage presso le carceri, le case circondariali e i tribunali: a Bologna (2), Modena (2, di cui uno a Castelfranco Emilia), Ferrara (1), Forlì (1), Parma (1), Piacenza (1), Reggio Emilia (1), Ravenna (1) e Rimini (1).

Realizzate con il concorso dell’Agenzia e dei coordinamenti provinciali del volontariato di protezione civile, sono 14 le strutture dove si effettuano i tamponi di verifica a chi è in via di guarigione e/o lo screening sierologico. Sono attive due postazioni a Parma e due a Modena (Palapanini), una a Castelnovo ne’ Monti (RE), Guastalla (RE), Bologna, Imola (BO), Cesena (FC), Forlì (FC), Rimini (RN), Ravenna, Faenza (RA) e Lugo (RA). A queste strutture si aggiungono quelle allestite direttamente dalle Aziende sanitarie.

Infermieri e medici volontari

Dall’inizio dell’emergenza, sono arrivati in Emilia-Romagna 9 gruppi di infermieri (totale 131 unità) e 6 di medici (totale 62), nell’ambito della task force del Dipartimento della Protezione civile. Il bando nazionale ha raccolto oltre 43mila disponibilità.

Donazioni

I versamenti vanno effettuati sul seguente Iban: IT69G0200802435000104428964

Causale – Insieme si può Emilia-Romagna contro il Coronavirus

Casa popolare, graduatoria speciale: il 10% degli alloggi andrà ai padri separati

Da: Organizzatori

“A partire dal mese prossimo il 10% degli alloggi popolari che il Comune di Ferrara andrà ad assegnare, sarà riservata ai genitori separati, in particolare ai padri separati. Molto spesso, infatti, in caso di divorzio di coppie con figli, sono i padri che si trovano a lasciare la casa comune all’ex moglie e ai figli minori. La perdita dell’abitazione sommata alle altre difficoltà, inevitabili in una separazione, in certi casi può diventare un ostacolo insormontabile e creare condizioni di vita molto difficili che possono facilmente trasformarsi in situazioni di grave indigenza. E’ proprio quello che vogliamo evitare con questa nuova misura”.

Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, annuncia l’introduzione, che verrà approvata domani in giunta, di una graduatoria speciale per l’assegnazione degli alloggi popolari dedicata ai genitori separati, all’interno della 32esima graduatoria per l’assegnazione che verrà pubblicata a fine giugno 2020. All’interno della nuova graduatoria il 10 % degli alloggi Acer disponibili saranno riservati a questa tipologia di utenti, che verrà delineata dalla giunta del Comune di Ferrara.

“Con il nuovo regolamento, completato lo scorso gennaio, abbiamo fatto in modo di dare la precedenza nell’accesso alla casa popolare ai ferraresi, in particolare agli anziani, alle famiglie monogenitoriali e alle giovani coppie, a coloro, cioè che fino ad oggi sono stati penalizzati nell’accesso agli alloggi Acer – spiega il sindaco -. Ora vogliamo fare di più: i padri separati sono cittadini che da un momento all’altro possono trovarsi in grave difficoltà economica e che possono avere bisogno di un sostegno temporaneo per ripartire: questo è l’aiuto che vogliamo dare, per evitare che una difficoltà di un momento possa trasformarsi in una situazione peggiore senza un supporto”.

L’iniziativa risponde alle linee guida del mandato del sindaco che impegnano la nuova Giunta a costruire politiche orientate al sostegno dei nuclei familiari, di diversa composizione a partire da quelli più fragili e segue l’approvazione del nuovo regolamento siglato il 21 gennaio 2020 che già introduceva tra le nuove regole per l’accesso l’assegnazione di 0,5 punti per ogni anno di residenza nel Comune, senza limiti di accumulo, per premiare, in termini di punteggio, le famiglie più radicate sul territorio.

“Dopo aver impostato in modo più equo i parametri generali di accessso ora abbiamo deciso di andare incontro al bisogno di casa di una categoria che costituisce ormai anche secondo i dati della Caritas una povertà vulnerabile – spiega l’assessore alle Politiche Abitative , Cristina Coletti -. I genitori separati sono una nuova categoria di poveri e a loro dedichiamo una attenzione speciale”. La graduatoria riguarda i genitori separati o divorziati con affido, anche condiviso dei figli, che già per caratteristiche facciano parte della graduatoria principale. A questi viene riservata una quota di alloggi che verrà assegnata in base all’ordine già individuato dalle posizioni degli stessi soggetti nella graduatoria principale, in altre parole la posizione che i nuclei avranno nella graduatoria speciale sarà comunque dato dal punteggio che gli stessi hanno conseguito nella graduatoria generale.

La possibilità di creare delle sottograduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari a categorie speciali è stata inserita nel nuovo regolamento di assegnazione degli alloggi Acer e consente alla Giunta di fissare i criteri per la creazione di un sottoinsieme di graduatoria generale in cui vengono inseriti i nuclei già posizionati nella graduatoria generale.

Polizia locale Vigarano Mainarda: dall’amministrazione solo promesse non mantenute

Da: DICCAP e SULPL

I Sindacati DICCAP (Dipartimento Autonomie Locali) e SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale), Sindacati più rappresentativi per la Polizia Locale Italiana, sono costretti a tornare nuovamente su quanto sta avvenendo per la Polizia Locale di Vigarano Mainarda.
Dopo i primi interventi pubblici ove si segnalava a più riprese che a Vigarano dopo 2 anni dalla sottoscrizione del Contratto nazionale non si sono ancora attivate a livello decentrato le indennità di servizio esterno per la Polizia Locale, e non si è mosso nulla neppure sul fronte della Pensione Integrativa, l’amministrazione nella persona del Vice Sindaco da diversi mesi aveva garantito sia pubblicamente e con alcune mail dirette ai Sindacati autonomi di essere in dirittura da arrivo per la definizioni degli accordi.
Ma nonostante questi impegni duole constatare che nulla si è mosso ed incredibilmente non è stata ancora predisposta a livello contrattuale la dovuta indennità esterna e la pensione integrativa per gli Agenti della Polizia Locale.
I Sindacati preso atto di tutto ciò hanno inviato apposita comunicazione all’amministrazione per definire in apposito incontro le due importanti questioni entro e non oltre il 21 Giugno.
Termine oltre il quale in mancanza di riscontri concreti si darà avvio alle relative iniziative sindacali a tutela degli Agenti della Polizia Locale di Vigarano Mainarda, tra cui anche la Proclamazione dello Stato di Agitazione.

Rifondazione Comunista: il governo risponda con i fatti allo sciopero della scuola. Più soldi e assunzioni per la scuola pubblica

Da: Rifondazione Comunista

Lo sciopero della scuola proclamato da CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda ha una piattaforma che mette al centro giustamente la richiesta di risorse adeguate per ridurre il numero di alunne/i per classe, l’assunzione del personale necessario, interventi sull’edilizia scolastica. Tutte rivendicazioni che come partito avanziamo da lungo tempo.

La mancanza di risorse adeguate è una delle conseguenze di una politica di centrodestra e centrosinistra che nel corso degli ultimi venti anni ha perseguito obiettivi assai diversi da quelli sanciti dalla Costituzione. L’Italia oggi è agli ultimi posti tra i paesi più industrializzati per diplomati e laureati.

Non è accettabile una ripresa dell’anno scolastico a settembre in cui non sia garantito il rapporto diretto tra insegnanti e alunne/i nella sicurezza rispetto al contagio. Non è ipotizzabile il proseguire col ricorso alla “didattica a distanza” né il mantenimento di classi sovraffollate. Salutiamo come assai positivo che il mondo della scuola non si rassegni.

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero di oggi e tutte le mobilitazioni che puntano a ripristinare il valore costituzionale del sistema d’istruzione.

Allo sciopero il governo risponda con i fatti e non dica che i soldi non ci sono. Si tassino le grandi ricchezze con una patrimoniale, si combatta sul serio l’evasione con una tassazione progressiva, non si facciano regali a grandi imprese, si taglino sprechi come le spese militari e gli F35 e le grandi opere inutili e dannose. La si smetta di finanziare scuole private che neanche assumono insegnanti costretti a lavorare come partite IVA.

Sanità. Organizzazione post emergenza

Da: Regione Emilia Romagna

Operativi anche sulla realtà bolognese e sul Sant’Orsola, che l’assessore visiterà già nei prossimi giorni. “Con la Direzione aziendale, la Conferenza territoriale sociosanitaria e l’Università esprimerò il nostro orientamento strategico per le soluzioni relative agli spazi, alla luce delle nuove esigenze di sicurezza, e la dotazione di posti letto. Continueremo ad investire dando risposte per l’immediato e per il futuro: ospedali cittadini più ; rete territoriale dei servizi”

La Regione sarà al fianco di tutte le Aziende sanitarie locali e ospedaliere dell’Emilia-Romagna, per accompagnarle e sostenerle nella grande sfida volta al graduale ritorno alla normalità. A partire dalla ripresa dell’erogazione di tutte le prestazioni sanitarie sospese durante la fase acuta dell’epidemia, ma anche dando risposta ai nuovi bisogni sanitari della popolazione.

A fare il punto sulla organizzazione della sanità emiliano-romagnola nella fase post emergenza Coronavirus è stato oggi in Commissione assembleare l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.

“Lo abbiamo fatto in emergenza- ha ricordato- quando era necessario il coordinamento delle strutture ospedaliere, soprattutto per i ricoveri in terapia intensiva, intendiamo farlo ora, perché siano garantite in modo graduale e progressivo sempre più visite, ricoveri, interventi chirurgici in modo adeguato e sicuro. Insieme abbiamo retto nella fase più dura, insieme ricostruiremo adesso”.

“Si deve fare molto lavoro, farlo bene, farlo insieme, con il contributo fondamentale dei professionisti, raggiungere in tempi rapidi risultati importanti, per assicurare il diritto alla salute dei nostri cittadini. Si devono quindi compiere scelte, anche difficili, ma al tempo stesso cogliere opportunità straordinarie per la sanità pubblica, attraverso investimenti sulle strutture e sul capitale umano”.

Un impegno totale che riguarda anche la realtà bolognese e, in particolare, il policlinico S.Orsola, fra i più importanti della sanità regionale e nazionale. In un incontro con le Aziende sanitarie bolognesi svoltosi il 26 maggio scorso, l’assessore ha ricordato che gli fu rappresentata la “situazione assai critica sul piano tecnico-logistico dell’Ospedale Sant’Orsola, legata al fatto che diverse aree presentano standard poco compatibili con le misure di distanziamento necessarie per i degenti”. E un primo quadro della situazione era stato illustrato i giorni precedenti alla direzione dell’Assessorato, che subito aveva dato la massima disponibilità a valutare nel dettaglio tutti gli aspetti della futura riorganizzazione logistica.

Da questa premessa, la linea indicata dall’assessore e illustrata in Commissione questa mattina: “Le indicazioni che intendo condividere con la Direzione aziendale, con la Conferenza territoriale sociosanitaria e con l’Università sono chiare. Per prima cosa occorre la massima trasparenza, evidenza ed oggettività, nel definire la situazione logistica del Sant’Orsola, per essere certi che all’interno dell’area Ospedaliera non vi siano alternative praticabili per interventi immediati sulla struttura che possano superare, almeno in parte, alcune delle criticità rappresentate”.

Il secondo punto fermo è quello di valutare con l’Ausl di Bologna “la possibilità non solo e non tanto di reperire spazi adeguati in tempi brevi, nelle varie strutture ospedaliere, ma di promuovere ulteriori progetti interaziendali di prospettiva, capaci di valorizzare l’eccellenza del sistema sanitario pubblico ed universalistico dell’Emilia-Romagna”. “Non si tratta solo di come e dove prendere spazi e stanze, ma di progettare il futuro, facendo emergere una visione innovativa della sanità- ha aggiunto Donini-. Senza limitarsi alle strutture ospedaliere cittadine, ma considerando tutti gli ospedali del territorio metropolitano, affinché questa fase di necessità possa anche trasformarsi in un’opportunità per la sanità pubblica del territorio. Infatti, come ci ha insegnato l’emergenza Covid, l’investimento sul territorio è importante e va sostenuto e ben valutato con priorità assoluta”.

Una valorizzazione che dovrà passare innanzitutto dalla relazione del territorio con l’Università, come patrimonio di saperi e competenze. Poi dalla possibilità di rivolgersi anche a strutture private, “laddove lo si rendesse necessario ed a condizioni eque e sostenibili per il sistema pubblico”. Infine, un altro aspetto evidenziato da Donini è che le possibili modifiche nella dotazione dei posti letto saranno solo transitorie e le tempistiche dovranno essere oggetto di specifici impegni”. Lungimiranza e coraggio sono i due elementi imprescindibili per pensare al futuro ai quali si è richiamato l’assessore, preannunciando una visita al Sant’Orsola già nei prossimi giorni.

“Dal confronto con gli amministratori locali, i sindacati e gli ordini professionali devono uscire soluzioni adeguate e condivise, in tutti i territori della regione. Metteremo tutte le nostre energie al servizio di questi obiettivi. In poche settimane ho già avuto modo di visitare diversi ospedali dell’Emilia-Romagna poiché per un amministratore è fondamentale esserci, vedere, capire dalla viva voce dei protagonisti le opportunità da valorizzare e le criticità da affrontare, ma soprattutto per ringraziare gli operatori e i professionisti sanitari per l’encomiabile lavoro svolto nel contrasto all’epidemia. Sicuramente- ha chiuso Donini- nei prossimi giorni sarò al Sant’Orsola per capire come affrontare insieme e al meglio la situazione”

Poggio Renatico: martedì 9 giugno possibili cali di pressione fino al pomeriggio

Da: Relazioni con i media, area Ferrara-Modena

Dalle 8 di martedì 9 giugno, per provvedere alla riparazione di un guasto sulla rete idrica avvenuto nel territorio bolognese, Hera dovrà effettuare alcune manovre che potrebbero provocare cali di pressione nel territorio comunale di Poggio Renatico e alle località San Martino, Montalbano e San Bartolomeo in Bosco.

In alcuni casi potrebbe anche verificarsi un temporaneo intorbidimento dell’acqua, che tuttavia non ne pregiudicherà la potabilità.

Il ritorno alla normalità del servizio avverrà ad ultimazione della riparazione, prevista per le 16 dello stesso giorno.

L’azienda si scusa con i clienti per i disagi eventualmente arrecati e assicura il massimo impegno nel contenere al minimo i tempi dei lavori, ricordando che in caso di urgenza (segnalazione guasti, rotture, emergenze varie) è gratuito e attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette il numero di pronto intervento 800.713.900 per i servizi acqua, fognature e depurazione.

Coldiretti, patto export cancella corona pizza

Da: Ufficio Stampa

“Abbiamo sottoscritto con grande soddisfazione il Patto per l’export che valorizza il ruolo di traino svolto da settore agroalimentare con una grande sinergia del sistema Paese coinvolgendo tutti gli attori fondamentali come Cdp, ICE, Sace e Simest”. Lo ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, intervenendo alla Farnesina alla presentazione del “Patto per l’export”, firmato al Ministero degli Affari esteri dal ministro Luigi Di Maio e dai rappresentanti di istituzioni e associazioni di categoria. Si tratta di un impegno collettivo per risollevare le esportazioni Made in Italy dopo il crollo iniziato – ricorda la Coldiretti – per l’effetto della pizza corona con la parodia sul prodotto simbolo dell’Italia contaminato da Covid-19 andata in onda ai primi di marzo su Canal+ in Francia per poi rimbalzare in tutto il mondo. Uno sgambetto che – precisa la Coldiretti – ha alimentato la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati, con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sulle merci. Una pretesa svanita – precisa la Coldiretti – non appena la pandemia si è propagata in tutto il pianeta con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale. Il risultato è che il 74% delle imprese agroalimentari che esportano ha registrato da allora una diminuzione delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo secondo l’indagine Coldiretti/Ixè dalla quale emerge che ha pagare il conto più pesante sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve. Un andamento che – continua la Coldiretti – rappresenta una brusca inversione di tendenza rispetto al record delle esportazioni fatto segnare nel primo bimestre del 2020 con un balzo dell’11,6% rispetto al 2019 in cui complessivamente per l’agroalimentare era stato raggiunto il massimo di sempre a 44,6 miliardi di euro. “Il patto per l’export riconosce il ruolo di traino che svolge l’agroalimentare per l’intero Made in Italy e promuove le necessarie sinergie istituzionali all’estero anche con il coinvolgimento delle Ambasciate” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che sul piano degli scambi commerciali “occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni”.

Partiti i centri estivi: la soddisfazione degli operatori e delle famiglie. “Servizio indispensabile garantito alla comunità”

Da: Comune di Bondeno

I centri estivi sono partiti, tra la soddisfazione degli organizzatori, delle famiglie che cercavano risposte dopo la ripresa dell’attività lavorativa, e la felicità dei bambini, ai quali non è parso quasi vero poter tornare a giocare al parco con gli amici dopo tanto tempo. Ovviamente, il tutto con il rigoroso rispetto delle misure di sicurezza adottate. “E’ stato un lungo lavoro di riorganizzazione, effettuato con scrupolo dai nostri uffici e dallo staff de La Locomotiva. Siamo arrivati all’aggiudicazione della procedura ad evidenza pubblica la scorsa settimana, ma l’esperienza ormai pluridecennale di Spazio 29 ha permesso al suo staff di educatori di ricominciare a svolgere la sua attività, con il rispetto di tutti i crismi di sicurezza per bambini e operatori”, è il primo commento dell’Assessore alla Scuola, Francesca Aria Poltronieri. I bambini, in questa prima giornata, sono stati suddivisi in tanti gruppi. Quelli comprendenti frequentatori della fascia d’età 3-5 anni, ed altri tre con i bambini più grandi. Il “metodo” seguito è quello degli spazi aperti. “Dopo tanti mesi passati in casa, i bambini avevano la giusta esigenza di dare libero sfogo alla loro vivacità”. – dice il Direttore dell’Aps La Locomotiva, il professor Carlo Tassinari – “Questa settimana siamo potuti partire con 37 bambini, complessivamente, ma speriamo di poter utilizzare presto altri spazi e dare risposta ad altre domande. Privilegeremo gli spazi aperti, per i centri estivi, evitando il più possibile quelli al chiuso, che utilizzeremo principalmente solo in caso di maltempo”. “Vedere i bambini giocare nei parchi o sul campetto da basket di Spazio 29 e le leggere la loro gioia negli occhi” – aggiunge il Sindaco facente funzioni Simone Saletti – “davvero non ha prezzo e ci ripaga di tanto lavoro e sacrifici serviti per organizzare a tempo di record questi campi estivi. Questo non significa, però, che non fossimo pronti. Lo dimostra il corso organizzato da La Locomotiva per impartire le ultime informazioni sulla sicurezza e la conoscenza del virus agli operatori, che sono tutti formati e preparati secondo quanto prescrivono le normative nazionali e regionali”. Tutti i giorni, dalle ore 7:30 alle 9:00 i bambini saranno accolti a Spazio 29 e si rapporteranno con la coordinatrice. Il resto della giornata si svolgerà con le attività educative e ludiche programmate, mentre i pasti verranno consumati ogni giorno all’interno dei ristoranti del territorio comunale

Crisi Fiac. L’assessore Colla ai cancelli della fabbrica del bolognese

Da: Regione Emilia Romagna

Contro l’eventualità di un trasferimento nel torinese, per un rilancio dell’azienda nell’attuale sede del bolognese. L’assessore regionale allo Sviluppo e Lavoro, Vincenzo Colla, si è recato stamattina tra i lavoratori in presidio permanente davanti ai cancelli della Fiac Compressori di Pontecchio Marconi (Bo), per ribadire la solidarietà e confermare la volontà di sostegno della Giunta.

“La vostra reazione- ha detto Colla ai lavoratori- ha permesso di giungere a un Tavolo istituzionale dandogli molta forza. Nel prossimo incontro, il 12, sarà presente anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha deciso di partecipare al confronto con la proprietà”.

“In quell’incontro- ha annunciato Colla- noi diremo che bisogna ritirare qualunque ipotesi di trasferimento e che piuttosto è indispensabile ritornare a vedere una Fiac nel pieno della propria capacità industriale e produttiva: sappiamo che ci sono tutte le condizioni perché questo si realizzi Se non avremo risposte, questa trattativa non resterà su una dimensione regionale”.

“Trovo che sia molto importante la reazione solidale che si è sviluppata intorno a questa vicenda – ha aggiunto l’assessore- la Regione è impegnata a fare tutto il possibile, ora spetta a tutti noi dare delle risposte e trovare una soluzione che eviti di perdere posti di lavoro”

Cultura. Memoria e Storia del Novecento

Da: Regione Emilia Romagna

Documentari, racconti teatrali, esposizioni, ricerche sui protagonisti del 900, siti e applicazioni. Consistono in oltre 300 mila euro i fondi messi a disposizione dalla Regione per un nuovo bando che sostiene progetti e iniziative di dimensione sovralocale (in merito alla Legge regionale n. 3 del 2016) promossi da associazioni, fondazioni e istituzioni culturali, Comuni e Unioni di Comuni, per promuovere la memoria e la storia del ‘900. La delibera della Giunta è pubblicata sul portale della Regione.

Le domande di contributo dovranno essere presentate dal 15 al 29 giugno, via web.

Finora, grazie alla Legge sulla Memoria sono stati realizzati progetti su figure storiche, come “Le giornate del fioncino”, il pescatore di valle; racconti teatrali itineranti inseriti nel contesto di visite guidate come “L’ultimo autunno. L’eccidio di Marzabotto”; documentari didattici che riportano testimonianze, ne è un esempio quella di Ferruccio Lacci sulla strage nazista a Montesole. E poi siti e applicazioni dedicate a percorsi storici, come “Da Montefiorino alla linea Gotica”, fino a nuovi format di memoriale, come quello virtuale per i caduti della Prima Guerra Mondiale (PopHistory).

Il bando 2020, (che sarà pubblicato l’11 giugno a questo link) in continuità con gli anni precedenti, sostiene in particolare progetti e iniziative che si occupano della tutela e della conservazione dei documenti storici, della ricerca e della raccolta delle testimonianze, oltre alla valorizzazione dei luoghi della memoria.

Presentazione delle domande

Le domande di contributo dovranno essere presentate sulla piattaforma informatica Sib@c da lunedì 15 giugno alle ore 10, fino a lunedì 29 giugno 2020 alle ore 15. Per informazioni riguardanti i contenuti del bando e il funzionamento della piattaforma informatica durante il periodo di apertura dell’avviso sarà attivo l’indirizzo e-mail: infoSibac@regione.emilia-romagna.it.

I progetti presentati dovranno essere realizzati nell’anno solare 2020. Saranno ammissibili quelli che si concludano in data uguale o successiva alla data di scadenza dell’avviso. Saranno infine ritenute ammissibili le spese sostenute per la realizzazione del progetto nell’anno solare 2020.

Emilia-Romagna, 24 milioni di euro per garantire a 45mila famiglie e a 9mila imprese della montagna connettività e strumenti informatici

Da: Regione Emilia Romagna

Connettività e strumenti informatici per 25 milioni di euro a 45mila famiglie e 9mila imprese di 119 Comuni dei territori montani dell’Emilia-Romagna.
La Giunta regionale ha deciso di destinare a persone e imprese della montagna una parte dei 49 milioni recentemente assegnati all’Emilia-Romagna dal Comitato nazionale Banda Ultra-Larga (COBUL). E con i restanti 24 milioni di euro la Regione collegherà alla rete in fibra ottica di Lepida tutte le scuole che ancora non sono state raggiunte dalla banda ultra-larga.

I voucher per le famiglie – che complessivamente riguarderanno circa 461mila persone di cui 76mila ragazzi in età scolare – prevedono tagli da 200 euro per la connettività ad almeno 30 Mbps, da utilizzare con tutte le tecnologie, incluso il satellitare. Per le famiglie a basso reddito sono previsti anche voucher da 500 euro, di cui 200 per la connettività e 300 per avere in comodato d’uso un tablet o un pc.

Per le imprese, invece, i voucher saranno da 500 euro per la connettività ad almeno 30 Mbps, da utilizzare con tutte le tecnologie, incluso il satellitare, oppure da 2mila euro per la connettività fino a 1 Gbits in fibra.

L’erogazione dei voucher sarà gestita a livello nazionale. Il sistema per la richiesta dei primi voucher sarà on line a inizio luglio 2020. Il contributo sarà riconosciuto a fronte della dimostrazione di Isee inferiore a 20mila euro e sarà erogato attraverso il gestore che fornirà il servizio.

A settembre, invece, saranno erogati attraverso la medesima applicazione web, contributi alle famiglie con Isee superiore a 20mila euro e alle imprese.

“La mancanza di una connessione adeguata oggi accentua le marginalità di un territorio, per questa ragione ho proposto di focalizzare sui comuni montani i 25 milioni in voucher di incentivo alla domanda di connettività- spiega l’assessore regionale all’Agenda digitale e alla Scuola, Paola Salomoni-. Questa azione interesserà 45mile famiglie e 9mila imprese che potranno così connettersi con le condizioni migliori oggi disponibili. Una scelta che effettuiamo in un momento di emergenza, che però risponde a esigenze normali. I primi voucher saranno disponibili nell’estate 2020 attraverso un portale nazionale gestito da Infratel/MISE”.

“Grazie alla rinnovata attenzione a favore della Montagna, la Giunta ha condiviso la scelta di destinare tutte le risorse disponibili alle famiglie e alle imprese dell’Appennino- sottolinea con soddisfazione l’assessore regionale alla Montagna, Barbara Lori-. Una scelta strategica che ci consente di investire su quella porzione del territorio regionale nella quale, con maggior forza durante l’emergenza Covid, è emersa l’esigenza di ridurre il digital divide, un reale ostacolo all’insediamento e allo sviluppo delle aziende ma anche alla permanenza di chi sceglie di vivere in montagna. Queste risorse- aggiunge- saranno messe a disposizione dei potenziali beneficiari con grande rapidità e consentiranno di offrire una risposta concreta ad un’esigenza ormai indifferibile. Dunque, una prima immediata opportunità per famiglie ed imprese a cui si affiancherà l’avvio dei lavori per garantire la connessione con banda larga alle 246 scuole di montagna che ne sono ancora sprovviste”.

Fabio Bergamini: «La regione non cambierà il tracciato»

Da: Ufficio Stampa Lega

«La Regione non intende fare modifiche sostanziali al tracciato dello svincolo sulla strada statale 16, di conseguenza si è scelta la strada di proseguire con un tracciato obsoleto, scritto negli anni ’70, quando lo sviluppo urbano del territorio era molto diverso da quello attuale». A prenderne atto è il consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini, dopo la risposta arrivata dal neo-assessore alle Infrastrutture, Andrea Corsini, all’interrogazione che il Carroccio aveva presentato circa un mese fa in viale Aldo Moro. Come noto, la strada statale 16 attende questo raccordo, definito “strategico” dalla stessa Regione, perché costituisce il completamento del secondo stralcio, realizzato a nord, della variante complessiva prevista dall’Anas sin dagli anni 2000. Il tracciato della variante, tuttavia, è quello che più ha fatto discutere negli ultimi tempi, dal momento che si riferisce ad un’area profondamente cambiata in più di 40 anni. Bergamini aveva richiesto precisazioni sul progetto e «sul cronoprogramma, per un tracciato che dovrà collegare la zona artigianale di Argenta con Lavezzola. Purtroppo seguendo un tratto di penna su carta ormai anacronistico – dice Bergamini – in quanto concepito per un territorio profondamente mutato, sviluppatosi in termini urbanistici, con insediamenti produttivi e commerciali». L’assessore regionale Corsini non ha girato intorno alla questione, sostenendo nella sua risposta che «in relazione a possibili varianti, rispetto al progetto presentato – scrive Corsini – si ritiene che l’avanzamento dell’iter approvato renda inopportuna una rivisitazione significativa». Aprendo una porticina a «lievi modifiche puntuali, che non comportino la necessità di acquisizione di nuovi pareri o nulla osta da parte di terzi». «Ostinarsi con un progetto superato e non confacente alle esigenze – dice Bergamini – potrebbe rivelarsi un errore, continueremo a seguire la vicenda per capire, progetti alla mano, in cosa consistono le “liei modifiche” annunciate dall’assessore».

Diari scolastici per gli studenti di primarie, scuole per l’infanzia e anche scuole medie

Da: Comune di Bondeno

Per molti studenti, questi sono i giorni dedicati alla preparazione degli esami, il Comune però si sta già attivando per accogliere i ragazzi nel prossimo anno scolastico. Con un dono, che sarà distribuito all’inizio dell’attività didattica e che permetterà alle famiglie di avere, almeno, una preoccupazione in meno durante il mese di settembre. Il Comune di Bondeno annuncia infatti di avere preparato circa 900 diari, che saranno distribuiti all’inizio dell’attività scolastica ai bambini dei diversi gradi di studio. “Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato una determina a contrarre per la pubblicazione dei diari, che sono stati curati graficamente e nei testi dai nostri uffici. La novità di quest’anno” – assicura l’Assessore alla Scuola, Francesca Aria Poltronieri – “sarà quella di vedere i diari distribuiti in versione “Smarty” per i bambini più piccoli della scuola primaria come già avvenuto gli anni scorsi ed altri, dall’approccio giovane e moderno, rivolto agli studenti delle Secondarie di secondo grado”. Nel dettaglio, per l’anno scolastico 2020-2021, verranno distribuiti i diari di tipo “Smarty” per i più piccoli, pubblicati in 550 copie, e quelli in versione “2.0” per gli alunni più grandi, distribuiti in 350 copie. Verranno inoltre distribuiti a tutti i docenti. Incaricata della pubblicazione è stata la ditta Gruppo Spaggiari Spa di Parma. L’affidabilità dell’operatore, cui il Comune si era già affidato in passato, ha orientato la scelta per la stampa dei diari di quest’anno. Come ormai consuetudine, poi, il diario della scuola primaria avrà una copertina creata appositamente dagli studenti che hanno partecipato al Concorso “Vinci la Copertina” e un “cuore” riferito al territorio. Ovvero, la copertina sarà anche quest’anno la rappresentazione grafica di un disegno pubblicato da uno studente, risultato vincitore nel concorso rivolto alle scuole. I cui disegni premiati sono stati selezionati da una commissione tecnica guidata dal maestro d’arte Gianni Cestari. “I disegni saranno esposti in una mostra che organizzeremo appena le circostanze lo permetteranno. Riguardo ai contenuti, il diario sarà dedicato a diversi personaggi che hanno intrecciato la loro vita al nostro paese e in particolare alla figura di Teodoro Bonati, l’ingegnere idraulico che si permise di contraddire Napoleone e che è stato il progettista di alcune delle opere più significative di un territorio che convive da sempre con le acque. Tutto questo perché vorremmo che il diario non fosse soltanto uno strumento per annotare compiti e informazioni da parte della scuola alle famiglie, ma uno supporto alla conoscenza, in particolare alla storia locale”.

Confagricoltura Ferrara: per il florovivaismo questa e’ stata una “maledetta primavera”

Da: Confagricoltura Ferrara

“Non vi è dubbio che il settore del florovivaismo sia uno di quelli che ha subito le maggiori penalizzazioni dal lockdown per l’emergenza Covid-19”. Ad affermarlo è il Presidente di Confagricoltura Ferrara Gianluca Vertuani, che prosegue “I danni sono stati enormi, in particolare per il comparto dei fiori recisi e delle piante in vaso, derivanti dalla sospensione delle attività economiche, degli eventi e cerimonie. La pandemia si è diffusa proprio nel periodo più importante per il comparto, che è rappresentato dalla primavera. La ripresa si inizia ad intravedere seppur lentamente, ma va scongiurata la perdita di potenziale produttivo che ci esporrebbe all’offerta competitiva della concorrenza estera, principalmente quella olandese. Aiuti per il comparto arriveranno dal cosiddetto decreto rilancio, con un contributo a fondo perduto che indennizzerà una piccola parte della perdita di fatturato registrata nel mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019, e con il fondo emergenziale che prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro da suddividere tra le filiere che hanno subito danni considerevoli a causa della pandemia. Ma non bisogna illudersi, perché queste misure potranno dare solamente un poco di sollievo alle aziende, che hanno visto pressoché azzerati gli incassi nel periodo da marzo a maggio, e probabilmente anche il corrente mese di giugno non vedrà un pieno recupero della domanda. D’altro canto – prosegue Vertuani – sono ingenti le perdite legate all’aumento dei costi, compresi quelli della distruzione del prodotto invenduto e quelli derivanti dall’aumento delle tariffe dei trasporti e della logistica in generale. Inoltre sono evidenti le difficoltà nell’accesso al credito come principale fonte di liquidità. Secondo noi di Confagricoltura è necessaria una incisiva azione di promozione al consumo ed all’export per recuperare spazio sui mercati, ed in questo senso occorrerebbe prendere spunto dall’Olanda, che ha previsto ingenti risorse per compensare i produttori florovivaistici. Sarebbe inoltre importante applicare al comparto le agevolazioni contributive previste per le zone svantaggiate e montane – conclude il Presidente di Confagricoltura Ferrara – per dare un po’ di ossigeno al settore e rilanciare l’occupazione, nonché ampliare le possibilità offerte dalla misura del contributo a fondo perduto prevista dal Decreto Rilancio, in particolare estendendolo anche ai mesi di marzo e di maggio”.

TERZO TEMPO
Cronache di un Time Out infinito

Il Campionato di calcio riparte, fuori stagione,vedremo se sarà uno spettacolo. E da questo lunedì, tutti i lunedì, parte Terzo Tempo, la rubrica sullo sport e sul mondo che gli gira attorno. Che è poi TUTTO il mondo: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne, vecchietti e vecchiette. E naturalmente: soldi, sponsor, televisioni, le belle e le brutte storie, le foto, il milione di parole scritte e parlate. E. finalmente: il gioco per il gioco, il divertimento, la passione, il sogno. Su Ferraraitalia si parlerà di sport, ma in modo diverso dagli altri, alla nostra maniera. Fischio di inizio: si comincia!

È quel periodo dell’anno in cui solitamente tiriamo le somme di un’intera stagione, e, soprattutto, cominciamo già a pensare al calciomercato o alle principali competizioni internazionali. Insomma, non è soltanto il giro di boa dell’anno solare, è uno spartiacque della nostra percezione del tempo: l’estate – specialmente se sei tifoso, o anche un semplice appassionato – porta con sé nuovi obiettivi o nuove speranze. Abitudini, queste, che adesso sembrano sempre più lontane e sfocate. Non ci resta che esorcizzare l’attesa prendendo spunto dal passato, domandarci cosa ci è mancato di più della Serie A in questi mesi,e come ci aspettiamo di vivere il futuro prossimo, fatto di partite ravvicinate, stadi vuoti e caldo estivo.
La redazione sportiva di Ferraraitalia: Marcello Bergossi, Paolo Moneti, Fabio Palma

La stagione fuori stagione

C’è un tempo per tutto, o forse c’era una volta, come le mezze stagioni, la frutta e il campionato di calcio. Il cocomero è estate, i fichi settembre, la stagione del calcio finisce sempre in giugno come le fragole, anche se non resistiamo a comprarle in febbraio (pare arrivino dalla Spagna) e se pure sono buone, non è la stessa cosa, non è il loro momento.
Così il campionato di calcio ripartirà nel periodo in cui i calciatori dovrebbero occupare social e giornali con le foto delle vacanze da Formentera e posti simili; dovranno invece tornare in campo per finire il torneo. Si giocherà sempre di sera, fino al 2 agosto, tredici partite più la coppa Italia in uno scenario che si immagina surreale, fra stadi vuoti e procedure da reparto COVID per i trecento addetti ai lavori, non di più, che potranno accedere agli impianti.
Tutto è stato codificato: la squadra ospite dovrà utilizzare due pullman per garantire l’adeguato distanziamento – una volta in campo poi chissà …- e negli hotel avrà sistemazioni che sanno di isolamento. Gli spogliatoi andranno sanificati, niente strette di mano, non si potrà parlare né protestare con l’arbitro, le interviste saranno concesse solo da studio e con auricolari sanificati monouso. E se per l’arbitro è un sogno che si realizza, il resto è un incubo ad occhi aperti, un passo verso la normalità senza nulla di normale, l’asettico che diventa regola per poter ripartire e rassicurare gli abbonati alle Tivù a pagamento, che in piena emergenza si domandavano cosa ne sarebbe stato delle partite pagate e non trasmesse.
Rieccole finalmente, nel vuoto e nel silenzio si giocheranno, a porte chiuse come il celebre quanto singolare Juventus-Verona del 1985, ritorno degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni. Punita con due turni a porte chiuse dopo i fatti dell’Heysel, la Juve ospitò il Verona di Bagnoli, fresco campione d’Italia, in un Comunale deserto dove, raccontò Platini, tutti sentivano le parolacce e le minacce di regolamento di conti fra i giocatori.
Ora che i riflettori si riaccenderanno è tempo di conti anche per i tifosi, il mondo è andato avanti come sempre, forse qualcuno se n’è accorto e si è chiesto che cosa gli è mancato del calcio in questi tre mesi. La passione vissuta dalla curva o divano e birra? Poterci giocare o gli stucchevoli salotti-saloon sul calcio che non parlano di calcio?
Forse sarà dimostrata la teoria ultras per cui il calcio senza tifosi è noia, forse qualcuno riscoprirà la bellezza di un campo dopo anni di divano, forse fra qualche mese tornerà tutto come prima. Una volta ho letto in un forum che i soldi spesi per un concerto, uno spettacolo o una partita, sono un investimento in emozioni, così, più alte sono le nostre aspettative di viverne, maggiore è la cifra che siamo disposti a sborsare. La stagione che ripartirà fuori stagione si preannuncia meno saporita, tanto dovere e poco piacere, per il quale per fortuna continua a bastare poco, giusto un pallone e un prato, perché come diceva Pasolini “io, su questo, sono rimasto all’idealismo liceale, quando giocare al calcio era la cosa più bella del mondo”.
(Fabio Palma)

Lo Sport contro il Covid-19: niente sarà più come prima

Ho un ricordo degli stadi chiusi di molto tempo fa. Il motivo principale era lo scontro tra tifoserie avversarie. In alcuni casi si limitava la chiusura alle curve, occupate solitamente da frange del tifo organizzato. Il caso più eclatante fu la morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti, durante gli scontri tra tifosi del Palermo e tifosi del Catania, a seguito dei quali il campionato fu sospeso e il club rossoblù, dopo la ripresa, fu costretto a giocare le partite di casa a porte chiuse fino alla fine del campionato, per lo più in campo neutro.
Tornando ai giorni nostri, la pandemia ha costretto tutto il mondo a sospendere, in certi casi definitivamente, le attività sportive per la stagione 2019/20, proprio nel momento in cui si cominciavano ad avere i primi verdetti stagionali: i primi scudetti vinti in anticipo, le squadre qualificate ai playoff, le prime finali delle varie coppe nazionali, e così via. Fino ad ora nulla di tutto questo c’è stato. La notizia, arrivata negli ultimi giorni di maggio, è quella della ripartenza del campionato di calcio di serie A con le dovute restrizioni e gli stadi chiusi al pubblico. La Germania ha preceduto di un paio di settimane il resto dell’Europa, facendo ripartire la stagione con tante partite concentrate in un paio di mesi. Per la grande maggioranza degli sport e dei grandi eventi sportivi è tutto rimandato alla prossima stagione; gli europei di calcio e le Olimpiadi estive sono slittate al 2021.
Con ogni probabilità dovremmo abbandonare, almeno per un po’, le nostre abitudini sportive. Il Covid-19 ha stravolto le nostre esistenze e cambiato il nostro modo di vivere e lo sport non è da meno. Andare allo stadio e aspettarsi il tutto esaurito per la partita di cartello della giornata di campionato è impensabile, o andare al Palazzo dello Sport per vedere una partita di Basket o Pallavolo ancora meno. Forse all’inizio ci sembrerà tutto finto, tutto poco credibile. La curiosità però avrà la meglio e sono sicuro che anche una partita di Coppa Italia, o un match di qualificazione agli Internazionali di Roma, diventerà qualcosa per cui varrà la pena aver aspettato 4 mesi.
(Marcello Bergossi)

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere

Prima degli spot pubblicitari, ci aveva pensato l’illuminista Gotthold Ephraim Lessing a far pronunciare questa frase nella commedia Minna Von Barnhelm (1767), in cui l’omonima protagonista era una donna ricca di sfaccettature che si adoperava ingegnosamente per reagire alle avversità. Ebbene, in quest’ultimo periodo, ‘fare di necessità virtù’ e assaporare l’attesa sono diventate attività più o meno indispensabili per la nostra salute. Io, da inguaribile e fantasioso ottimista quale sono – almeno così dice chi mi conosce – ho affrontato l’astinenza da calcio giocato con un’ulteriore dose di positività.
Sta di fatto che la mia attesa ha creato un’ulteriore forma di piacere: un misto di nostalgia e immaginazione, dove le partite del passato hanno alimentato la curiosità per quelle future. Davanti ai miei occhi è passata più volte la mostruosa prestazione individuale di Zidane in Francia-Brasile del 2006, così come l’attesissima, e purtroppo un po’ strozzata, gioia che i tifosi del Liverpool proveranno nel vedere l’undici di Klopp alzare al cielo questa benedetta Premier League – basti pensare che l’ultima volta che il Liverpool ha vinto il campionato inglese si chiamava ancora First Division. Inoltre, ho letto un sacco di storie sull’evoluzione tattica degli ultimi anni, nonché sulle tifoserie e sulle loro abitudini.
Insomma, mi sono reso conto che a mancarmi non è stato il calcio in sé, ma il suo racconto quotidiano, fatto di voci, articoli e sentimenti. Mi è mancata quella componente umana che rende il calcio un fenomeno un po’ più complesso – perdonami Max, so che a te piace definirlo “semplice” – e allo stesso tempo più vicino. Adesso, data l’assenza dei tifosi e la sensazione un po’ alienante dettata dall’attualità, quella componente umana verrà un po’ meno, e dovrò abituarmi a mettere da parte l’immaginazione. Eppure, il mio inguaribile ottimismo mi dice che, anche stavolta, il piacere sarà all’altezza dell’attesa.
(Paolo Moneti)

Scarti

“Passato il santo, passata la festa” recita un detto. Ma non è festa gioiosa, ma ferita ancora aperta fatta di morte e sofferenza. A che valgono i proclami se il risultato stride con le promesse? Ci si stringe, si parla, si lotta e si risorge, ma i segni lasciati sono indelebili come l’inchiostro sulla carta. Nel frattempo l’acqua scorre lenta e cade giù ma non lava via le colpe, le rende solo più chiare e visibili.

Resistere o accettare

Un germoglio. Un aforisma, un incipit, un motto celebre, un proverbio, una frase ‘rubata’ a questo o a quel grande autore. E dal germoglio esce una riflessione, spunta un pensiero nuovo, germogliano parole che hanno a che fare con il nostro presente. La rubrica Germogli inaugura la settimana di Ferraraitalia. La trovate tutti i lunedì, nella prima ora del mattino.
(La redazione)

Da sostenitore della Resistenza e propugnatore della sua memoria, non comprendo chi chiama costantemente alla resistenza contro qualcuno o contro qualcosa, come se stare sempre in tensione fosse auspicabile. Come se resistere avesse un significato escatologico. Credo invece che molta gente dovrebbe imparare a mollare.

“Ciò a cui opponi resistenza, persiste. Ciò che accetti può essere cambiato.”
Carl Gustav Jung

Una pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Per leggere i germogli delle settimane passate, clicca [Qui]

Come un pensiero

Diamonds on the Inside (Ben Harper, 2003)

Una notte venne a trovarmi mio fratello.

Mio fratello era morto. Era successo due anni prima che io nascessi, aveva otto anni e morì di leucemia.
Non era la prima volta che c’incontravamo io e lui. Accadeva nei miei sogni e ogni volta tutto avveniva allo stesso modo: lui arrivava, salutava e mi sorrideva.

Quella notte l’accolsi con noncuranza, come sempre, come se fossimo sempre vissuti insieme.
E fui io ad attaccar discorso. Gli volli chiedere una cosa che m’aveva sempre incuriosito, una cosa strana, bizzarra in fondo. Ma nella mia testa c’erano tante domande strampalate che esigevano risposta, e chi meglio di lui poteva chiarirmi questi misteri? Dopotutto, se non lo sapeva lui che della materia era un esperto…
Quindi ne approfittai e glielo chiesi: «Senti Nicolas, quanto pesa un’anima?»
«Quanto un pensiero!» rispose prontamente lui.
«E quanto pesa un pensiero?»
«Beh dipende… Se è buono non pesa nulla, se è cattivo pesa come il mondo!»

Ne sapevo come prima, eppure mi sentivo soddisfatto. Era il potere di mio fratello morto, che mi diceva tutto senza dirmi nulla.

Ma da quella notte, per quella vaga risposta, cercai sempre d’aver pensieri buoni.
E devo dire che, in effetti, mio fratello aveva ragione: la vita mi sembrava più leggera!