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Mese: Dicembre 2019

Buon anno in musica e danza

Novità per Ferrara sono gli auguri in musica e danza che il cantautore Leonardo Veronesi e Jazz Studio Dance faranno mercoledì 1 gennaio 2020 dalle ore 17 in Piazza Trento Trieste! L’esibizione di danza e il concerto live sono inseriti nelle iniziative del Natale e Capodanno organizzate da Made Eventi e Delphi International patrocinate dal Comune di Ferrara.

ore 17
“QUADRI DI STRADA” Nella strada ci sono tante presenze ….personaggi reali e di fantasia …..marionette, mimi, cartomanti, quadri animati, babbo natale, befane, creature affascinanti, statue, breakers … che si mescolano con i passanti per scambiarsi esperienze di vita …
Danzano per il Jazz Studio Dance: Vladislav Kniazev, Giulia Perinati, Elisa Lanotte, Eleonora Balleri, Alice Trombetta, Antonio Rizzioli, Eleonora Oliviero.
Coreografie e direzione artistica: Silvia Bottoni
Jazz Studio Dance è una realtà conosciuta e apprezzata sia a livello locale che nazionale. Fornisce una preparazione amatoriale e professionale ai suoi allievi. Esiste un corpo di ballo della scuola con cui si partecipa a concorsi di danza, trasmissioni televisive, spettacoli teatrali e iniziative organizzate da Associazioni e Istituzioni al solo scopo di diffondere la cultura della danza.

ore 17.30
“LEONARDO VERONESI & ATIPICO SINFONIK 4TET LIVE”
Leonardo Veronesi Voce e Chitarra Acustica
Silvia Marcenaro Violino
Eugenio Cabitta Cori e Chitarra Acustica
Mario Manfredini Cajon e Sezione Ritmica

Cantautore originale, Leonardo Veronesi, in modo ironico canta un quotidiano che per quanto rientri in uno schema di normalità ha sempre un margine di imprevedibilità, qualcosa che non si riesce a valutare, qualcosa che sfugge al nostro controllo. Prosegue quindi un percorso stimolante improntato su una ricerca di sonorità e soluzioni musicali originali che lo vede presente in live, spettacoli teatrali ed eventi culturali in nome di una forte volontà di creare nuove sinergie da sempre alla base dei suoi progetti. Sta portando avanti con successo il suo nuovo progetto di live tour che lo vede collaborare con Atipico Sinfonik 4tet, formato da valenti musicisti che lo accompagneranno cercando di uniformarsi alla magica atmosfera della città illuminata dalle luci natalizie eseguendo con lui brani che celebrano la grande musica italiana, unitamente i suoi inediti.
Una formazione davvero atipica che testimonia la continua sperimentazione di sonorità diverse e di contaminazioni musicali di Veronesi, artista a tutto tondo che non smette mai di stupirci. Il repertorio è stato rivisitato in chiave acustico – sinfonika per arrivare ad arrangiamenti che trasportano in diverse atmosfere musicali pensati appositamente per il pubblico cittadino che dopo aver festeggiato il Capodanno inizia il nuovo anno passeggiando per il centro cittadino. Cantautore originale Leonardo Veronesi, prosegue un percorso stimolante improntato su una ricerca di sonorità e soluzioni musicali originali che lo porterà in giro per live, spettacoli teatrali ed eventi culturali in nome di una forte volontà di creare nuove sinergie da sempre alla base dei suoi progetti e che lo vedrà collaborare con musicisti diversi a seconda dei vari contesti.

Presenta la spumeggiante Elisa Giorio di Radio Sound, una garanzia di professionalità e freschezza!

Diamoci tregua per capire dove stiamo andando

Abbiamo tutti bisogno di tregua. Che non significa oziare, perdere tempo e occasioni, immobilizzarci e perdere mordente; significa piuttosto rallentare, sospendere per un attimo tutto ciò che ci sta fagocitando, respirare ossigeno che ci disintossichi, riprenderci. Rabbia, rancore, paura sono stati d’animo che a volte, per alcuni spesso, prevalgono nella vita del quotidiano, nelle azioni, negli incontri, nei progetti, nei ricordi del passato, nella realtà del presente, nelle aspettative del futuro.
Siamo mossi da un’ansia interiore compulsiva, incontrollabile, presente nelle nostre vite come una seconda veste, insinuandosi in ogni nostra scelta e azione, sensazione, emozione. “Mors tua vita mea” è diventato lo slogan che ci accompagna, l’antidoto egoistico a una condizione di sofferenza di cui non ci rendiamo sempre conto, una corazza nella quale ci sentiamo apparentemente al sicuro, perché se tocca agli altri noi possiamo assistere indenni a ciò che sarebbe potuto accadere anche a noi. Schemi fasulli, fatti di cartapesta e illusioni, perché sappiamo fin troppo bene che quel “noi” è fatto di tutti. Abbiamo più che mai, in tempi di incertezza, incognite, punti interrogativi, dubbi e false certezze, di quel tempo sospeso che ci permetta di fermarci per un attimo, resettare pensieri venefici, liberarci da quel sottile disagio accumulato simile a una catena che ci impedisce di essere creature libere, gioiose, vere.
“Tregua” è un termine di origine tedesca che deriva da “trauen” – “fidarsi”; il riflessivo “sich trauen” significa osare, azzardare, avere il coraggio. Con questo verbo le antiche popolazioni germaniche, definite da noi ‘barbariche’, chiedevano al nemico di cessare le ostilità, di sospendere i massacri delle guerre, imploravano la tregua per onorare i caduti e bruciare sulle pire i loro morti, per riposare, recuperare onore e umanità, ricomporre la loro identità tribale e chiamare a raccolta i loro valori culturali dispersi.
La “tregua” interviene nella Storia ogni volta che emerge il bisogno di disegnare uno spartiacque tra lutti, morte, violenza, sangue, e la necessità fisiologica di pace, riposo, ripresa, recupero degli aspetti umani dimenticati. Nel Medioevo, la cosiddetta “Tregua di Dio” era l’appello più profondo all’Altissimo, la cui autorità doveva impedire, almeno nel periodo tra Quaresima e Avvento, uccisioni, stupri, rapine e ogni sorta di aberrazioni.
La “tregua” è sempre stata una specie di liberazione provvisoria da una condizione coercitiva, dolorosa, insostenibile, disumana. E’ proprio nel grande romanzo “La Tregua” di Primo Levi (1962), che troviamo l’interpretazione più drammatica di questa condizione: per l’autore è soltanto una parentesi fondata sull’illusione destinata a spegnersi nel breve raggio di tempo. Levi racconta del lungo viaggio da deportato ebreo liberato ad Auschwitz, dopo l’arrivo dell’Armata Rossa sovietica, intrapreso per tornare nella sua città natale di Torino. Racconta il ritorno in patria dopo il lager, del sollievo di aver scampato l’olocausto e la morte nelle camere a gas, del rientro alla vita quotidiana ritrovata. “Ora abbiamo ritrovato la casa, il nostro ventre è sazio. Abbiamo finito di raccontare. E’ tempo. Presto udiremo ancora il comando straniero: ”Wstawac!” – l’ordine di alzarsi all’alba di ogni giorno che i deportati sentivano urlare dai loro aguzzini –“. Levi suggerisce come la tregua, sebbene necessaria, non sia altro che una liberazione temporanea dalla tensione della tragedia che continuerà a pervadere l’esistenza umana. Un ciclo senza soluzione di continuità.
“La tregua” (1960) è anche un romanzo di Mario Benedetti, poeta e scrittore uruguaiano, uno dei grandi autori della letteratura latino-americana del ‘900. Martin, un uomo di 49 anni, vedovo con tre figli ormai grandi, conduce una noiosa vita da impiegato di commercio: assiste al trascorrere del tempo con disillusione, rassegnazione e fatalismo. Viene assunta la giovane Avellaneda, timida e chiusa, che stravolgerà la sua vita dando avvio a un amore insperato e con questa relazione clandestina il tempo, quel tempo che prima non trascorreva mai, viene rimesso in movimento con una sferzata di vitalità. Non era felicità, era solo una tregua, ammette il protagonista, la parentesi in cui tutto viene sospeso rispetto il prima e il dopo. La giovane verrà a mancare e lui si ritroverà nuovamente solo. “Una vita che prende il vento a gonfie vele per poi, caduto il vento, tornare nella quiete della bonaccia.”
Abbiamo bisogno di tregua per capire dove stiamo andando, per orientarci meglio. Abbiamo bisogno di dare una tregua ai nostri sensi di colpa per concedere loro il beneficio del perdono. Abbiamo bisogno di tregua per vedere con sguardo nitido ciò che ci circonda. Che la “tregua” di Capodanno sia per ciascuno di noi un momento di respiro profondo, rigenerante, che permetta di proseguire il cammino con sana energia e calore umano.

Vuoti nomi

Involucri vuoti da riempire con sapienza perché, alla fine, dell’involucro non resta traccia, e solo ciò che fu il contenuto rimarrà intatto nel tempo. Nel ricordo si affaccia lo sguardo di colui che viaggia nel tempo. Nel ricordo risiede l’immortalità. Nel ricordo giace la fragilità della vita, quando questa è passata con immobile certezza. Siamo nudi e soli. Trasparenti e opachi. Fenomeno e noumeno. Siamo tutto e siamo nulla. Saremo solo l’ombra di ciò che era il nostro essere, per l’eternità.

“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”
Umberto Eco

Mons Locus Calvarie

Cinque sono le croci a protezione. Uno l’albero a vegliare come una è la chiesa posta come sigillo. Cento sono le tombe nascoste nel terreno e mille sono i pini a far da ombra ai sette sentieri che conducono sulla vetta. Undici sono gli spiriti che compaiono nelle notti senza luna e tre sono i dirupi che portano allo strapiombo. Quattro furono le popolazioni che lo abitarono, due le facce del sole che si possono vedere ma solo uno è il nome del luogo che cura l’anima, preserva il corpo e solleva lo spirito…

Camminare al chiaro di luna

Mad Man Moon (Genesis, 1976)

Luna piena, dopo la mezzanotte. Cielo sereno, brezza tiepida e leggera.
La questione della psiche è argomento ricorrente nei discorsi di mio fratello, e devo dire che mi suscita sempre grande interesse. Ma, proprio mentre sto per fargli l’ennesima domanda, mi zittisce ancor prima che possa aprir bocca.
«Aspetta!» esclama fermandosi di colpo, «Credo che ci siamo»
«Siamo arrivati? Non vedo ancora niente» ammetto io, mentre cerco d’allungare lo sguardo oltre la boscaglia davanti a noi.
«Oltre quegli alberi c’è il campo che confina col cimitero. Se l’attraversiamo rischiamo di farci scoprire… Dobbiamo deviare da quella parte, dove la vegetazione è più fitta» spiega, poi indica un punto del bosco in cui le querce secolari son così vicine tra loro che i grossi rami s’abbracciano in un interminabile groviglio e le chiome degli alberi formano un immenso ammasso verde scuro.
È la parte più antica della foresta, ombrosa e assai inquietante nell’aspetto. In quel punto la luce è scarsa anche di giorno ed è impossibile scorgere il cielo, ma è perfetta per potersi avvicinare senza esser visti.
Senza far rumore ci avviciniamo al margine della vasta area cimiteriale. Strisciamo tra i cespugli e intanto vediamo le prime tombe spuntare a pochi passi da noi, son sparpagliate e man mano sempre più numerose.
Ora siamo dentro il cimitero. È come trovarsi in un altro bosco, non fatto d’alberi ma di grosse lapidi spigolose e antiche cappelle diroccate.
«Stai attento!», bisbiglia mio fratello, «Potrebbero essere qua intorno… Restiamo ai margini del querceto, dietro quelle siepi laggiù. Se ci sono, si dovrebbero vedere!»
Lo seguo senza fiatare, la tensione è alle stelle. Aggiriamo una fila di stoppie ammucchiate che in quel tratto delimita il confine del cimitero. Sento il rumore dei nostri passi sulla paglia… poi sento qualcos’altro, qualcosa che proviene dal centro del cimitero.
È un rumore d’altri passi, strascicati, innumerevoli…
«Sono loro… sono arrivati!» sussurra mio fratello. Gli trema la voce. Dovrebbe esserci abituato, sono anni che gestisce queste cose, ma vedere un morto che cammina al chiaro di luna fa sempre un certo effetto. Peggio quando sono decine e decine.

I morti della luna. Escono nelle notti di plenilunio e s’aggirano nel mondo dei vivi quando i vivi dormono. Mio fratello, incaricato di sorvegliarli con discrezione, me l’aveva confidato durante un sogno fatto qualche tempo fa. Appena ho potuto l’ho seguito, e lui m’ha portato nel luogo in cui li avremmo trovati.

Non ho paura. Perché avere paura dei morti in fondo? Cosa potrebbero mai farmi?
Loro non vogliono far altro che rivedere i luoghi che han lasciato. Lo fanno per nostalgia, approfittando della luna piena e della sua magia. Potente ed effimera quanto basta acché nessun vivo s’accorga di nulla e si metta a far casino rovinando tutto come al solito.

Perché si sa… Son sempre i vivi a combinar guai, i morti mai!

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
La scuola dimessa

La cosa che stupisce non sono le dimissioni del ministro che attengono alla politica e confermano la parabola sempre più discendente degli inquilini di viale Trastevere, almeno da vent’anni a questa parte.
Stupisce la scuola dimessa, i suoi docenti e dirigenti dimessi. Il silenzio di chi lavora nella scuola e del suo lavoro non è riuscito a farne una professione, avvilendolo a impiego, incapaci di divenire dei professionisti della cultura. Sembrano tutti apprendisti di passaggio, perenni precari del sapere e del paese.
Dov’è la dignità del lavoratore della scuola, chi la rappresenta, chi la esprime?
Sembra che la scuola sia nelle mani di una classe di mediocri impiegati, come è mediocre il paese che li esprime.
La scuola, dimessa da anni, è silente, eppure la scuola dovrebbe essere la cultura, il pensiero del paese. Al contrario tace, vuota di idee, come può esserlo una prassi burocratica.
È la scuola delle routine che ha preso il sopravvento, la scuola che si parla dentro nelle sale dei professori ma che non sa parlare fuori al paese, perché non ha una sua fisionomia, una sua identità, al di là delle statistiche che pure la pongono tra le istituzioni verso le quali il paese ancora nutre più fiducia.
Una scuola spenta, declassata a ripiego delle vite, a fornire dosi di civismo o di ambientalismo, a seconda di come s’agita il vento. Una scuola tampone del paese anziché la sua risorsa.
Una scuola senza pensiero incapace di produrre pensieri per sé e per gli altri.
Pure c’è stato il tempo della scuola capace di parlare al paese, di democratizzazione, di partecipazione, di ricerca e sperimentazione. Del tempo pieno, della scuola dell’infanzia, dei nuovi programmi per la primaria e la secondaria, erano gli anni dell’integrazione di tutti nella scuola di tutti.
La stagione dei maestri da Bruno Ciari a Mario Lodi, da Loris Malaguzzi a Sergio Neri, da Lorenzo Milani a Idana Pescioli, a Francesco Bartolomeis è stata una parentesi della seconda metà del secolo scorso che ha permesso al nostro sistema formativo di vivere anni di fervoroso rinnovamento.
Poi più. Poi solo la scuola dei ministri senza maestri. E la scuola si è spenta, ha perso il fervore dell’innovazione, la laboriosità della ricerca, la passione per la propria formazione da parte dei suoi insegnanti e dirigenti. Una scuola che aveva cura di sé.
Ora alla scuola manca la cura di sé, il significato dell’esercitare la professione dell’insegnante, la passione per la ricerca, per la formazione e l’innovazione. Un luogo chiuso in sé, che rimurgina frustrazioni e burnout, teatro di precariato, graduatorie e sanatorie, mentre le cattedre restano e le professionalità svaniscono.
Non esiste ministro in grado di risollevare la nostra scuola da una condizione simile, perché qualcosa è morto dentro alla scuola, è morta la sua anima fatta di passione e professione.
È un’anima che si è spenta nel paese, figuriamoci nelle cattedre, non saranno certo le predelle di Galli della Loggia a restituire l’anima a chi l’ha perduta e non sa più dove andarla a trovare, ammesso e non concesso che la stia cercando.
È tempo di apprendisti stregoni al governo della cosa pubblica e il paese è fiaccato dall’ingestione delle loro pozioni, risollevarsi è pressoché impossibile.
È che ci siamo giocati l’ultima possibilità che avevamo: la scuola.

PER CERTI VERSI
In barca

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione ‘Sestante: letture e narrazioni per orientarsi’

IN BARCA

Un giorno
Mentre ero in barca
Senza vento
Nel mare spento
Della foce
Mi apparve
Una ninfa del cielo
Così profondo
Senza velo
Che mi baciò e mi disse
In un orecchio
Parole sconosciute
Aveva delle mele
Dolci
Come le notti d’estate
E cominciai a partire
E a capire
Era lei
Le mie vele

DIARIO IN PUBBLICO
Memorie, vita ed occasioni

Mentre mi appresto a partire per vedere mostre: Freud e Bacon, Frida Kahlo, Canova, continuano come in un meraviglioso caleidoscopio i contatti tra vita e opere, tra arte e incontri umani. Così vedendo il magnifico Pinocchio di Matteo Garrone ricordo la lunga collaborazione con Roberto Benigni a Firenze: lui che leggeva Dante nella piazza di Santa Croce, io che lo insegnavo a centinaia di studenti in Facoltà. E il suo carisma divenne tale da sostituire la comprensione totale del poema per gli studenti che seccamente mi opponevano al tentativo di indurli a spiegare un verso o in canto della Commedia il loro aver assistito alla lettura di Roberto in piazza. Mi lamentavo un po’ ai pranzi organizzati da Daniele Olschki nella trattoria vicino a Piazza della Signoria ma Benigni rispondeva con un abbraccio mentre sorrideva malizioso a vedere la nostra presentazione in un importante convegno a Palazzo Vecchio dove il mio cartellino era finito sotto la figura dell’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi e il suo sotto la mia faccia compiaciuta (vedi foto).

Quella foto ha girato per tutto il gruppo degli amici i quali sapevano dei non idilliaci rapporti che intrattenevo col sindaco M.R. Ora la rilettura del libro meraviglioso di Collodi e la scoperta mai testimoniata nei film (quello di Comencini e quello di Garrone) dell’impressionante rapporto tra la parrucca di Geppetto color ‘polendina’ e quello dei due mattatori americano e inglese che esibiscono una uguale parrucca polendina senza avere la qualità umana e morale e politica del nostro Geppetto. Sicuramente la scarruffata polendina che esibisce Johnson è più vicina a quella che maestro Ciliegia si trova in bocca dopo essersi azzuffato con Geppetto ed è adattissima da esibire per concludere la Brexit. Quella di Trump è più azzimata e ben s’attaglia al padrone delle Americhe che liscia la sua polendina per far gli occhi dolci ai cinesi.

Ma l’incontro più straordinario si è svolto quando, appena edito, m’impossesso di un racconto di Virginia Woolf pubblicato da Feltrinelli, Flush. Biografia di un cane con le illustrazioni di Iratxe López de Munáin provocando la delusione dell’amico Fiorenzo Baratelli che già l’aveva acquistato per regalarlo a mia moglie e a me. Certo mi provoca strizzoni sentimentali tremendi. Flush, lo sciacquone, è il cane di Elisabeth Barrett che sposerà il poeta Robert Browning. E’ uno spaniel come la mia Lilla che non c’è più, di pelo rosso a differenza della mia pezzata bianco e rosso. Un cane nobile di cui la meravigliosa Woolf racconta la vita e il suo rapporto con Elisabeth e Robert.
E allora ecco i ricordi di Bellosguardo nei 25 anni trascorsi là nel paesaggio più bello del mondo dove un viale univa il giardino della mia madre adottiva a quello della nobile amica di Vita Sackwille-West, la cosiddettà ‘bastarda’ reale, Violet, raccontata da Alvar González-Palacios a cui nella grazia e nell’amore successe Virginia. E basti rileggere di Vita il bellissimo Legami (il Saggiatore, 2006) pubblicato dal figlio Nigel Nicolson avuto dal marito Sir Harold Nicolson. La Barrett poi che passeggia nel chiostro della mia Facoltà in via del Parione ricalcando gli stessi luoghi dove mi sono formato o che compone le sue opere a Casa Guidi tra via Maggio e via San Felice dove, scrive la Woolf, Flush trovò la felicità totale.
E nelle biografie dei pelosi stupendi non poteva mancare, di Edmondo Berselli, il romanzo Liù. Biografia morale di un cane (Mondadori 2009) sicuramente quello più vicino, quasi un clone, a Flush.
Ecco allora che la vita si rispecchia nell’arte e le occasioni si trasformano in racconti ma soprattutto in memorie per cui ringrazio ancora chi mi ha permesso di poter accumulare una così lunga serie di ricordi, tanti quanti i peli di Flush.

PD: interpellanza sullo stato dei cantieri della Banda Ultra Larga in città

Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico

Premesso che ancora oggi sono numerosi i quartieri e le frazioni del Comune di Ferrara dove l’infrastruttura digitale risulta carente, creando gravi disservizi sia per i cittadini che per le attività economiche e di servizio; proprio per ridurre ed eliminare il digital divide tra i territori è in fase di attuazione il Piano Banda Ultra Larga (BUL) della Regione Emilia-Romagna che prevede, secondo gli obiettivi condivisi con l’iniziativa Europa 2020, di rendere disponibile entro il 2020 connettività internet con una velocità di almeno 30Mbps al 100% della sua popolazione e una velocità a 100Mbps per almeno l’85% della popolazione regionale.

Considerato che dall’inizio del 2018 la ditta Open Fiber, anche grazie a una apposita Convenzione siglata con il Comune di Ferrara, ha avviato numerosi cantieri per portare la Banda Ultra Larga anche nel Comune di Ferrara; nella Convenzione siglata con il Comune di Ferrara nel 2018 era previsto che a cura e spese di Open Fiber venissero allacciati numerosi edifici e aree pubbliche in modo da garantire il libero accesso alla Banda Ultra Larga ai cittadini ferraresi; come comunicato da ultimo alla città nell’ambito dell’incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 24 febbraio presso l’auditorium della Biblioteca Bassani, Open Fiber ha previsto per il Comune di Ferrara investimenti per oltre 17 milioni di euro destinati alle cosiddette “zone nere”, con l’obiettivo di raggiungere 52.000 unità abitative con 100 nuovi km di nuova fibra ottica; nello scorso febbraio erano stati posati già 62 km di fibra e raggiunte 24.600 unità immobiliari, e che era prevista l’ultimazione dei lavori per il mese di marzo 2020; per quanto riguarda le cosiddette “zone bianche” (che per il nostro Comune interessano le frazioni di Casaglia, Francolino, Codrea, Cona, Quartesana, Fossanova San Marco, Gaibana, Gaibanella, Sant’Egidio, Monestirolo, Marrara, San Bartolomeo in Bosco, Spinazzino) Open Fiber è risultata vincitrice della gara bandita da Infratel, con un investimento statale per il territorio di Ferrara stimato in 1,6 milioni di euro che consentirà di raggiungere circa 3.500 unità abitative in FTTH e circa altre 1.300 unità abitative in FWA; sempre nell’incontro dello scorso febbraio era stata programmata per questo lotto di interventi la conclusione della progettazione entro il primo semestre di quest’anno, l’inizio dei lavori per il terzo quadrimestre di quest’anno e la loro conclusione nel giugno del 2020; anche per il territorio comunale di Ferrara rimangono comunque alcune frazioni (le cosiddette “zone grigie”) che rischiano di non essere coperte né dagli interventi finanziati direttamente da Open Fiber né dall’investimento pubblico di Infratel, e che sempre nell’incontro dello scorso febbraio si era ipotizzato un ulteriore intervento di Open Fiber per evitare che in queste zone permanga, o peggio si allarghi, il digital divide con il resto della città.

Si richiede quindi al Sig. Sindaco quale sia lo stato di attuazione sia degli interventi che prevedono un investimento diretto di Open Fiber che degli interventi finanziati da Infratel; se siano confermate le tempistiche di conclusione degli interventi che erano state pubblicamente comunicato nello scorso febbraio; quali siano gli interventi e le azioni che l’Amministrazione Comunale abbia messo in atto in questi mesi sia per monitorare l’andamento degli investimenti previsto nelle “zone nere” e nelle “zone bianche”, e soprattutto quali siano gli interventi e le azioni per garantire l’accesso alla Banda Larga anche nelle “zone grigie” ad oggi escluse dagli investimenti e quindi più di altre a rischio di veder aumentare il digital divide e i disservizi.

Bondeno: sportello per l’attrattività delle imprese

Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini e Simone Saletti: “Confermeremo anche per il prossimo anno il funzionamento di un servizio che ha sostenuto l’impresa, il commercio con il bando Vetrine, e coloro che hanno aderito al bando per la rigenerazione dei centri urbani”.

Quando un servizio funziona è lecito operare per il suo mantenimento. Soprattutto se quel servizio è uno sportello di consulenza e orientamento che permette alle imprese del territorio di accedere a contributi comunali e di livello superiore, allo scopo di rilanciare il tessuto economico. E’ con questo spirito che la Giunta ha riconfermato la funzione e i principi dello “Sportello per l’attrattività e competitività del territorio”, ovvero quello che per semplificazione è stato chiamato in passato “Sportello Sipro”, per effetto della convenzione che ne ha regolato le funzioni fino ad oggi. «Il fatto di avere per un giorno intero alla settimana un ufficio dedicato – dicono il sindaco Fabio Bergamini e il vicesindaco con delega alle attività produttive, Simone Saletti – ha permesso a tante aziende di vedere semplificato il loro percorso, soprattutto nella richiesta di contributi. In questi giorni, il discorso vale per i fondi riferiti alla stabilizzazione del lavoro precario e per l’intercettazione dei contributi per il terzo “Bando Vetrine”, mentre nei mesi scorsi diverse realtà si sono rivolte allo Sportello Imprese per accedere ai fondi regionali per la “rigenerazione dei centri urbani” colpiti da sisma. Il lavoro che è stato fatto da questo “sportello” – continuano Bergamini e Saletti – è stato ottimo, anche grazie alla grande professionalità di Anna Fregnan, che ne ha curato i contenuti». Una specifica delibera approvata dal Comune prevede il mantenimento del servizio anche per tutto il prossimo anno, allo scopo di agevolare la candidatura di progetti, bandi e finanziamenti esterni per il supporto alle imprese del territorio. Le funzioni dell’ufficio, per il quale potrebbe essere mantenuta la giornata del giovedì (dalle ore 9 alle ore 16,30) rimangono quelle dell’individuazione degli strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione delle varie iniziative dell’amministrazione; funzioni di “attrattività e pacchetto localizzativo”; e programmazione economica. I risultati dell’ufficio sono evidenti anche nei numeri, per quel che attiene il 2019: «Le domande per il “Bando Vetrine” – conclude il vicesindaco Saletti – sono state ben più delle 30 inizialmente finanziabili, anche grazie all’informazione che l’ufficio preposto ha saputo veicolare ai commercianti, ed alla fine abbiamo finanziato anche le domande ammissibili arrivate dopo, in un ordine cronologico. Mentre per il bando sulla rivitalizzazione dei centri urbani, alla riapertura della finestra temporale utile, in poche ore sono andati esauriti i posti disponibili. Tutto questo è stato anche merito dello “Sportello Attrattività e competitività” che – in funzione dei nuovi bandi per commercio e stabilizzazione del lavoro – riteniamo essere strategico».

Comacchio: lavori di rifacimento del canale di via L.A. Muratori terminati

Da: Ufficio Stampa Comune di Comacchio

Dopo il crollo di circa 35 metri lineari di sponda del canale di via L.A. Muratori nel centro storico di Comacchio, avvenuto nella notte tra l’8 e 9 giugno 2018, i lavori di rifacimento sono terminati.
Si è reso necessario ricostruire il muro di sostegno rifacendo, contestualmente le condotte di smaltimento delle acque e la pavimentazione in cubetti di porfido. Tale intervento di messa in sicurezza ha interessato circa 70 m, a partire dall’uscita del canale dal tombinamento di p.zza Folegatti fino alla curva in direzione dei Trepponti.

Rispetto al merito del recupero, Il Vicesindaco, con delega ai Lavori Pubblici Fantinuoli : “ il tutto si è articolato in due stralci: il primo stralcio, realizzato lo scorso anno, funzionale alla messa in sicurezza provvisoria del tratto crollato, con la creazione di un presidio atto ad evitare ulteriori cinematismi nel tratto non ancora crollato e, contemporaneamente, creare le condizioni per il successivo intervento definitivo oggetto del secondo stralcio, in tratto di Città in cui la logistica delle operazioni di intervento è risultata molto complessa.”

L’intervento è stato realizzato anche grazie al contributo di CADF S.p.A., che ha proceduto a finanziare le opere acquedottistiche e la fognatura pubblica lungo l’intera area di intervento.

Il Sindaco Marco Fabbri:” ringrazio il Settore Lavori, Cadf spa e le società che materialmente hanno eseguito questo delicatissimo ripristino, in un comparto dedicato come quello del centro storico della Città, auspichiamo per il futuro la messa a disposizione di appositi finanziamenti europei, al fine di potere mantenere il patrimonio architettonico delle nostre Città.”

Al Teatro Nuovo di Ferrara “La Bella Addormentata”

Da: Ufficio Stampa Teatro Nuovo Ferrara

Lo spettacolo
Dopo i sold out del “Lago dei Cigni” e dello “Schiaccianoci”, sarà in scena l’ultimo appuntamento dei balletti classici russi: “La Bella Addormentata”.
Una favola in musica e sulle punte di danza che occupa un posto fondamentale nel repertorio del “Balletto di San Pietroburgo” fin dal suo nascere nel 1890. Elegante, raffinata, la più bella fiaba in danza di tutti i tempi nella versione del Classico Balletto “ Imperiale” interpretato con magnificenza dal grande Balletto di San Pietroburgo. La Storia della Principessa Aurora, minuta ed elegante, pungendosi un dito, morirà per la maledizione della perfida Carabosse ; la Fata dei Lillà, che tramuta la terribile sorte di Aurora in un sonno lungo cent’anni; il principe Désiré, che con il suo bacio risveglierà la bella principessa, innamorandosene perdutamente e, insieme a lei tutta la corte. E’ “La bella addormentata”, balletto in un prologo e tre atti tratto dal racconto di Charles Perrault su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij e coreografia di Marius Petipa, che con grande attesa per gli amanti della danza e del Teatro che aspettano il famosissimo Balletto di San Pietroburgo.
Questa data rientra nel Tour Italiano della storica compagnia di Balletto nata a San Pietroburgo, che sarà ospite nei più importanti Teatri Italiani.

Balletto di San Pietroburgo
Saint Petersburg Classical Ballet Tradition

Il Balletto di San Pietroburgo Classical Ballet Tradition o anche anticamente chiamato “Balletto sul Neva” è una storica compagnia privata nata a San Pietroburgo nel 1887. Nasce per volontà di Nobili Borghesi Russi con lo scopo di sviluppare la grande tradizione del balletto classico, ma anche di ricercare nuove forme coreografiche . Il Corpo di ballo è formato da ballerini provenienti dalla migliore accademie di danza di Mosca, San Pietroburgo, Ufa, Perm, nonché vincitori di numerosi concorsi internazionali di balletto. La selezione alle Tournee Internazionali è molto attenta nello scegliere i migliori ballerini e artisti provenienti dai più grandi Teatri Russi. Il repertorio della Compagnia include titoli classici come “Lo Schiaccianoci”, “Il Lago dei Cigni”, “La Bella Addormentata”, “Giselle”, “Don Chisciotte”, “Cenerentola”, ”Romeo e Giulietta”, “Carmen”, “Il Corsaro”, “Bayadere”. Già da tempo il Balletto è stato ospite in numerosi paesi di tutto il mondo come Germania, Francia, Spagna, Sud Africa, Argentina, Stati Uniti, Brasile, Cina riscuotendo sempre grande apprezzamento sia dal pubblico che dalla critica. L’attuale direttore artistico della Compagnia e’ Timur Gareev, ex solista del Teatro dell’Opera e Balletto di Novosibirsk, Vincitore di numerosi concorsi internazionali di balletto, che ha collaborato a lungo come solista anche con molte Compagnie di balletto di Mosca. Come ballerino solista e’ stato partner di famose ballerine russe come Nadezhda Pavlova, Marina Bogdanova, Ludmila Semenova. Ha partecipato in tournée assieme a Massimiliano Guerra e Valentina Kozlova.
Per arrivare a determinati risultati artistici e mantenere l’alto livello professionale, all’ interno del Corpo di Ballo e della scuola annessa si respira un clima di serenità, ma nello stesso tempo di rigida disciplina e di duro lavoro.
Lo Scopo della società “Saint Petersburg Classical Ballet Tradition” è quello di mantenere il patrimonio tradizionale del balletto classico riunendo i più alti elementi classici della scuola di balletto Russo.
Tutti i Costumi e le Scenografie sono stati create appositamente per il tour italiano, sulla base dei canoni artistici del Grande Teatro Imperiale Russo. Le coreografie e le scenografie rispettano le regole Tecniche e grafiche della classica produzione di Marius Petipa, impegnando i migliori scenografi attuali Russi.

Promozione: tutti gli spettatori che si presenteranno in biglietteria del Teatro Nuovo con il biglietto dello Schiaccianoci del 26 dicembre, avranno diritto ad uno sconto di 10 euro sul prezzo intero.
Orari biglietteria periodo festivo:
28 dicembre dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
29 dicembre chiuso
30 dicembre chiuso
31 dicembre dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Dal 1 gennaio al 6 gennaio chiuso

www.vivaticket.it

Sala Estense secondo appuntamento: Silvano Antonelli farà ridere, sorridere ma anche riflettere

Da: Organizzatori

Lunedi’ 30 Dicembre alle ore 16,30 la ventiduesima edizione della rassegna natalizia “Babbo Natale, Gnomi e Folletti” prosegue, come di consueto, alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale), con lo spettacolo “I Brutti Anatroccoli” della Compagnia Teatrale Stilema: in scena nientemeno che Silvano Antonelli -torinese ma di fiere origini ferraresi- da molti considerato il principale ispiratore del Teatro Ragazzi italiano.

I brutti anatroccoli di Silvano Antonelli non è una fiaba classica: in questo spettacolo il classico si presta a reinventare e cucire assieme una molteplicità di storie di brutti anatroccoli.
Cosa significa essere diversi? Diversi da chi e rispetto a quali canoni? Come vivono i bambini il concetto di diversità, il loro sentirsi e “in difetto” rispetto a come “dovrebbero essere”? A queste e tante altre domande sull’identità lo spettacolo -liberamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen- prova a dare delle risposte, e lo fa mettendo in scena una perfetta miscela di ironia e spunti per riflettere e anche, perché no, commuoversi.
Questo spettacolo è stato realizzato dalla Compagnia Stilema che, nata nel 1983 cerca di attingere a temi cogenti del vivere quotidiano dell’infanzia.
In I brutti anatroccoli, infatti, si tocca un tema molto sensibile, che alle volte porta i bambini, anche i più piccoli, a isolarsi e soffrire in silenzio, perché si sentono “sbagliati”. Silvano Antonelli recita l’intero copione con il supporto di alcuni oggetti, strumenti musicali, papere con gli occhiali, con le rotelle o di diverso colore, divertenti e poetiche suggestioni: lo spettacolo cerca di veicolare il messaggio che tutti possono cercare di rendere la propria debolezza una forza. Da qualsiasi punto si parta e in qualsiasi condizione ci si senta.
E così, in modo estremamente semplice ed efficace, Antonelli mette in scena la sua idea di teatro che, come afferma all’inizio dello spettacolo, “sono dei pensieri che si travestono, e se vuoi raccontare la paura la puoi vestire da lupo, se vuoi raccontare il coraggio da leone, ecc.”
La diversità è stata trasformata in anatroccoli, come nella fiaba di Andersen, che qui viene usata come archetipo in grado di affrontare un tema universale, tanti anatroccoli, ognuno con un piccolo difetto, ognuno con una imperfezione che li allontana dai modelli di “perfezione”, “efficienza” e “bellezza” imposti dalla società e, al cospetto dei quali, troppo spesso ci si può sentire a disagio. Basta essere un po’ timidi, introversi, un po’ più sensibili, portare un paio di occhiali, essere più lenti nel fare le cose, dover stare su una sedia a rotelle, avere il colore della pelle diverso. Basta una piccola sfumatura, alcune volte, per essere additati, per trovarsi isolati e per sentirsi imprigionati nelle proprie emozioni, come se si avvertisse un peso, sullo stomaco, che non va mai via.
Ma il tempo scorre: dopo la primavera arriva l’estate e poi l’autunno e poi l’inverno e poi di nuovo il ciclo continua. Il tempo passa e proprio mentre sembra che non stia succedendo niente si cresce e si diventa grandi. Ed è importante ripartire proprio da quella mancanza e trasformarla in coraggio, desiderio di esprimere la propria unicità come qualcosa di bello, di speciale e irripetibile.
Lo spettacolo nasce da una commistione tra laboratori teatrali con ragazzi e bambini, nei quali si è giocato intorno ai temi di “normalità” e di “diversità”, e racconti di ex bambini, ormai diventati grandi, che sono stati “particolari” e hanno raccontato a Silvio Antonelli come hanno vissuto, da piccoli, la loro condizione di “brutti anatroccoli” e come e dove hanno trovato la forza per reagire: nel finale, viene proiettato un video molto commovente, nel quale tutti questi ragazzi fanno vedere il loro, peculiare, modo di volare.
Ogni bambino, ogni persona è speciale, proprio perché unica e tutti, ma proprio tutti, possono cercare di rendere la propria debolezza una forza: basta avere coraggio, basta amarsi e accettarsi, basta alzare gli occhi per guardare l’immenso cielo che ci circonda, quel cielo in cui tutti siamo chiamati ad aprire le braccia, perché ognuno di noi può provare a volare.

Per tutti i bambini dai 4 ai 10 anni.

Inizio spettacoli: ore 16,30 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,30)
Biglietti: adulti € 6,00, bambini € 5,00

Rinascimento sempre in divenire: la raffinata arte del restauro

Lo scorrere del tempo, è risaputo, altera la realtà. L’insondabile varietà e diversità di ogni cosa esistente, uguale solo a se stessa, non cessa mai di subire continue modifiche, anche impercettibili, che accumulandosi determinano una difformità crescente anche rispetto alla propria apparenza precedente. Tornare indietro non ci è ancora permesso, ma ridare una forma il più possibile simile a quella passata, questo sì.

Restauratrici e restauratori lo sanno bene, perché lo fanno di mestiere quotidianamente. Non si tratta, come invece tale attività veniva una volta interpretata, di ricostruire a tutti i costi gli oggetti, piccoli e grandi, giunti sino a noi. E’ piuttosto la cura che con rispetto si può loro riservare, includendo interventi svolti solo se si ha la certezza documentata di come doveva essere la parte mancante, e solo se si può disporre di materiali molto affini. Con un’accortezza, però. Le manomissioni svolte devono essere ben riconoscibili, in modi vari, cosicché in futuro le azioni del nostro tempo possano essere distinte e separate dalle condizioni originarie. Una rinascita, insomma, un nuovo Rinascimento che la nostra era regala alle tracce di chi ci ha preceduto, dalla preistoria ai giorni più vicini, ma anche ai periodi più remoti. E’ il caso, questo, del restauro dei fossili. Gli ultimi anni hanno visto Ferrara come una felice fucina di riparazione dell’antico, dalle imponenti costruzioni ai delicati affreschi, ma certo tra i casi maggiormente rilevanti e in special modo esperibili da tutta la cittadinanza spiccano i restauri del giardino e delle piroghe di Palazzo Costabili, detto di Ludovico il Moro e sede del Museo Archeologico Nazionale. L’anno fruttuoso è stato il 2010, a partire dal quale si è potuto apprezzare il lavoro minuzioso e condotto con grande professionalità che ha restituito alla nostra città l’opportunità di rivivere questi luoghi e questi reperti come un salto indietro nel tempo. Le prime a far nuovamente mostra di sé sono state le imbarcazioni, la cui sala è stata riaperta nel mese di maggio. Al solito, il restauro si è configurato come soltanto una parte di un processo più ampio, curato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici. Le barche sono state prima studiate e analizzate scientificamente, per identificare da un punto di vista fisico e chimico il legno utilizzato, comprenderne il deterioramento e riconoscere i prodotti usati in precedenza per conservarlo. Fatto ciò, si è potuto procedere con il restauro vero e proprio, che addirittura si è dovuto svolgere nella sala espositiva, a causa delle importanti dimensioni delle navi. E il problema è divenuto risorsa: alcune fasi dei lavori le si è potute vivere in diretta, a stretto contatto con le difficoltà che esperte ed esperti del campo affrontano ogni giorno. Esattamente come quelle riconosciute e superate da coloro che hanno rivolto le proprie capacità alla sistemazione del giardino neorinascimentale, punta di diamante dell’intero complesso museale, riaperto nel mese di giugno. Molti gli enti, le realtà e le personalità coinvolte, anche stavolta grazie alla pianificazione della Regione Emilia-Romagna. Dalla iniziale condizione in cui il giardino versava, di degrado e mancanza di valida manutenzione, bisognava tornare a far risplendere un unicum irripetibile. Ma non solo, poiché oltre a far tornare l’area nella situazione originaria di inizio Novecento, non era possibile cancellare gli eventi precedenti o successivi, fingendo che non fossero mai accaduti. Così, si è proceduto con indagini preliminari, per andare alla ricerca delle specie vegetali succedutesi nel corso dei secoli e di eventuali strutture archeologiche dimenticate dal tempo. L’intervento, poi, si è focalizzato non solo sul giardino novecentesco, ma anche su quello rinascimentale, giunto ai giorni nostri in una minima parte.

Riportare all’antico splendore, per quanto possibile e sensato, l’esito di un inevitabile degrado è interessante e affascinante da vedere. Appunto la fruizione è l’obiettivo principe di tali operazioni, sia per chi è esperto in materia sia per chi non è addetto ai lavori, operazioni che altrimenti, francamente, sarebbero prive di senso. Il Palazzo Costabili è lì ad attenderci.

 

Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
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Ultimi giorni del 2019 a “Winter Wonderland”, il parco divertimenti indoor più grande d’Italia

Da: Organizzatori

Il divertimento è di casa, a “Winter Wonderland – Natale in giostra”, il parco giochi indoor più grande d’Italia, che attende adulti e bambini alla Fiera di Ferrara ininterrottamente fino al 6 gennaio 2020 (e poi di nuovo nei weekend dell’11-12 e 18-19 gennaio).

Per questi ultimi giorni del 2019, nei 20.000 metri quadrati di padiglioni di Via della Fiera sono previsti attrazioni, eventi speciali e un nutrito programma di show e animazioni, tutti fruibili al coperto e in piena sicurezza, con un programma particolare per la notte di Capodanno.

Tra i grandi classici che funzionano ogni giorno, il brucomela, il tagadà e gli autoscontri, i gonfiabili, la Dark House popolata da fantasmi, vampiri e mummie, e il labirinto degli specchi. Chi vuole rotolarsi in acqua senza bagnarsi può entrare nel grande rullo Water Ball. Ci sono, poi, la gondola della Piccola Venezia e Il Castello di Aladino con scivoli, palline e percorsi a ostacoli; i tappeti elastici e il Jumping, per saltare e fare evoluzioni in aria; i giochi a premio e a gettone. E ancora, le performance mattutine e pomeridiane del Winter Circus, rigorosamente privo di animali, che ha in serbo uno spettacolo serale il 31 dicembre. Il teatro dei burattini, il truccabimbi e la baby dance con gli animatori e Winterello, mascotte della manifestazione. Quotidiani pure la parata dei personaggi dei cartoni animati, con i quali ballare e farsi un selfie, lo show delle bolle di sapone giganti e quello di micro-magia, la caccia al tesoro e i laboratori creativi.

E per il capitolo “musica”, le note dei Muffins, giovane formazione teatrale bolognese che, fino al 6 gennaio, interpreta a rotazione tre musical ispirati al repertorio dei film di animazione Disney: Winter Concerto, Belle e il castello incantato (da La bella e la bestia) e Il genio e la lampada magica, che si richiama ad Aladdin.

Tornando alla notte di capodanno, per chi decide di trascorrerla in Fiera c’è Capodanno Wonderland, che propone il cenone (il menù può essere prenotato dal sito www.winterwonderlanditalia.com) e uno spettacolo di animatori a tema Alice nel paese delle meraviglie.

Per tutta la durata di Winter Wonderland – Natale in giostra, sono attivi una pizzeria, una piadineria, un’hamburgeria e un bar.

Orari di apertura: fino al 30 dicembre e dall’1 al 6 gennaio: 10.30-20.30; 31 dicembre: 15.00-2.00.
Il biglietto di ingresso (intero 5,00 €, ridotto 4,00 € per gli under 12) comprende gli spettacoli, il circo e l’animazione, mentre sono escluse le giostre e le attrazioni.
Per maggiori dettagli sul programma e sulle tariffe di ingresso, consultare il sito www.winterwonderlanditalia.com o la pagina Facebook Winter Wonderland Ferrara.

L’appuntamento è organizzato da Eventi Spettacoli Snc di Diego Bisi e Luca Catter, in collaborazione con Ferrara Fiere Congressi e con il patrocinio del Comune di Ferrara.

Bondeno, studenti meritevoli medie e superiori: elenco premiati

Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini e Francesca Aria Poltronieri: “Buoni risultati anche nell’ultimo anno scolastico. La borsa di studio comunale rappresenta un sostegno per l’iscrizione ai corsi universitari per gli studenti meritevoli”.

«Anche per quest’anno, il bando riservato agli studenti meritevoli è andato nella direzione delle famiglie dei ragazzi del nostro territorio, allo scopo di sostenere il loro percorso di studi universitario ed indirizzarne il futuro professionale». Il sindaco Fabio Bergamini e l’assessore alla scuola matildeo, Francesca Aria Poltronieri, salutano così l’adesione al bando di tanti giovani, che hanno ottenuto una valutazione di almeno 95 centesimi o superiore a questa, alla fine degli esami finali di Stato svolti in qualsiasi istituto. «Sette di loro – avverte l’Amministrazione – hanno aderito e ottenuto il riconoscimento nell’ambito del bando comunale, che mette come ogni anno a disposizione borse di studio da 500 euro ciascuna». Una somma utile per abbattere i costi di iscrizione a qualsiasi corso universitario o per l’acquisto dei libri di testo o materiali didattici. Dal momento che per partecipare al bando era necessario dimostrare la propria residenza nel Comune di Bondeno, ma anche la propria iscrizione al primo anno di un qualsiasi corso di studio all’Università. La buona adesione di studenti che hanno concluso il loro percorso a Bondeno, anche in merito al bando 2019, dimostra «La qualità di insegnamento all’interno del Centro studi superiore “Carducci”, che raggruppa liceo e Ipssc – continua l’assessore Poltronieri – certificata in passato dai rapporti puntuali della Fondazione Agnelli». «Nel corso degli ultimi anni – conclude il sindaco Bergamini – si sono investite risorse importanti sulla scuola, la formazione professionale e la qualificazione dei giovani in funzione del lavoro. E’ stato con immenso piacere, inoltre, che abbiamo incontrato in municipio gli studenti “meritevoli” del nostro territorio. Ragazzi (in questo caso classe 2000) che rappresentano il futuro e l’orgoglio del nostro territorio. Abbiamo organizzato per loro una cerimonia di premiazione per consegnare i nostri attestati, per un momento che vuole essere benaugurale per il prosieguo della loro carriera di studio e professionale». Gli studenti meritevoli usciti vincitori del bando 2019 sono i seguenti: Miriam Bedani, Susanna Bombarda, Luca Marini, Chiara Merighi, Chiara Orlandi, Anna Panzani, Lisa Tassinari.

Centenaria a Scortichino

Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Simone Saletti porta a Orestile Pinca gli auguri dell’Amministrazione e della comunità.

Natale è stato un momento speciale per tutti, ma in particolare per Orestile Pinca, che ha celebrato nel giro di pochi giorni la festa più speciale in assoluto, assieme al proprio centoduesimo compleanno. Un momento certamente da condividere con i suoi cari: il figlio Luigi Sofritti e tutti i suoi cari, ma con una sorpresa gradita: il vicesindaco Simone Saletti ha portato gli auguri dell’Amministrazione e dell’intera comunità alla più longeva residente di via Provinciale, a Scortichino, dove si stava svolgendo la festa. Una festa che si è arricchita del regalo costituito dalla consegna di uno splendido bouquet di fiori, recapitato da Saletti a “nonna” Orestile. Per tutti, quindi, una torta speciale fatta con ben 102 candeline…

Intense piogge, canali al limite e impianti a pieno regime

Da: Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

Franco Dalle Vacche: “Ci aspettano settimane delicate. Stiamo tenendo sotto controllo la situazione con il nostro personale”.

I fenomeni meteorologici di dicembre non sono in linea con la statistica. I mesi freddi sono infatti generalmente asciutti, ma a conferma di andamenti climatici sempre più spesso non prevedibili, questo dicembre è stato come un prolungamento di novembre. Da qui un grande sforzo del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara che sta attenzionando la situazione con le proprie squadre, sempre presenti e facendo lavorare al massimo gli impianti.

“Il terreno infatti è completamente saturo e davanti avremo settimane difficili – dice il presidente Franco Dalle Vacche – il terreno non è più in grado di assorbire l’acqua, le falde si sono riempite e ogni millimetro di pioggia che cadrà sarà tutto riversato nei canali, e poi alle idrovore. “Stiamo monitorando ogni dato, facendo ogni manovra necessaria ad agevolare i deflussi delle acque. Un lavoro costante, giorno e notte, grazie alle nostre squadre in turno” Ricordo che oltre alle piogge cadute sul territorio ferrarese, la rete dei canali del Consorzio si trova anche a raccogliere le acque che arrivano dal modenese e dal bolognese nella zona di Cento confermando che il nostro è un ‘consorzio di attraversamento’, con metà finale volano ed idrovia i cui i livelli alti prosegue Dalle vacche creano certamente ulteriore difficoltà – A questo proposito, sarà importante che il Servizio Tecnico di Bacino cerchi di tenere i livelli più bassi possibile per poter permettere anche lo scarico della nostra rete di canali consortili con maggiore facilità”. L’intensa pioggia caduta nella notte tra sabato e domenica ha dunque reso più critico il contesto. “Se guardiamo i dati pluviometrici, in 7 ore sono cadute una media di 42.5 mm di pioggia, con picchi che hanno toccato i 64 mm in zona Pioppo – esamina i dati Dalle Vacche – numeri importanti per non dire eccezionali in così poche ore, che peraltro vanno a sommarsi a quelli di un dicembre particolarmente piovoso che aveva già fatto alzare i livelli delle falde imbebendo il terreno. Questa situazione che il Consorzio sta attenzionando con il proprio personale, si protrarrà per diverse Giorni se non settimane, in quanto, in tali condizioni, i livelli dei canali scendono molto lentamente. Avremo davanti, dunque, un periodo molto delicato, sperando che arrivi il freddo per stabilizzare la stagione e non avere piogge”. Un dicembre che sta richiedendo un grosso impegno al Consorzio, sa in termini energetici che econonomici per riuscire a far fronte all’emergenza scongiurando allagamenti. “La riprova del grande sforzo che stiamo chiedendo ora ai nostri impianti idrovori sta nel fatto che a Codigoro in questi giorni abbiamo dovuto azionare anche i nostri gruppi elettrogeni, in quanto la quantità di energia elettrica richiesta era tale da non essere sufficiente quella fornita dall’Enel. – conclude Dalle Vacche – oggi non siamo in grado di misurare il costo ma si riapre il tema di un eccessivo carico fiscale pesante in momenti in cui si lavora per scongiurare emergenze idrogeologiche ed allagamenti. A differenza della media di dicembre pari ad un costo di 150.000 euro circa per l’energia elettrica delle idrovore, essendo stato un mese eccezionalmente piovoso, il carico del costo sarà il triplo del normale, con una spesa che si aggira oltre i 400.000 euro”.

“Collezione di Franco Farina” in mostra. E Ferrara torna vetrina d’arte mondiale

La città vista attraverso le opere degli artisti che sono passati da Ferrara portandoci un pezzetto di mondo inaspettato e dirompente: la pop-art di Andy Warhol e Jim Dine; il Cile che con Sebastiàn Matta si contrappone a Pinochet; ma anche Emilio Vedova che con le sue opere di arte informale-gestuale contesta il tradizionalismo della Biennale di Venezia. È dedicata a Franco Farina, mente e organizzatore delle mostre che hanno portato alla ribalta Ferrara nella sua dimensione contemporanea l’esposizione su “La collezione Franco Farina / Arte e avanguardia a Ferrara 1963/1993”, visitabile al PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea (corso Porta Mare 5) di Ferrara.

Foto e scambi epistolari in mostra per la “Collezione Franco Farina” al Pac di Ferrara (foto GioM)

Perché l’allestimento incentrato sul lascito del direttore di Palazzo dei Diamanti, o meglio di colui che quello spazio ha ricreato e riportato alle vette di rinascimentale memoria, è fatto di persone e di incontri, di pezzi unici enormi e di disegni piccoli ed eterei, di bozzetti e incisioni, poster e scambi epistolari, fotografie e filmati che mettono in mostra e raccontano una personalità pionieristica e travolgente, unica eppure  spontaneamente capace di dialogare tanto con i massimi esponenti del jet set artistico mondiale, quanto con ogni persona che incontrava per le strade e le piazze della città, chiacchierando e confrontandosi, dispensando consigli e accogliendone altrettanti, aperto e curioso, ma anche determinato ed energico nell’intrecciare e coltivare relazioni, nel valorizzare talenti, nel confezionare vetrine eclatanti delle più svariate correnti artistiche con dentro sempre qualcosa di esplosivo.

Come ha detto Maria Luisa Pacelli, già direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea “era una persona capace di parlare a tutti. Intratteneva rapporti personali con figure importanti di caratura nazionale e internazionale, ma era in grado di parlare alla città e alla gente. Trovava sempre le parole per spiegare la situazione artistica più ermetica. Ha vissuto l’arte come impegno intellettuale e impegno civile, riuscendo a coinvolgere l’intera città, che è legatissima alla figura di Franco. E credo che la mostra sia in grado di risvegliare emozioni in chi lo ha conosciuto e ha vissuto quegli anni e quelle esperienze”.

Opere di Mario Schifano della “Collezione Franco Farina” (foto GioM)

Va ricordato che è stato Franco Farina – nato a Ferrara  il 14 maggio 1928 e morto nella sua città il 18 maggio 2018 – che ha rilanciando il palazzo-simbolo del Rinascimento estense rendendolo un’icona di arte contemporanea e di qualità culturale riconosciuta a livello internazionale. Quando nel 1963 Farina diventa il direttore dei Musei civici d’arte moderna, i Diamanti erano usati come spazio di custodia di opere di proprietà comunale ed è lui a decidere di farne invece la base operativa del suo lavoro e poi la cornice espositiva delle rassegne cha va ideando.

Presentazione in Municipio della mostra
Sgarbi con Lola Bonora, la Fiorillo Gulinelli e la Pacelli
Presentazione della “Collezione Franco Farina”
Il sindaco Alan Fabbri alla presentazione

Di questo, delle sue passioni e dei suoi legami rende conto la mostra realizzata dalla fondazione Ferrara Arte e dalle civiche Gallerie d’arte moderna e contemporanea in collaborazione con l’Università di Ferrara. La rassegna delle opere d’arte di cui Farina si è circondato racconta infatti il fermento culturale così ricco che lui coltiva, stimola e trasforma in eventi che hanno fatto scuola. Come ha detto alla presentazione alla stampa della mostra Vittorio Sgarbi, nominato a fine novembre presidente della Fondazione Ferrara Arte che raccoglie in qualche modo l’eredità dell’opera svolta da Farina per un trentennio, “in quegli anni a Ferrara ci si è abituati a guardare e conoscere l’arte contemporanea con un’assiduità che ha fatto sì che per noi diventasse un fatto naturale”, mentre le altre città restavano più ancorate ai classici e all’arte ormai consacrata. “Persino Bologna – ha fatto notare Sgarbi – ha cominciato ad avere familiarità con l’arte contemporanea dopo, quando nel 1974 nasce Arte Fiera, ma comunque mantiene l’arte contemporanea dentro una manifestazione fieristica e fuori dai contenitori istituzionali e ci vorrà tempo perché nel resto d’Italia nascano quei musei che sono ora un punto di riferimento per questo tipo di visione, dal Castello di Rivoli (1984) al Pecci di Prato (1988) per arrivare agli attuali Madre, Mart e Maxxi di Roma. Ma Ferrara, con lui, fu prima di tutti”.
A suo tempo fu il critico d’arte e giornalista Janus ad affermare sulla stampa nazionale che negli anni Settanta Ferrara diventa con Farina “la vetrina del più grande spettacolo d’arte contemporanea che l’Italia abbia mai avuto”.

Locandina della mostra con il ritratto di Franco Farina realizzato da Marco Caselli Nirmal

Una mostra che vuole quindi restituire l’atmosfera della collezione privata, degli artisti arrivati a Ferrara grazie a un uomo di cultura e passione e dei quadri che animavano la sua casa, che gli facevano compagnia e gli rammentavano i legami che aveva e manteneva con artisti chiamati ad esporre qui da oltreoceano così come quelli più vicini, che incontrava nella sua Ferrara e che pure sono stati protagonisti delle mostre che organizzava e stimolava a realizzare, facendo da trampolino di lancio o da cassa di risonanza per talenti decollati oltre i confini territoriali.
È questa sensazione, di arte che pervade la sfera privata come quella pubblica, che vuole e riesce a trasmettere l’esposizione dedicata a “La collezione Franco Farina / Arte e avanguardia a Ferrara 1963/1993”.

Sala dedicata a Ludovico Ariosto nella “Collezione Franco Farina” (foto GioM)

Lo conferma un poco commossa Lola Bonora, la sua compagna ed erede che giusto nella primavera 2019 ha donato le opere al Comune seguendo quella che era la sua volontà. “In particolare – racconta Lola Bonora che in quegli anni ha diretto l’altrettanto pionieristico Centro di Video Arte – l’allestimento è riuscito a ricreare il corridoio della casa di Franco, con le opere che erano appese da una parte e dall’altra e che lui amava avere intorno sempre”.

La “Collezione Franco Farina” coi quadri esposti come nel corridoio della sua casa (foto GioM)

Una carrellata che spazia dai grandi maestri come Giorgio Morandi e Alberto Burri agli amici-artisti che con lui hanno lavorato e condiviso affetti, tempo ed energie, primo fra tutti Franco Patruno – sacerdote e direttore di Casa Cini – insieme con l’immaginifico scultore Maurizio Bonora, il video-artista Maurizio Camerani, il recentemente scomparso Fabbriano. In questa mostra ci sono dentro Farina, le persone e la carica artistica che sempre lo circondavano, quello che ha fatto storia e un poco di quello che avveniva dietro le quinte dei vernissage. Una rassegna che dà vita a quel lavoro di ricerca e studio avviato da Ada Patrizia Fiorillo, docente della Sezione di arti dell’Università di Ferrara, e pubblicato alla fine del 2017 nel volume “Arte contemporanea a Ferrara” (Mimesis editore), all’interno del quale si va a ricostruire in maniera sistematica  il lavoro di organizzazione di mostre e ricerca portato avanti da Farina, al quale il libro dedica anche una lunga intervista.

Da Nespolo a Fabriano i quadri in mostra così come erano esposti nel corridoio di casa Farina (foto GioM)

“Era una persona che ti lasciava sempre un sacco di cose – dice Lola Bonora – anche quando non era sua esplicita volontà di farlo, ma sapeva sempre trasmetterti il suo vissuto, la sua maniera di pensare, la sua visione”.  È lei a ricordare che “Franco diceva di aver avuto la fortuna di fare questo lavoro e di avere avuto il grande dono di queste opere a cui teneva, ma che voleva che alla fine tornassero alla città dove erano approdate”.
Franco Farina è stato molto amato e – come ha detto Vittorio Sgarbi – in qualche modo ha portato avanti il suo lavoro all’interno del Comune ma indipendentemente dalle indicazioni di chi amministrava. Lui stesso con il consueto aplomb autoironico raccontava: “Il merito dell’Amministrazione comunale fu quello di lasciarmi fare”. E lui fece. Al punto che il critico e storico dell’arte Renato Barilli nel volume riassuntivo dell’attività di quegli anni uscito nel 1993 per i tipi di Corbo editore scrisse: “Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente all’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo”.

“La collezione Franco Farina / Arte e avanguardia a Ferrara 1963/1993”, PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea, corso Porta Mare 5, Ferrara. Da sabato 21 dicembre 2019 a domenica 15 marzo 2020, aperto ore 9.30-13 e 15-18 tutti i giorni eccetto il lunedì. Chiuso il 25 dicembre, aperto 26 dicembre 2019. Ingresso a pagamento.
A cura di Maria Luisa Pacelli, Ada Patrizia Fiorillo, Massimo Marchetti, Chiara Vorrasi, Lorenza Roversi.

Sala Estense primo appuntamento: in arrivo Michele Cafaggi con le sue magiche bolle di sapone!

Da: Organizzatori

Sabato 28 Dicembre alle ore 16,30 la ventiduesima edizione della rassegna natalizia “Babbo Natale, Gnomi e Folletti” si aprirà, come di consueto, alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale), con uno spettacolo sorprendente “Ouverture des saponettes” dell’artista milanese Michele Cafaggi che presenterà uno spettacolo musicale e festoso in cui le sue magnifiche, enormi, coloratissime bolle di sapone danzeranno gioiosamente in un’esibizione magica e poetica.

Un eccentrico direttore d’orchestra condurrà il pubblico nel mondo fragile e rotondo delle bolle di sapone per un “concerto” dove l’imprevisto è sempre in agguato: da strani strumenti musicali nascono bolle giganti, bolle rimbalzine, bolle da passeggio, grappoli di bolle, i più fortunati fra il pubblico dei bambini potranno addirittura entrare in una bolla gigantesca!
Ouverture des Saponettes è un racconto visuale senza parole che trae ispirazione dalle atmosfere circensi e del varietà, un magico spettacolo di clownerie, pantomima e musica che, nato per i più piccoli, finisce per incantare il pubblico di qualsiasi età.
Lo spettacolo attualmente conta più di 1000 repliche, è nato nel 2003 ed è stato presentato per la prima volta al Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano nell’ambito delle attività organizzate dal laboratorio scientifico di bolle di sapone. È stato rappresentato in teatri e festival nazionali e internazionali (Francia, Irlanda, Belgio, Svizzera, Grecia, Giappone, Cina, Corea del Sud), in scuole materne, musei della scienza, casinò, varietà e gran galà. Ha partecipato alle trasmissioni televisive “I soliti ignoti” su Rai 1 e “Circo Massimo Show” su Rai 3, “Mattina in famiglia”, Rai 1, “Bontà loro” Rai 1, Tg2, GT Ragazzi e Rai International.
Michele Cafaggi è un mimo, clown e giocoliere e da diversi anni sviluppa teatralmente la tecnica delle bolle di sapone giganti.
Ha studiato in Italia e in Francia con Jango Edwards, Quelli di Grock, Philippe Gaulier, Marcel Marceau, Philippe Radice presso l’Ecole Nationale du Cirque Fratellini, la Scuola di Arti Circensi della Sala Fontana e la Lega Italiana di Improvvisazione Teatrale.
Nel 1993 inizia la carriera lavorando come artista di strada e partecipando a numerosi festival in Italia e all’estero. Con il tempo, arriva a collaborare con artisti del calibro dello stilista Moschino e del cantautore Fabrizio De Andrè, in qualità di performer ed è invitato più volte nei programmi di Rai e Mediaset. Nel 2004, il primo premio e il premio del pubblico al Festival Internazionale di Ascona (CH) come miglior artista inaugura una lunga serie di altri importanti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale conseguiti fino a oggi.

Per tutti i bambini dai 3 ai 99 anni.

Inizio spettacoli: ore 16,30 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,30)
Biglietti: adulti € 6,00, bambini € 5,00
Informazioni: Il Baule Volante

Candidatura di Fabio Bergamini alle Elezioni Regionali

Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini: “Il mio impegno per portare il territorio ferrarese fuori dall’isolamento e per realizzare in regione il programma sul lavoro”.

«Il mio impegno sarà rivolto a fare uscire il Ferrarese dall’isolamento viario ed economico in cui l’ha portato in tanti decenni la sinistra, ma al tempo stesso l’esperienza in Regione servirà per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati come movimento nell’ambito del lavoro, del commercio e dell’agricoltura». Il sindaco di Bondeno, Fabio Bergamini (40 anni e una laurea in filosofia) annuncia così la presentazione della sua candidatura in Regione, nella lista della Lega di Matteo Salvini. «Il territorio ferrarese attende da ormai troppo tempo le infrastrutture viarie necessarie al suo rilancio – dice Bergamini –. Abbiamo strade provinciali malconce e ponti che necessitano di manutenzioni urgenti, e dobbiamo assolutamente arrivare alla realizzazione della Cispadana e delle vie di collegamento con la viabilità esistente. Ma tutto questo non basta: penso alle reti ferroviarie e ad una infrastruttura mai completamente utilizzata, quale il corso del fiume Po, che attendono di essere potenziate». L’esperienza amministrativa di Bergamini diventa al tempo stesso il vettore con cui portare nella sede della Regione, in viale Aldo Moro, i progetti che hanno qualificato questi anni di impegno amministrativo: «le nostre imprese ricercano personale che non trovano sul mercato, perché esiste un disallineamento evidente fra la formazione dei potenziali candidati e le richieste delle imprese, che necessitano di varie figure per aumentare il loro business. Abbiamo pensato a strumenti che le amministrazioni locali possono mettere in campo per politiche di stabilizzazione del lavoro precario. Il nostro obiettivo – continua il neo-candidato all’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna – è quello di sostenere il commercio “di vicinato”, che ha un ruolo imprescindibile nella prevenzione dei fenomeni di degrado sociale, innanzitutto, ma è anche un fattore di crescita, sviluppo e creazione di posti di lavoro». Inoltre, «in un’epoca storica in cui le imprese agricole vengono indicate come “impattanti” per l’ambiente, dall’ottusità di alcune forze politiche, vorremmo dare un segnale in senso contrario. Sgravandole dai costi di smaltimento corretto dei rifiuti derivanti dalle lavorazioni agricole, e sostenendo una filiera che utilizzi i prodotti agricoli a “chilometro zero”. Perché il ruolo delle aziende agricole è imprescindibile nella conservazione di un territorio nazionale soggetto ad erosione e processi di desertificazione, ma soprattutto è fondamentale nella difesa della qualità del “Made in Italy”, che passa anche dalla difesa e valorizzazione del nostro patrimonio agro-alimentare».

DIARIO IN PUBBLICO
Professore? Titoli e scienza, un conflitto tutto italiano

Da una vita ho anteposto il titolo accademico al meno usato ‘signore’ che nella vita dovrebbe essere – assieme naturalmente a ‘signora’ – il più elegante modo per rivolgersi agli altri, includendo semmai – ma qui è questione di gusti – l’appellativo forse imbarazzante di ‘signorina’ che porta con sé ricordi dolorosi del secolo breve.
Non riesco perciò a capacitarmi della ridicola e sminuente polemica che ha coinvolto i professori Marattin Luigi e Borghi Aquilini Claudio che si sbattono in faccia l’uso legittimo e non del titolo. Che storia! Da sempre nella mia lunga esperienza ricordo l’insistenza con cui nel mio quieto cursus honorum i miei maestri con leggerezza m’interpellavano con il titolo dottore che come si sa nei malinconici festeggiamenti goliardici residui atavici di una goliardia goffa viene evocata per relegarlo in imbarazzanti buchi anatomici. Quindi il dottore che anche a menti poco propense risuona familiare solo per chi si prende cura del nostro corpo fino alle vette di professore che spetta agli dèi della medicina responsabili di reparti e cliniche, viene cancellato nella sottile diatriba per sottolineare la gravissima offesa di appropriarsi indebitamente del titolo aureo. Riportano i giornali che il duellante professor Marattin abbia così rimproverato il dottor (professor?) Borghi Aquilini. Cito dal Resto del carlino del 17.12.2019: «Lui – che per anni ha abusato del termine ‘professore’, essendo stato solo per pochi mesi docente a contratto e poi ovviamente rispedito al mittente – in accademia ci può entrare solo per portare i caffè, con tutto il rispetto ovviamente per chi fa il catering (molti dei quali conoscono l’economia meglio di lui)». A cui l’offeso risponde via twitter: «Informo di avere insegnato per otto anni – scrisse il leghista sul social – di non aver mai abusato di nulla e di non essere stato rispedito da nessuno».
Piccolo esempio di una vuotaggine di pensiero che colpisce anche i nostri più intraprendenti politici.
Si infittiscono poi i ricordi di molti famosi personaggi a cui l’accademia ha negato il titolo bramato e che lo indossano quasi per diritto di chiara fama, ma risulta un lieve peccato se si pensa come molto spesso quel riconoscimento sia frutto di intrighi accademici così comuni nel nostro insopportabile paese.

In un insperato e quasi incredibile incontro che ho avuto con un rappresentante dell’arma dei Carabinieri – che come molti sanno non sono famosi per coltivare l’attività della scienza umanistica ma altri e più fondamentali diritti e doveri – ho ritrovato quella eticità del sapere che molto spesso sfugge ai nostri illustri rappresentanti politici.
Mi reco dunque alla stazione dei Carabinieri per denunciare la perdita del foglio complementare della macchina. Vengo ricevuto da un elegantissimo e altissimo militare che mi ispira subito fiducia essendo io, come ho ribadito tante volte, attento alla fisiognomica. Mi chiede dunque la professione e rivelo dunque la mia. Vedo illuminarsi il suo viso e immediatamente mi chiede se poteva conversare con me, essendo lui un seguace della musa Clio e delle arti apollinee. E mi racconta della sua giovinezza fatta di duro lavoro e della impossibilità di iscriversi a qualche facoltà dopo il diploma di geometra. Del suo impiego nell’Arma. Delle sue due figlie, una amante della letteratura che coltiva con passione. Di avere perseguito il suo dovere ma anche le sue passioni letterarie.
E mi sono commosso. Se dunque il titolo rappresenta una condizione non si potrebbe allora chiamare ‘professore’ chi mi ha impartito una così nobile lezione?
Non facciamoci dunque del male ricordando che ‘A ciascuno il suo’ non è solo il titolo di un libro fondamentale nella cultura novecentesca, ma la speranza di una fondante dirittura di pensiero, al di là dei titoli.
Auguri dunque, signore e signori, sperando in un anno meno triste di quello che sta per concludersi.

Continuano gli eventi di Natale in centro a Ferrara

Da: Organizzatori

A Santo Stefano e nel week-end musica e animazioni per bambini.

Continuano anche durante le feste, e in attesa della grande serata di Capodanno, gli eventi di Natale organizzati da Delphi International, Made Eventi e Sapori da Mare, con il contributo del Comune di Ferrara e della Camera di Commercio di Ferrara.
Un programma pensato per i ferraresi e i turisti che decideranno di visitare la nostra città per le feste di Natale e che saranno in centro, magari dopo un bel pranzo in uno dei tanti ristoranti che la città offre.

Giovedì 26 dicembre alle 16.30 al Fideuram Christmas Village in Piazza Trento e Trieste, il concerto delle Dogato Sisters & Friends, gruppo musicale composto da nove voci femminili coordinato e diretto da Rossano Scanavini. Un repertorio, quello proposto dal gruppo, molto conosciuto e coinvolgente per il pubblico di tutte le età. Un viaggio nella musica italiana e straniera dagli anni Sessanta ad oggi, per cantare tutti insieme e passare momenti di spensieratezza ed allegria nella giornata di Santo Stefano.
Sabato 28 dicembre spazio invece al divertimento per i più piccoli, sulla scia del grande successo del secondo film della saga di Frozen. Al Fideuram Christmas Village, dalle 16 alle 18.30, tanti giochi e laboratori creativi a tema in collaborazione con FEshion Eventi.

Zamorani: settimo sit- in sullo scalone

Da: Mario Zamorani

Oggi dalle 10 alle 11 settimo sit – in sullo scalone del Municipio con il cartello “Fabbri non risponde”. La vergogna di un sindaco che si chiude nel Palazzo e rifiuta di rispondere a un cittadino che denuncia una illegalitá della Lega.

Vigilia in festa al Teatro Barattoni di Ostellato

Da: Organizzatori

Tra burattini e sorprese, un ricco pomeriggio per il pubblico di tutte le età.

Il Teatro Barattoni di Ostellato apre le porte al pubblico per trascorrere insieme il pomeriggio della Vigilia di Natale. Nell’ambito della campagna ‘A Natale regala un posto a Teatro’, dalle 15 alle 19 del 24/12 ci sarà infatti l’apertura straordinaria della biglietteria, con la possibilità di acquistare biglietti ed abbonamenti per la stagione teatrale 2020.

Il programma della giornata entrerà nel vivo alle ore 17, quando il Teatro alla Panna, storica compagnia di Senigallia, presenterà per la prima volta ad Ostellato Tutti vanno alla Capanna. Uno spettacolo per tutta la famiglia: burattini ed attori daranno vita ai personaggi del presepe, che lungo il cammino verso la capanna sveleranno al pubblico retroscena e curiosità inconsuete, vivendo l’evento con curiosità ed eccitazione, in un’atmosfera di movimentata quotidianità.
Vi piacerebbe conoscere il pensiero del Bue e dell’Asinello? Sareste curiosi di ascoltare la viva voce di Melchiorre? I Re magi, due soldati romani, un contadino e sua figlia, un cane e un agnello saranno i protagonisti di storie che si alternano e si intrecciano, in un clima di comicità e divertimento contraddistinto da una venatura poetica, nello stile tipico del Teatro alla Panna.

Dopo lo spettacolo si terrà la piccola Lotteria di Natale: tutti i piccoli spettatori intervenuti riceveranno in regalo il teatrino di cartoncino da colorare e costruire, mentre 3 fortunati vinceranno una marionetta giocattolo realizzata a mano. Sorprese anche per i più grandi: saranno infatti sorteggiati anche 6 biglietti ingresso omaggio per gli eventi della stagione serale SipariOstellato.

I burattini inviteranno poi il pubblico a seguirli a Comacchio, dove nel pomeriggio del 26/12 a partire dalle ore 16:30 nell’Antica Pescheria saranno protagonisti Fagiolino, Sganapino e gli altri eroi del teatrino di Massimiliano Venturi; a seguire in Piazza Folegatti Dario Marodin, in arte El Bechin, presenterà l’originalissimo Horror Puppet Show.

L’ingresso è sempre gratuito, e gli spettacoli sono adatti a tutti a partire dai 3 anni di età. Per restare aggiornati sui prossimi eventi è possibile iscriversi alla newsletter su www.sipariostellato.it.
Infoline: +39 349 0807587. Anteprime ed aggiornamenti in tempo reale sulla pagina facebook ‘SipariOstellato’.

Ferrara Civica: riflessione di Natale per una città al capolinea di una nuova partenza

Da: Organizzatori

Ferrara Civica, in occasione delle festività del Santo Natale e dello spirito che lo caratterizza, desidera porre all’attenzione di tutti due questioni: quali sono i compiti che si prefigge una comunità di persone? E: quali sono gli obiettivi che un’sistema economico e sociale maturo, tramite i suoi rappresentanti, è chiamato a svolgere? Riteniamo che senza una risposta a tali domande sia difficile iniziare ogni riflessione sul senso del nostro essere comunità.Siamo convinti che il sistema economico nato da l’uomo e per l’uomo debba, se correttamente funzionante e gestito nell’interesse dei cittadini, restituire ricchezza e servizi alla comunità, non sottrarre risorse.

Quando si verifica quest’ultima ipotesi, evidentemente, qualcosa è andato storto, e allora sarebbe corretto, individuare le responsabilità che non possono e non debbono ricadere sulla comunità. Il cittadino come contribuente fa la sua parte già nel momento in cui partecipa alla vita economica e sociale della città. Ed è normale, nonché certezza giuridica, aspettarsi il frutto di quanto seminato. Se tale legittima aspettativa viene meno, si corrodono le fondamenta stesse della comunità, del patto sociale locale, perché il cittadino lontano dall’essere soggetto che partecipa attivamente alla società di cui è parte, è solo un limone da spremere in caso di necessità. Di più: si minano le fondamenta stessa della vita. È chiaro che, discorrendo in punta di numeri, i debiti sono debiti. Il più grande inganno, però, che si possa raccontare ai cittadini ferraresi è che il possesso di azioni di aziende private quotate e partecipate dal pubblico -come nel caso Hera S.p.a.- garantisca il controllo dei servizi erogati dall’azienda alla comunità. Il controllo e la puntuale verifica sulla qualità dei servizi forniti da Hera -come da tutte le altre partecipate pubbliche- la si ottiene solo con un governo pubblico di “forte controparte” (non di arrendevole azionista) per buoni contratti di servizio, con vigilanza, sanzioni, garanzie fideiussorie e con una vera competizione delle gare per l’affidamento dei servizi, consapevoli che siamo in mercati fatti di oligopoli, ovvero, poche aziende presenti, sempre a rischio di fare tacito “cartello” per spartirsi rapporti economici appetitosi. Basti pensare alla scarsa gestione della pubblica illuminazione o alle tariffe stellari per rifiuti e acqua. Per non parlare, poi, degli insufficienti investimenti nella vecchia e pericolosa rete acquedottistica dove è necessario sostituire i chilometri di tubi in cemento/amianto della nostra rete acquedottistica; o dei buchi neri della rete del gas metano con le numerose abitazioni non allacciate. La vendita delle azioni Hera può essere cosa buona, posto che si usino i soldi per fare investimenti in infrastrutture pubbliche di servizio e produzione -senza fare debiti- e che restino pubbliche e non devolute al “privato” di turno. Alla soglia del 2020 essere uomo non può e non deve far rima con la parola debitore, in ossequio ad un ordine che vuole così. La domanda che sorge è: se il sistema economico è uno strumento inventato dall’uomo per ottenere un determinato risultato che vada a beneficio della comunità all’interno della quale è sorto, come è possibile che gli si ritorca contro? Non esiste strumento senza uomo che lo utilizzi. E allora: chi ha usato di questo strumento in modo che la comunità ne subisca un danno anche solo come peggioramento della qualità della vita e dei servizi resi? E perché lo stesso danneggiato è chiamato a riparare il danno che ha subito? È una questione che va contro ogni elementare logica del diritto. E ancora, ragionando per complementarità se esiste un negativo (il danno) deve esistere un positivo (un’utile); ma per chi? Riteniamo sia il tempo di avere coraggio e consapevolizzare le persone che non hanno ben chiara la situazione. Se mala gestione c’è stata, occorre chiedersi come e perché, ottimizzando nomine che non difettino delle necessarie competenze per trasformare le aziende nel “cuore propulsore” dell’economia locale pubblica. Se c’è stato accumulo di “sofferenze” occorre capire, l’origine di tale debito, la sua composizione, la gestione e l’individuazione di chi ne ha tratto beneficio e renderne conto ai cittadini per averne consapevolezza. Chi scrive rifiuta la visione meccanicistica della vita, secondo la quale l’uomo è semplice risultanza di un sistema di causa-effetto. L’uomo ha il dono dell’intelletto, in grado di individuare il senso della vita che non può esaurirsi in una sterile ottica di debiti e crediti che si concretizza nel dissipare da parte dei figli, ciò che il Padre ha realizzato. È sufficiente scorgere la linea temporale della storia per verificare che l’esistenza dell’uomo è scandita da questa triste alternanza. È di dominio pubblico che la ricchezza -a qualsiasi latitudine- si concentra sempre più nelle mani di pochi, lasciando al resto della popolazione le briciole. È questo il futuro che desideriamo per le future generazioni? Perché se così non fosse, occorre affrontare questioni che non sono più procrastinabili. I nostri nonni hanno versato fiumi di sacrifici per darci un futuro, ed esso non può essere messo in discussione da chi muove la leva del debito perenne. In epoca passata c’era l’istituto del Giubileo e la remissione totale dei debiti, forse occorrerebbe riscoprire le nostre radici troppo spesso trascurate. Scriviamo queste cose perché chi da poco governa la nostra città è consapevole che su questi temi la città ha grandi aspettative da soddisfare. Ma oggi è la stagione del Santo Natale e quindi ci fermiamo qui con un pensiero che è il nostro dono: la Parabola di Marco 4:26-29, che ci rammenta come ciò che l’uomo semina, ha aspettativa di vedersi tornato moltiplicato all’atto della mietitura. 26 Disse ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra. 27 Ora la notte e il giorno, mentre egli dorme e si alza, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come.
28 Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 E, quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura».

Nominata la nuova segreteria Diccap di Ferrara

Da: Ufficio Stampa SULPL Ferrara

Gli iscritti al Sindacato Diccap hanno eletto i nuovi Dirigenti Sindacali che andranno ad affiancare il Coordinatore Provinciale Luca Falcitano e gli altri Dirigenti già in carica.
I Nuovi componenti della segreteria Sono Antonio Crisci e Davide Zamboni, che coadiuveranno Falcitano nella gestione della Segreteria cittadina.
Primo impegno ufficiale per i nuovi dirigenti sarà il convegno nazionale del Sindacato che si terrà a Riccione il 9-10-11 Gennaio 2020, occasione in cui verranno premiati con onoreficenze nazionali diversi operatori di polizia locale che si sono distinti in servizio, tra questi figurano 2 Agenti di Polizia Locale di Ferrara ed un Commissario della Polizia Locale Valli e Delizie.