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Da: Organizzatori

Lunedi’ 30 Dicembre alle ore 16,30 la ventiduesima edizione della rassegna natalizia “Babbo Natale, Gnomi e Folletti” prosegue, come di consueto, alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale), con lo spettacolo “I Brutti Anatroccoli” della Compagnia Teatrale Stilema: in scena nientemeno che Silvano Antonelli -torinese ma di fiere origini ferraresi- da molti considerato il principale ispiratore del Teatro Ragazzi italiano.

I brutti anatroccoli di Silvano Antonelli non è una fiaba classica: in questo spettacolo il classico si presta a reinventare e cucire assieme una molteplicità di storie di brutti anatroccoli.
Cosa significa essere diversi? Diversi da chi e rispetto a quali canoni? Come vivono i bambini il concetto di diversità, il loro sentirsi e “in difetto” rispetto a come “dovrebbero essere”? A queste e tante altre domande sull’identità lo spettacolo -liberamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen- prova a dare delle risposte, e lo fa mettendo in scena una perfetta miscela di ironia e spunti per riflettere e anche, perché no, commuoversi.
Questo spettacolo è stato realizzato dalla Compagnia Stilema che, nata nel 1983 cerca di attingere a temi cogenti del vivere quotidiano dell’infanzia.
In I brutti anatroccoli, infatti, si tocca un tema molto sensibile, che alle volte porta i bambini, anche i più piccoli, a isolarsi e soffrire in silenzio, perché si sentono “sbagliati”. Silvano Antonelli recita l’intero copione con il supporto di alcuni oggetti, strumenti musicali, papere con gli occhiali, con le rotelle o di diverso colore, divertenti e poetiche suggestioni: lo spettacolo cerca di veicolare il messaggio che tutti possono cercare di rendere la propria debolezza una forza. Da qualsiasi punto si parta e in qualsiasi condizione ci si senta.
E così, in modo estremamente semplice ed efficace, Antonelli mette in scena la sua idea di teatro che, come afferma all’inizio dello spettacolo, “sono dei pensieri che si travestono, e se vuoi raccontare la paura la puoi vestire da lupo, se vuoi raccontare il coraggio da leone, ecc.”
La diversità è stata trasformata in anatroccoli, come nella fiaba di Andersen, che qui viene usata come archetipo in grado di affrontare un tema universale, tanti anatroccoli, ognuno con un piccolo difetto, ognuno con una imperfezione che li allontana dai modelli di “perfezione”, “efficienza” e “bellezza” imposti dalla società e, al cospetto dei quali, troppo spesso ci si può sentire a disagio. Basta essere un po’ timidi, introversi, un po’ più sensibili, portare un paio di occhiali, essere più lenti nel fare le cose, dover stare su una sedia a rotelle, avere il colore della pelle diverso. Basta una piccola sfumatura, alcune volte, per essere additati, per trovarsi isolati e per sentirsi imprigionati nelle proprie emozioni, come se si avvertisse un peso, sullo stomaco, che non va mai via.
Ma il tempo scorre: dopo la primavera arriva l’estate e poi l’autunno e poi l’inverno e poi di nuovo il ciclo continua. Il tempo passa e proprio mentre sembra che non stia succedendo niente si cresce e si diventa grandi. Ed è importante ripartire proprio da quella mancanza e trasformarla in coraggio, desiderio di esprimere la propria unicità come qualcosa di bello, di speciale e irripetibile.
Lo spettacolo nasce da una commistione tra laboratori teatrali con ragazzi e bambini, nei quali si è giocato intorno ai temi di “normalità” e di “diversità”, e racconti di ex bambini, ormai diventati grandi, che sono stati “particolari” e hanno raccontato a Silvio Antonelli come hanno vissuto, da piccoli, la loro condizione di “brutti anatroccoli” e come e dove hanno trovato la forza per reagire: nel finale, viene proiettato un video molto commovente, nel quale tutti questi ragazzi fanno vedere il loro, peculiare, modo di volare.
Ogni bambino, ogni persona è speciale, proprio perché unica e tutti, ma proprio tutti, possono cercare di rendere la propria debolezza una forza: basta avere coraggio, basta amarsi e accettarsi, basta alzare gli occhi per guardare l’immenso cielo che ci circonda, quel cielo in cui tutti siamo chiamati ad aprire le braccia, perché ognuno di noi può provare a volare.

Per tutti i bambini dai 4 ai 10 anni.

Inizio spettacoli: ore 16,30 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,30)
Biglietti: adulti € 6,00, bambini € 5,00

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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