Skip to main content

Dai confini estremi della città: vivere abbandonati a Bova di Marrara

Non abito in “Città” ma in una piccola frazione del Comune di Ferrara. L’ultima al confine sud-est del territorio – Cinquantaquattro famiglie, all’incirca.

É un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Progressivamente (ci abito da più di trent’anni) ci hanno tolto tutto, chi e perché non ve lo so dire. So però che onoriamo  urbanamente le tasse dovute.

Non abbiamo trasporti pubblici, hanno chiuso la scuola, non ci sono bar, figurarsi luoghi di aggregazione e di incontro.  Non abbiamo neppure la chiesa. L’unico negozio forno e alimentari ha abbassato le serrande.

Questo cosa comporta? Un isolamento tale che fa diventare difficile per tutti gli abitanti fare le cose più semplici.

Per andare a scuola se sei piccolo, dall’asilo alle medie, ci sono gli scuolabus ma i punti di raccolta non sono sempre vicini e i trasporti non sono gratuiti. Se vai alle superiori devi organizzarti con autobus rari e che fanno percorsi “stravaganti”. Uno studente che non abbia la disponibilità di essere accompagnato, lo vedi camminare alle 6,30 del mattino con in spalla lo zaino che lo incurva dal peso, per raggiungere la fermata più vicina.

E questo se va a Ferrara, perché se deve raggiungere la più vicina Portomaggiore (beh, è un altro Comune!) la corsa non esiste,  deve andare a San Nicolò (che è del Comune giusto) a prendere una corriera che lo porta a Ferrara stazione dove c’è un trenino che lo porta finalmente a destinazione.

Oppure c’è la variante per Santa Maria Codifiume, se uno può permettersi di perderci una mezza giornata.

Rivedrai gli stessi ragazzi al ritorno verso le 16,00 con i compiti da fare, tanto per il tempo libero non c’è niente. Niente di niente.

Non molto diverso per gli anziani. Per andare alle visite mediche, in farmacia, che alla Bova non c’è, dal medico di base, che alla Bova non c’è, a fare la spesa, che negozi vicini non ce ne sono, o si è ancora in gamba da usare la bici oppure si deve  ricorrere ai famigliari, ma, lo sapete no, i nostri vecchi si imbarazzano a “essere di peso” sui figli che lavorano, loro hanno “le loro difficoltà” e quasi sempre abitano altrove.

Esiste il servizio di qualche volontario, ma non ripaga il sentimento di sentirsi soli nelle sale d’attesa e in balia alle volte, perché non “performanti”, dei borbottamenti e l’impazienza degli operatori sanitari. Non tutti tollerano di essere  mortificati e così vengono definiti maleducati, alcuni si scusano preventivamente, di cosa? di dare disturbo per essere vecchi, lenti, e impauriti?

Era stata trovata una bella soluzione. Non so se è durata, alcuni Bovani si sono messi a disposizione facendo una specie di servizio taxi su chiamata, un servizio di buon vicinato! Il limite? Che una iniziativa personale e responsabile, ha permesso alla P.A di non porsi più di tanto il problema.

Per tutti gli altri adulti è d’obbligo l’auto che vuol dire spese, inquinamento e rischi.

Di poco più di un centinaio di persone di questo antico borgo  alla destra del Po di Primaro, la maggior parte è costituita da anziani. Nel giro di pochi chilometri intorno ci sono tre residenze per loro, ovviamente tutte private.

I pochi giovani autoctoni o temerari, alla raggiunta età scolare dei figli si spostano nei paesi più grandi e più serviti.

E noi superstiti ci  accontentiamo della natura (trascurata se non è quella dei nostri giardini o dei campi), del silenzio, della compagnia degli animali dei  cortili e di quelli selvatici, perché andare al cinema, a teatro e fare vita sociale vuol dire andare in Città. Vuol dire fare 20 chilometri all’andata e 20 al ritorno, con il sovraccarico di dover ipotecare tempo e aggiungere fatica alla routine quotidiana: “come andare al lavoro anche se più bello”.  Se si vincono tutte le resistenze il risultato è quello di essere “accolti” dal traffico, dalla mancanza di parcheggi e da un crescente senso di colpa per aver lasciato soli i vecchi e i bambini per cose futili come la cultura e il divertimento.

Bova di Marrara ha una sola strada principale, le case sono case coloniche disperse nella campagna. É però zona per i percorsi ciclistici, la natura intorno è bella anche se abbandonata a se stessa. Percorrerla è un piacere, non fosse che le strade sono piene di buchi,  senza dissuasori per le auto (poche per fortuna!) che mettano in sicurezza gli abitanti umani e non,  che la transitano “pedibus”.

La Bova è anche zona di pescatori, ma il Po di Primaro ha gli argini che franano e l’acqua si sta prendendo sempre più terreno. Sì certo le nutrie… ma il Demanio Comunale?

Però alla fine vi  racconto una bella storia.

Rosa, vicina alla pensione, ha comprato casa qui. Vicino a lei c’è un altarino con la Madonnina, abbandonato da mò e rovinato.

Pazientemente e con cura, Rosa l’ha restaurato, ha messo fiori e luci.

Di fronte, sul lato opposto della strada, in un piccolo spazio ombreggiato che dà sul Primaro ha messo una panchina e poi due e poi un tavolino e una poltrona, tutto fatto con materiale di recupero, con grande creatività e perizia.

Adesso questo piccolo giardino, rispettato da tutti, è diventato il posto per le chiacchiere, la sosta corroborante  per i ciclisti e i corridori, per le mamme che portano a spasso le carrozzine. Adesso la gente si ferma, qualcuno a pregare la Madonnina, qualcuno per ammirare il ricco e curato giardino.

Nessuno ha chiesto niente a Rosa e Rosa non è stata ad aspettare che un primo cittadino, o chi per lui, intervenisse. Spontaneamente, con semplicità e senso civico ha dato il suo contributo alla nostra piccola comunità rendendola più accogliente e gentile.

Non possiamo sperare che “spuntino  altre Rose”  ma, di certo, possiamo pretendere che sia chi governa la città e tutti i suoi cittadini a prendersi carico dei loro bisogni, in modo eguale in ogni angolo del suo comune, avendo cura dei loro  interessi e del loro benessere.

Giovanna Tonioli
Candidata nella lista La Comune di Ferrara

tag:

Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

Comments (5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it