People Have the Power
People Have the Power
Sono pensierosa e scontenta. Il mondo non è bello. Neanche l’Italia. Neanche Ferrara. Questa sera, vado alle prove di canto senza ispirazione, per un educato senso del dovere. Cominciamo con una bella ninna nanna, tenera, dolce, che invita ad un sonno sereno. Mi rivolgo alla mia amica di sezione e le bisbiglio: “non sono queste le cose che, oggi, vorrei cantare”.
Non so come la cosa sia partita ma, la maestra, adesso, sta parlando delle tesine delle sue allieve e viene menzionata una canzone che, per errore, (il caso non è mai per caso, dice Jung) scambio per People have the power. …“Di chi?”…
Le mie amiche più giovani ma esperte di musica, mi aiutano a dare ordine alle idee e a ricordare. Mi suggeriscono. Mi ritrovo. “Ah certo di Patti Smith”, “Bellaaa!”. Sì è questo che vorrei cantare. È questo che mi servirebbe adesso. Non un materno, rassicurante, lenitivo cullare che fa passare tutto, ma la convinzione che le persone hanno “Il potere di bloccare i folli della terra”.
(…) Stavo sognando nel mio sogno
mentre mi arrendo al mio sonno
Ti affido il mio sogno
Le persone hanno il potere
Il potere di sognare, di governare (…)
È stato il 1° giugno del 1988 quando Patti Smith ha pubblicato People Have The Power, una delle sue canzoni più famose e una delle canzoni di protesta più note di tutti i tempi. Dalla fine degli anni ’80 in poi non c’è, probabilmente, qualcuno che sia sceso in piazza per protesta che non abbia urlato almeno una volta il ritornello di People Have The Power.
Un inno così semplice eppure così potente.
Un brano che non ha solo la rabbia e la pretesa ma un ottimismo che non chiede il permesso e una presa di coscienza che rimbomba forte.
(…) Ascolta, io credo che tutto quello che sognamo
può arrivare e farci arrivare alla nostra unione
noi possiamo rivoltare il mondo
noi possiamo dare il via alla rivoluzione sulla terra (…)
Mi permetto di scomodare Jung (ancora?) e gli archetipi (insisti?) giovane per aver fatto il 68, sento però che nella mia mente e nel mio background culturale, esplicito ma in parte anche inconsapevole, si sono depositati modelli, principi fondamentali collettivi che mi precedono. Anche se relativamente recente, quello che riemerge e da cui derivano altre rappresentazioni è lo spirito sessantottino trasportato fino ad oggi, così come la rinascita di quel tipo di energia che si riaffaccia anche quando pensi si sia esaurito.
La canzone è nata come protesta per la guerra in Vietnam, ma come non pensare che ha estremo valore anche oggi per tutte le guerre in corso, per prima Gaza la martire.
I versi sono stati scritti da Patti Smith, ma è stato il suo amato marito Fred ‘Sonic’ Smith a dare l’idea per il concetto del brano e per lo spirito che pervade People.
Fred non fece in tempo ad assistere alla trasformazione di People Have The Power in un inno del popolo, morirà nel 1994. Ma il brano è diventato esattamente ciò che lui sperava che fosse: “Lui ha scritto la musica, il concetto era suo e voleva che diventasse una canzone che la gente di tutto il mondo potesse cantare per le cause più disparate. Lui non ha fatto in tempo a vederlo, ma io sì. Ho visto la gente e ho partecipato a cortei in tutto il mondo in cui le persone cominciavano a cantarla spontaneamente, che si trattasse di Parigi, di New York o della Palestina. Il fatto che il suo sogno si sia realizzato è qualcosa che mi commuove molto”, dirà Patti Smith.
E a me commuove che Patti, oggi, con i suoi lunghi capelli bianchi, continui a cantare questi versi contro la disumanità e l’indifferenza dei folli che pare abbiano preso il sopravvento, perchè la gente ha rinunciato ad ascoltare (“perché la gente ha le orecchie”). Lei, però, non rinuncia alla speranza e alla fiducia nella gente:
(…) Gli atteggiamenti vendicativi divennero sospetti
E piegandosi in basso come per sentire
gli eserciti smisero di avanzare
perché la gente ha le orecchie
I pastori e i soldati
giacciono sotto le stelle
scambiandosi ideali, abbassando le armi
da disperdere nella povere (…)
Noi abbiamo il potere
La gente ha il potere
Il potere di sognare, governare
di bloccare i folli della terra
È promulgata la legge della gente
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In copertina: Banski a Gaza
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Giovanna Tonioli
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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
Grazie 🌹