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Scegliere era un dilemma insolubile per questa ragazza. Su un piatto della bilancia l’appartenenza, le radici, la visione del mondo offerta dai genitori; sull’altro il proprio progetto di vita, per quanto imperfetto, con un ragazzo non esemplare e non musulmano ma che lei amava e con cui aveva concepito un bambino.

La svergognata

Mi ci han proprio costretto
qui, dentro casa mia.
Mi hanno dato un biglietto
per andarmene via.
Mio papà mi ha strappato
la carta di soggiorno
e così si è accertato
non facessi un ritorno.

C’è in Italia un fagotto
concepito per sbaglio
in un giorno d’agosto,
ed è stato un abbaglio.
Non dovevo sperare
che ci fosse l’amore,
non dovevo contare
su un domani migliore.

Io non sono credente
lui non è musulmano.
Il Corano è stringente
non darà la mia mano
a un ragazzo infedele
che oltretutto ha sbagliato,
mi seduce col miele
ma ha un destino segnato.

So che è stato in galera
per reati da poco.
Lui mi ha detto che aveva
cominciato per gioco.
Io lo amo ma ammetto
che è uno scavezzacollo.
Ora gli credo e lo aspetto,
il giorno dopo lo mollo.

Ho voluto abortire
ma non ero più in tempo.
Ho dovuto mentire
ed è stato un tormento.
Ero incinta quel giorno
quando m’han fidanzata.
Si è saputo al ritorno
ch’ero già svergognata.

Libertà non è data
libertà non esiste.
Sono stata avventata
e mio padre insiste
che la sua preferita
l’ha distrutto per sempre.
La sua vita è finita
e il Corano non mente.

Io l’ho ormai rovinato
demolito, travolto
con quel bimbo che è nato
di cui non so più il volto.
Non dovrebbe avvenire
che un bambino è un ingaggio.
Non dovrebbe servire
tutto questo coraggio.

Amputarmi il passato
tutto ciò a cui appartengo
o abbandonare un neonato
che è quel figlio a cui tengo?
Affrontare il rigore
l’ostracismo la rabbia
o congelare il dolore
e restarmene in gabbia?

È una scelta feroce
e ho vent’anni appena
non ho cuore né voce
e non sono serena.

Gli adolescenti stranieri di seconda generazione portano su di sé un compito gravoso. Costretti a scegliere tra identità e appartenenza, attanagliati dal senso di colpa per la sofferenza che infliggono ai genitori semplicemente osando immaginare un futuro diverso da quello pensato per loro, qualche volta vengono intercettati dalla giustizia minorile – che nella mia esperienza lavora in un’ottica di mediazione ogni volta che si può, e con un taglio netto verso comportamenti inaccettabili quando il pericolo è alto e la mediazione è rifiutata dalle persone in causa.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Elena Buccoliero


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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