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Per la giustizia “minore”

Ogni tanto mi capitava di distaccarmi da questa o quella storia per concentrarmi sull’insieme, o proprio sulla cornice, sul funzionamento della giustizia minorile. Immagino sia simile a ciò che si vive in un servizio territoriale, e non solo quelli rivolti all’infanzia. Sporgersi oltre il bordo è uno sport estremo che mette a confronto con se stessi attraverso le vite degli altri.

Benvenuto in tribunale:
qui inizia il tuo viaggio
che non si può fermare.
Procedi con coraggio.

Che tu abbia o no la toga
urge cintura di sicurezza.
Ti travolgerà la foga
e crudeltà e bellezza

della vita che t’inonda,
esce fuori dalle carte,
potente ti circonda
e non arriva e non parte

Ma poi dovrai difenderla
da innumerevoli agguati,
cercare di proteggerla
per tutti i nuovi nati.

Il giudice ha certezza
di tenere la briglia:
ci sia amore e sicurezza
con o senza famiglia.

A volte tutto rotola,
non ti ci raccapezzi
la vita scorre a rivoli
e ha mille ed altri mezzi

però ci sono i giorni
che qualcosa hai realizzato
e subito ritorni
al perché hai incominciato.

Il senso del cammino
è tessere la rete
che accoglie un bambino.
Milioni di comete

su case e grotte e ville
a destar la meraviglia
con milioni di scintille,
ed è la vita che brilla.

Ti dice l’esperienza
e il cervello e il cuore
che questa è un po’ l’essenza
della giustizia “minore”.

Si sa poco o niente della giustizia minorile italiana. Quando se ne parla in tv o sui giornali, quasi sempre si dicono strafalcioni, inesattezze più o meno dolose, generalizzazioni che hanno il solo effetto di approfondire il solco tra le aule giudiziarie e le famiglie. La giustizia minorile italiana non è esente da errori ma è molto diversa da come viene rappresentata di solito. Sarebbe bello che un giorno o l’altro si trovasse il modo per offrirne un’immagine aderente alla realtà.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Elena Buccoliero


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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