Skip to main content
24 Novembre 2015

Candy says

Tempo di lettura: 4 minuti


Oggi è il 24 novembre e visto che le notizie sono prevedibilissime, noiose e incommentabili mi pare giusto sbattermene di tutto e fare gli auguri a un personaggio secondo me fondamentale: Candy Darling.
Oggi infatti ne farebbe un numero imprecisato.
Imprecisato perché stando a testimonianze di chi la conosceva bene non siamo molto certi sul suo anno di nascita.
Abbiamo altre certezze però.

Brano: “Candy Says” dei Velvet Underground Album: “The Velvet Underground” del 1969
Brano: “Candy Says” dei Velvet Underground
Album: “The Velvet Underground” del 1969

Candy è stata: superstar della Factory, avanguardia in quel campo che ora tutti chiamano questioni-di-genere, quindi attrice – compare persino in La Mortadella di Monicelli – musa dei Velvet Underground e quindi del sempre attento e presente Andy.
Come il 90% del mondo io ho saputo della sua esistenza ascoltando Walk On The Wild Side.
Ma la volta in cui mi sono intrippato è stata la prima volta che ho messo su il terzo album dei VU, il loro primo disco “calmo” che inizia appunto con Candy Says.
Tutta colpa di quegli accordi, di quei coretti e soprattutto di quell’incipit:
Candy says I’ve come to hate my body and all that it requires in this world.
Mi ha abbastanza steso.
Forse mi sono fatto anche un piantino ma magari mi confondo con altre volte che quel pezzo mi spacca sempre in due.
Di sicuro mi sono fatto un sacco di domande.
Da lì scoprii che Candy nacque come James Lawrence Slattery nel Queens, in una famiglia abbastanza tosta con tanto di padre violento e alcolizzato, forse nel 1944.
Passò l’infanzia e l’adolescenza a guardare e riguardare vecchi classiconi di Hollywood, cercando di imitare dive come Joan Bennett e Kim Novak.
E lì, e anche da un commesso di un negozio di scarpe, scoprì la sua vocazione al crossdressing.
E ovviamente quel periodo non era il massimo se avevi quella vocazione.
Ma Candy era decisamente più tosta del Queens e della sua famiglia.
Iniziò a farsi chiamare così nel 1963/64, sembra in omaggio ad un’attrice e fu uno dei primi ragazzi a farsi fare iniezioni di ormoni femminili.
Nel 1967 Warhol la notò durante uno spettacolo teatrale (nel cast c’era anche un giovane De Niro in ben sei ruoli diversi) e la scritturò per Flesh lanciandola di fatto nel cinema.
Dal 1968 fece praticamente un film all’anno fino al 1974, anno in cui morì per un linfoma, all’età di 29 anni.
Sul suo letto scrisse queste parole in una lettera:
“Unfortunately before my death I had no desire left for life… I am just so bored by everything. You might say bored to death. Did you know I couldn’t last. I always knew it. I wish I could meet you all again.”
Una roba che personalmenre mi stende come quel pezzo e mi costringe di nuovo a farmi delle domande.
Proseguendo con le certezze sappiamo che al suo funerale, l’orazione funebre fu letta da Julie Newmar, la Catwoman del vecchio Batman televisivo.
E proseguendo con i forse si dice che Gloria Swanson fosse lì a salutare la bara.
Vero o no io ci credo ciecamente.
Così, per oggi tanti auguri a Candy.
E direi che a chiudere il cerchio è d’obbligo quello che secondo me non solo è il miglior omaggio a questo personaggio ma anche una delle canzoni più belle che siano mai state scritte.

PS:
Nel 2010 è uscito un documentario su di lei, Beautiful Candy.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

tag:

Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it