Arriva il black friday per l’utero in affitto (Qui).
Eh si, già, perché noi donne, per il transumanesimo, ideologia che sorregge un capitalismo malato e perverso, siamo degli uteri in affitto e niente più.
Arriva subito dopo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, ed è davvero paradossale. È paradossale vedere che i milioni di parole spese per rendere evidente la smisurata violenza contro le donne nel mondo, parole utilizzate dai politici e dalle politiche progressiste di tutte le democrazie occidentali nelle loro campagne politiche, abbiano prodotto un’accelerazione della mercificazione dei corpi, e dei pezzi di corpi.
Sul mercato oggi non ci sono solo gli uteri, ma embrioni congelati, sperma, ovuli e a seguire. Infinite possibilità di modificare i corpi come se fossero gusci vuoti, dentro e fuori. Corpi sui quali intervenire per modificarli a piacimento e in continuazione
Si parte dai corpi delle donne per arrivare a convincere tutti, che i corpi sono delle macchine difettose, che necessitano continuamente di revisione.
A noi donne ce lo hanno inculcato dalla nascita, siamo buone a procreare ma per il resto dobbiamo solo compiacere il Sistema patriarcale per occupare lo spazio pubblico: siamo invitate a modificare anche il mondo della nascita, della vita e lo hanno chiamato atto di Amore. Ma tutta questa narrazione è stata strumentale per portare tutti, uomini donne e bambini a vivere i loro corpi come inadeguati, limitanti e limitati.
È inutile ripercorrere tutto il pensiero femminista che ha svelato che “il patriarcato è IL SISTEMA che produce tutte le oppressioni, tutte le discriminazioni e tutte le violenze che vive l’umanità e la natura, ed è costruito storicamente sopra il corpo delle donne!” (Adriana Guzman).
E’ inutile perché oggi, a detta dei nostri governanti, è il Sistema che deve essere salvato. E questa accelerazione spaventosa del mercato dei corpi la vediamo proprio in questo tempo di pandemia. “Abbiamo ripreso ad essere normali; vogliamo conservare questa normalità” parole di Draghi ieri: questo è il mantra. E se per far questo i corpi vanno costantemente monitorati dall’esterno, digitalizzati, modificati, corretti, allora si farà.
Ma il vero scopo è un altro; assecondare il mercato dei desideri e farne il business che sorreggerà ancora per un po’ il Sistema.
Mai come oggi mi è chiaro il disegno che sta dietro alla pratica aberrante della maternità surrogata, un disegno perpetuato da decenni, corredato da narrazioni progressiste che esaltano la Scienza, la scienza medica. Una scienza medica che non cura più, ma che ti procura il prodotto finale, ti realizza il desiderio senza bisogno di cure.
Pensateci bene: la PMA, IVF, l’utero in affitto non cura la sterilità o l’infertilità, bypassa il problema, e ti confezione il prodotto. Il vaccino, quello nuovo a MRNA, fa la stessa cosa. Una scienza medica al servizio del business, poco importa che i corpi diventino degli strumenti, l’importante è realizzare i propri sogni costi quel che costi.
Ma a chi giova questa umanità? Questa è la domanda che dovremmo porci, così come noi donne ci siamo poste la domanda a chi giova il nostro essere strumenti del potere patriarcale.
La risposta che mi sono data è che giova ai Cingolani e ai Colao e andando più su nella catena ai Gates (si hanno nomi e cognomi). Quelli che il medicinale ”lo inietteremo da remoto”,. Quelli della salvezza “viene dalla scienza”, viene dalla genetica modificata. Giova ai propagandisti delle multinazionali del farmaco che sui corpi e pezzi di corpi immessi sul mercato fanno soldi a palate. Tutti impegnati a mantenere in vita questo capitalismo malato e perverso, condannando l’umanità a perdere il vero senso della vita e della natura.
Pochi mesi prima dell’arrivo della pandemia, ho pubblicato il romanzo Il mio nome è Maria Maddalena, Marlin editore. È la storia di una giovane ragazza che, per realizzare un suo sogno, si presta come madre surrogata. Lo scrissi perché convinta che il corpo, tutti i corpi, contengono un sapere ancestrale. I miei protagonisti scoprono la forte interconnessione tra biologia e biografia, tra corpo e natura, proprio grazie a un viaggio nella foresta amazzonica (il ventre primigenio del pianeta), a contatto con le popolazioni indigene ye’kuana.
Sono convinta che un sapere ancestrale è passato per millenni attraverso le viscere delle donne ma verrà cancellato per sempre se ci piegheremo alla volontà di un potere che fa della tecnologia e della medicina tecnoligica, un Dio.
La cancellazione di quel sapere significa la fine della Natura Umana .
La radice culturale del transumanesimo è l’annientamento della Natura Umana.
Mi chiedo e vi chiedo: ma è quello che davvero vogliamo, noi gente comune? Salvare la nostra singola vita individuale al prezzo della morte definitiva dalla Natura Umana?
Per chi volesse approfondire:
Scienziati coreani creano un’interfaccia neurale in grado di fornire farmaci da remoto al cervello: Qui
Bioetica e gravidanze trans: Qui
Documento OMS sul vaccino ai bambini senza il consenso dei genitori: Qui
Ferrara film corto festival
Iscrivi il tuo film su ferrarafilmcorto.it
dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.
Roberta Trucco
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it