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Ferrara film corto festival

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Anna Ferraresi, Consigliere Gruppo Misto

La scelta di non accettare la bandiera italiana da parte del consigliere Soffritti di Fratelli d’Italia trova queste mie motivazioni.

Premetto che se fossi stata seduta sui banchi della minoranza ,avrei votato contro la mozione della presentazione dell’Inno di Mameli all’inizio di ogni seduta consiliare, in quanto proprio perché ho il massimo rispetto istituzionale, ritengo che l’Inno Nazionale vada usato con parsimonia, nelle situazioni di importanza nazionale.

Come è vero che il nettare o un distillato contiene in sé tutta la fragranza, la concentrazione dell’essenza prima,così è vero anche per l’Inno Nazionale che a mio avviso non dovrebbe far parte di quella retorica che vorrebbe farlo diventare cura preventiva contro il “male” come citato dalla mozione :” Momento utile a ricordare a tutti i Consiglieri e ai cittadini che in aula ci si deve impegnare per il BENE della città”.

Il fatto stesso che il Consigliere Comunale è di per sé un pubblico ufficiale , votato affinchè si impegni per il bene della città, mi pone una domanda : “ Per ricordare che siamo consiglieri comunali, varcata la soglia del Municipio e la sala consiliare abbiamo la necessità di raccoglierci in un momento solenne con l’impeto di veri italiani coraggiosi ed integri al canto di:

“ Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa….”

Etc..etc…?

Per quale motivo?

Perché siamo forse mocciosi, moralmente discutibili, politicamente deboli, civilmente insicuri per addomesticare la nostra coscienza a fare il Bene?

Il mio rifiuto all’omaggio della bandiera italiana, ritenuta un oltraggio personale da parte del consigliere Soffritti ed istituzionale dal vicesindaco Lodi che chiede addirittura sia messo a verbale, trova risposta nella mia coerenza fin da quando ho varcato la soglia del Municipio.

Trovo strano che il Consigliere di Fratelli d’Italia e tutti i consiglieri di Maggioranza non abbiamo dato la priorità di discussione al caso Solaroli, che non vi sia stata la massima volontà di far luce sull’accaduto e che lo trattino alla stregua di un gossip da “Novella 2000”, e che il giornalista che ha aperto l’inchiesta di La7 si chiami Alessio Lasta ( vincitore di diversi premi giornalistici) e non Alfonso Signorini , e che la trasmissione Piazza Pulita di Formigli non è il programma di Barbara d’Urso.

E’ curioso come la vicenda abbia interessato diverse testate giornalistiche nazionali, anche a seguito delle ulteriori discutibili vicende che riguardano il vicesindaco Nicola Lodi detto Naomo, e che tali notizie non tocchino la coscienza dei consiglieri di maggioranza.

E altresì interessante notare che i più fervidi leghisti non abbiano in memoria ,quando nel 2011 Salvini, allora eurodeputato, disse a Radio 24 che il “tricolore non mi rappresenta, non la sento come la mia bandiera. A casa mia ho solo la bandiera della Lombardia e quella di Milano”. “Il tricolore è solo la Nazionale di calcio, per cui non tifo. Mi rappresenta quando diventeremo un Paese normale con meno sprechi e ruberie al Sud”, che gli stessi leghisti affermavano che con la bandiera italiana si pulivano il deretano.

Oppure quando il segretario comunale Nicola Lodi issò e fece sventolare una bandiera del Carroccio su un pennone solitamente utilizzato per il tricolore durante le cerimonie del 4 novembre , in piazza Trento e Trieste.

Trovo fuori luogo le polemiche scatenate a seguito del mio rifiuto a ricevere la bandiera italiana.

Non sono i gesti plateali a legittimare dei valori così importanti come l’onestà ,l’integrità morale, la sincerità degli intenti e la trasparenza delle azioni.

Personalmente la Patria Italia e il popolo italiano l’ho nel cuore e nella mia anima, e non ho bisogno di gesti plateali ed ipocriti per rendere tutto ciò più vero agli occhi degli altri!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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