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Da Lega Nord

“Il presidente Bonaccini ormai all’angolo sulla questione autonomia cerca di metterci sopra il cappello… Ma voglio ricordargli che sta parlando con esponenti della Lega Nord, un movimento politico nato esattamente per ottenere l’autonomia dei territori. E, a noi, certo, non la può raccontare…”. Così Alan Fabbri, capogruppo in Regione Emilia Romagna, risponde al post, pubblicato su Fb dal presidente Stefano Bonaccini, relativo al tema autonomie. “Arrampicandosi sugli specchi Bonaccini cerca di dimostrare un primato nella volontà politica di avviare il percorso verso l’autonomia regionale, addirittura mettendosi a confronto con i governatori del Veneto e della Lombardia, Luca Zaia e Roberto Maroni, che hanno promosso il referendum del prossimo 22 ottobre pretendendo di passare lui per un ‘indipendentista’ della prima ora”, continua Fabbri. “Allora ci spieghi come mai il suo governo, lo scorso 4 dicembre, voleva togliere alle Regioni la poca autonomia di cui godono, con quel referendum farsa che è stato bocciato a furor di popolo”, oppure “visto che sostiene di aver trovato risposte positive da un governo disponibile alle trattative, perchè non si rivolge al consiglio dei ministri e suggerisce un decreto per dare a tutte le Regioni italiane le 22 competenze previste dagli articoli 116 e successivi della Costituzione? Allora sì che risparmieremmo, davvero, tutti quanti tempo e denaro su una battaglia giusta e condivisa dai cittadini…”.

Bonaccini, che cita a sproposito il governo del centrodestra, “come spiega il fatto che pur governando il Paese, dal 2011 ad oggi, sul fronte dei territori il Pd non ha mai messo in campo alcuna azione, se non il pasticcio della legge Delrio, che ha trasformato le provincie da enti obsoleti che erano, in realtà indefinite, senza chiarezza sulle competenze, nè sui trasferimenti, criticate addirittura dagli stessi presidenti del Pd che ne sono a capo e che le avevano promosse?”, chiede Fabbri.

E, infine, quando Bonaccini parla di numeri, “abbia il coraggio di ammettere che la Regione Emilia Romagna ad oggi versa più di 17 miliardi di euro all’anno a fondo perduto nelle casse dello Stato centrale per una inefficace redistribuzione sul territorio nazionale”, ma soprattutto “la smetta di attribuirsi il merito della crescita economica della nostra regione, merito, solo ed esclusivamente, delle fatiche, dei sacrifici e del sudore di imprenditori e lavoratori. E non certo delle parole dei politici della sinistra, che sulle capacità di questa regione si è, semplicemente, adagiata”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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