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Iosè non è più tra noi.
Si è spento, quasi novantaquattrenne, nella sua casa di Portomaggiore il 30 gennaio 2021.
Ha esercitato la professione di medico condotto e pediatra prima a Gambulaga, poi a Portomaggiore (Fe).
Durante la specializzazione a Bologna, in clinica ebbe l’occasione di esprimere la propria fantasia come raccontastorie assieme ai piccoli ricoverati. Sempre cordiale con gli assistiti, sdrammatizzava i timori dei pazienti, rincuorandoli. Per i bambini era quasi bello farsi visitare in dicembre: nella sala d’aspetto si era accolti dal grande presepe del dottore.

Anna e Iosè Peverati con Ciarìn, giugno 2020. Foto M. Chiarini

Scrittore, poeta, pittore, coltivava con passione il dialetto locale. Innumerevoli i premi ricevuti in ambito provinciale e nazionale per poesie e prose in vernacolo e in italiano. Socio fondatore e primo presidente (1982-2000) del Cenacolo Dialettale Ferrarese Al Tréb dal Tridèl; recentemente ne era il Presidente Onorario.
Fu fra gli organizzatori del Concorso Dialettale “Lindo Guernieri” di Portomaggiore, istituito dal 1966. Frequenti le sue partecipazioni a serate culturali, letture di poesie, trebbi, presentazioni. Membro dell’Associazione Medici Scrittori Italiani e consigliere per molti anni, socio del Gruppo Scrittori Ferraresi e dell’Associazione Culturale Olimpia Morata.

È stato certamente il più prolifico dei nostri autori in vernacolo con pubblicazioni proprie, in antologie e in periodici. Tutti gli anni, per le feste, donava una nuova poesia sulla Natività ad amici e conoscenti.
Era impegnato nel volontariato, nella Pubblica Assistenza, socio e medico AVIS, componente del direttivo della Pro Loco del suo paese.
Diceva di sè stesso con sincerità ed autoironia:

A soη curióś…
… uη ficanàś dśurdnà;
mì ‘m piàś ad tut, da la cultura a l’art,
am apasión iη meź ala natura
e scartablànd di lìbar e dil cart. 
A m’iηnamór d’uη quàdar, d’na scultura…

Sono curioso / … un gran disordinato ficcanaso, / appassionato d’arte, di cultura; / mi piace immensamente la natura / e sfoglio libri e ancor consulto carte. / E m’innamora un quadro, una scultura…

Tutto per lui era motivo di ispirazione: la sua professione, le stagioni, la luna, un passaggio a livello (… intant ch’a spèt al treno, am met a scrìv’r apùnt int uη bluchét…mentre aspetto il treno, mi metto a scrivere appunti in un blocchetto…), le emozioni, i colori, i giochi oulipiani, i prodotti della terra, gli animali, i vecchi mestieri, i vizi capitali, le montagne, i funghi, le specialità culinarie:

I grùstal,
jè na spèzia d’un dólz tradizionàl
pr’i dì ’d Cranval.
Roba da póch, un quèl quaś da puvrìt,
ch’al s’magna frit.
Prima as agh fa ‘n impàst con una spóia
par chì n’à vóia…

I cróstoli, / sono il dolce, si può dir, tradizionale / di Carnevale. / Un po’ plebeo, è roba che val poco / fritta sul fuoco. / Prima s’impasta, tenera, una sfoglia / per chi ne ha voglia…

Lo interessava anche la storia degli Estensi. Aveva scritto un poemetto sull’amore fra Alfonso I d’Este e Laura Dianti, la quale viveva nella delizia del Verginese:

Castèl dal Varźnéś

Forsi sóta chì volt a źira aηcora
fantasma iηnamurà
tuta inturtià int i vél,
regina dal castèl, Laura la bela…

Castello del Verginese… / E sotto i vòlti forse ancor s’aggira / fantasma innamorato, / tutta avvolta di veli, / signora del castèl, Laura, la bella…

I paesini intorno a Portomaggiore: Montesanto, Gambulaga, Sandolo, Portorotta… tutti hanno avuto una rima, un verso, un pensiero da Peverati.
“Credo che questi scritti rivelino chiaramente tutto l’affetto che sento per la mia terra. Spero di aver fatto qualcosa di piacevole se non utile per i giovani, che insieme a me vivono in quest’angolo della val Padana; sia per non dimenticare i momenti intimi, sia per ricordare i costumi e i colori del nostro caro paese… “.

Pure in pensione, l’entusiasmo e la vitalità che lo caratterizzavano furono ben sintetizzati nella poesia, scritta dal nostro, per festeggiare se stesso e i suoi novant’anni:

Hobby agh n’ò tanti e tuti i fagh luntiéra:
al dialet l’am piaś propria come al pan
e na qualch volta a scriv in italian,
filatelia, dipiηzar e viazàr
truvàras coi amigh, iηsiem magnàr
zugàr all cart, andar iη bicicleta,
star al computer, scultàr na caηzuneta
par èsr alègar ed evitar i guai
e po’ balàr seηza stufàras mai…

Hobby son tanti molto volentieri: / il dialetto mi piace come il pane / ma qualche volta scrivo in italiano, / filatelia, la pittura, viaggi, / le cene con amici, fare assaggi / giocare a carte, andare in bicicletta, / stare al computer, qualche canzonetta / essere allegro ed evitare guai / e poi ballare e non stancarsi mai…

Pubblicò anche una manuale illustrato per bambini per imparare, accompagnati dai nonni, tante parole dialettali sugli ambienti e gli utensili della vita quotidiana: Al fraréś par tuti, il ferrarese per tutti. Da non dimenticare le tradizioni e le leggende dalla Russia all’Estremo Oriente voltate in dialetto, versioni caretterizzate da immediatezza e vivacità. Infine, le fole di sua nonna Mariuccia, rispolverate dalla tradizione ferrarese:

… Pirinpinpìn mo bùtam źó na prina
ch’a posa riηfrascar la miè buchina!
Mo al ragazét, ch’aη jéra nat a jér,
al géva: “Gnoranò!” d’iη véta al pér…

Pirinpinpin buttami giù una perina / che possa rinfrescar la mia bocchina! / Ma il ragazzino, che non era nato ieri, / diceva: “Nossignora!” da in cima al pero…

Peverati se n’è andato con un filo di voce, ma non ci ha lasciati soli: poesie, zirudele, prose, storielle, in italiano ma soprattuto in vernacolo, ci accompagneranno nelle letture silenziose o in compagnia facendoci riflettere ed emozionare. Da Portmagiór a Frara, da Milano alla Calabria, da Samarcanda all’Australia, dove è amato e conosciuto da tanti ferraresi nel mondo, ricorderemo Iosè che ci invita, col suo garbato umorismo, ad apprezzare la vita… parché l’è mej surìdar, rìdar e tgnìr bòta.

Ciarìn

Su Ferraraitalia, Ciarìn ha già presentato altri lavori in vernacolo di Iosè Peverati:

L’ISTA’ [Vedi qui]     LA MLUNÀRA [Vedi qui]     I DÌ DLA MERLA [Vedi qui]

 

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

In copertina: Iosè Peverati legge al MAF di S. Bartolomeo (FE) in occasione dei suoi 90 anni, maggio 2017 – foto di Marco Chiarini

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Ciarin


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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