Il Comune di Comacchio ricorda il prof. Ezio Raimondi
da: ufficio stampa Comune di Comacchio
Un ricordo di Ezio Raimondi attraverso le sue parole dedicate alla Casa Museo Remo Brindisi nel 2005, in qualità di Presidente dell’IBC, ma anche di grande scrittore. Si riportano alcuni brani di questo testo, poi pubblicato su repertorio della Casa Museo edito dall’IBC, che ha dato il via ufficiale, allora, a quel “cantiere Brindisi”, tuttora in corso, fatto di ricerche, restauri, catalogazioni, riscoperte.
Remo Brindisi e la sua Casa-Museo
” [un] progetto architettonico, con il senso concreto di un luogo, in un paesaggio amato di luce e di aria. Il suo doveva infatti essere un museo vivente, dove l’immaginazione si fonde con il quotidiano e il sogno con il reale e in cui si iscrive una storia, un’esperienza individuale in dialogo con le forme e con le interne pulsioni dell’esistenza. […]
Anche se non rinuncia alla propria presenza di pittore, con il grande ciclo sulla resistenza e sulla fine del fascismo, Brindisi fa parlare soprattutto la passione e la tenacia del collezionista, che vuole dare testimonianza delle tendenze e dei movimenti più rappresentativi del suo tempo e non si stanca di cercare e indagare, come in un libro a struttura aperta che chiede continui ritocchi. Ne nasce così un’interpretazione del Novecento figurativo nell’ottica di un protagonista, cominciando dai “maestri storici” e passando ai “compagni di strada” e alla “generazione di mezzo” sino ai più giovani, a cui appartiene anche il futuro […]
Conviene fermarsi sull’esperienza percettiva e conoscitiva di chi si accosta ora all’universo di immagini, ricomposto dall’intelligenza generosa di Remo Brindisi, tra pagina e spazio, mappa e realtà. Non vi è dubbio infatti che in questo luogo tutto rimanda all’occhio sapiente del suo ideatore, all’emozione che si irradia dal suo illuminarsi e diventa calore di vita, placido legame d’affetto. Perciò ogni nuovo sguardo assorbe quella diffusa visione originaria, la riprende e in fondo la fa propria, come se il vecchio pittore fosse ancora presente e invitasse a guardare, a riconoscere pazientemente l’avventuroso linguaggio del colore, a vivere per un poco con le sue cose e le sue creature. Forse era proprio quello che voleva Remo Brindisi con il suo dono: non un monumento, ma una ospitale casa dell’arte e della vita, in cui gli uomini possono ancora incontrarsi nel tramando di un bene comune e dove la memoria, legando insieme il visibile e l’invisibile, è soprattutto un atto di gratitudine e di amore. […]”.
Ezio Raimondi, 2005