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Sull’educazione sessuo-affettiva.
Il progetto della Sindaca Salis di avviare un progetto pilota in 4 asili

Sull’educazione sessuo-affettiva.
Il progetto della Sindaca Salis di avviare un progetto pilota in 4 asili.

Educazione Sessuo-Affettiva

Partiamo dalle parole. “Sessuo– è un prefisso scientifico derivato da “sesso”, usato per formare parole composte come “sessuologia” o “sessuofobia”, che indicano qualcosa relativo al sesso o alla sessualità” (Fonte Dizionario Italiano on line,  su Treccani non si trova perché non è una parola). Non è una parola a sé stante, ma si unisce ad altri termini per specificarne il significato.

Affettiva invece è un aggettivo.

Dunque  il sostantivo Educazione è collegato a un prefisso non specificato  e a un aggettivo e questo rende difficile capire cosa si intende veramente con ‘Educazione Sessuo-Affettiva. Tempo addietro si parlava di ‘Educazione Sessuale’, e come materia scolastica non era molto ben vista in Italia. Cosa si vuole dire ai bambini? si chiedevano in molti.

Così, lentamente, si è passati da ‘Educazione Sessuale’ a ‘Educazione Sessuo-Affettiva’. Una delicata trasformazione verbale per rendere più digeribile la proposta di portare nelle scuole di ogni ordine e grado una materia dagli ampissimi orizzonti. Ora ci stiamo avviando verso una semplificazione ancora più edulcorata: Educazione all’Affettività.

Chi mai potrebbe dichiararsi contro l’educazione all’affettività? Premetto che credo che la mission di ogni insegnante dovrebbe proprio essere educare-dal latino ex-ducere, tirare fuori ciò che è unico in ognuno di noi, portare alla conoscenza di se stessi (Socrate) e delle diversità che abitano il mondo e insegnare il rispetto.

Quindi, a mio parere, sarebbe molto più utile proporre corsi di aggiornamento per insegnanti sul nuovo panorama sociale che si sta delineando. Comunque la domanda “di cosa si parlerà nell’ora dedicata all’educazione sessuo-affettiva?” resta e se te la poni sei tacciata come una retrograda, conservatrice, moralista e molto probabilmente cattolica intransigente.

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Pochi giorni fa ho ascoltato su Instagram un reel di una giovane regista e linguista, di nome Romantha Botha, in cui parla dell’erosione della lingua, che è quel fenomeno che avviene  quando si perde lentamente una lingua o si annacquano alcune parole fino a trasformarne completamente il  significato. Un fenomeno in forte accelerazione in questi ultimi tempi.

Tra gli esempi che Romantha Botha riporta, quello sulla parola stupro, che nella neo lingua diventa incontro non consensuale. Botha dice che sostituire ‘stupro’ con  incontro non consensuale vuole dire cancellare l’emozione, eliminare l’intuizione e il potere che deriva dalla parola e spegnere in questo modo anche l’indignazione che la parola autentica provoca.

Ecco: l’utilizzo della parola sessuo-affettiva affiancata alla parola ‘educazione’ mi sembra faccia parte di un’operazione simile. Sono abituata a questo tipo di deterioramento delle parole.

Quando iniziai a occuparmi di maternità surrogata, o utero in affitto, solo il fatto che usassi quelle parole per definirne la pratica mi poneva in una posizione assai scomoda. Si voleva imporre Gestazione per Altri che induce nell’ascoltatore tutta un’altra emozione. (Secondo coloro che la pensavano diversamente da me, l’utilizzo di maternità surrogata era discriminatoria).

Dice  Romantha Botha : “il linguaggio non riflette solo il nostro modo di pensare, ma lo modella. Se cambiamo il modo in cui diciamo qualcosa, cambia anche il modo in cui ci relazioniamo con essa.”  E soprattutto: “quando si censura, si sterilizza e si cancella, rischiamo di diventare insensibili alle cose che dovrebbero farci agire perché se una cosa non la si può nominare, non la si può neppure combattere.”

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Ora, ascoltando la presentazione della Sindaca Salis (Genova) sul progetto pilota che avvierà in 4 asili sull’educazione sessuo-affettiva, si assiste proprio a questo annacquamento delle parole. A livello generale tutto quello che dice può anche sembrare sensato ma poi, a livello pratico, quando si vuole sapere cosa s’intende fare o raccontare a bambini di 3/4/5 anni nell’ora settimanale dedicata, non è dato sapere.

E per chi come me da anni si batte proprio contro la cancellazione a la sanificazione della lingua (‘prostituzione’ che diventa ‘sex work‘, ‘donne’ che diventano ‘persone mestruanti’, ‘genitori committenti’ che diventano ‘genitori intenzionali’ e aggiungiamo gli asterischi e la shwa) tutto questo parlare di affettività (sessuo si perde per strada quando Salis parla del progetto), con l’aggiunta che tale educazione non può e non deve essere solo appannaggio della famiglia, è un campanello di allarme.

Perché  io ce l’ho un’idea di dove si vuole andare, per i più anche inconsapevolmente. Da tempo lo sguardo predatorio e estrattivista del capitalismo occidentale si è spostato dalla natura ai corpi umani. Il sorgere di tantissime cliniche per la fertilità e per la maternità surrogata, nelle democrazie occidentali come in alcuni paesi più poveri, dovrebbe farci aprire gli occhi sulla deriva di una “scienza onnipotente” che apre al mercato degli esseri umani. Pezzi di corpi immessi sul mercato con la scusa che è per il bene e per la salute di tutti.

È di questi giorni la campagna pubblicitaria di Nucleus IVF+ in cui in molti grandi schermi in tutta la metropolitana di New York scorre una pubblicità in cui ti vendono “il tuo miglior bambino” a 9999 dollari. Nucleus Genomics offre, alla modica cifra di 10000 dollari, di analizzare più di 900 geni per offrirti la possibilità di scegliere l’embrione migliore.

Ovviamente questo fatto apre a una moltitudine di riflessioni, ma qui io voglio sottolineare che, se senza pudore si vende “ il bambino migliore” vuole dire che l’idea del mercato dei corpi e dei pezzi di corpo (DNA sperma ovuli/ bloccanti pubertà, chirurgia del cambio di sesso etc) è già sdoganata.

Però per convincere tutti che la vita è “un prodotto” modificabile e progettabile bisogna spostare completamente la narrazione della Riproduzione da fatto naturale e fisiologico a quella in laboratorio. Si chiama transumanesimo ed è l’ideologia che sostiene l’idea di un’umanità modificabile geneticamente, integrata con intelligenze artificiali e intrecciare questa narrazione a doppia mandata con la parola “progresso”.

Ma se non si parte dai bambini, se non si inizia a dire fin da piccoli che tutto questo è la naturale evoluzione del progresso, come sarà mai possibile avviare una rivoluzione dell’umanità che cambia radicalmente e nel profondo, il senso stesso di essere umano?

So bene che a difesa dell’educazione sessuale e affettiva si dice che insegna a rispettare il consenso, ad essere in grado di parlare delle proprie emozioni e ad avere  una relazione sana con gli altri (e fin qui questa non è già una mission della scuola?) e con la propria sessualità e so bene che si dice che questo contribuirà a ridurre la violenza di genere (che io preferirei chiamare violenza maschile sulle donne perché è proprio quella a cui si fa spesso riferimento a difesa della materia ).

Tutto questo però non sembrerebbe supportato dai dati:  in Svezia, in cui l’educazione sessuale è materia da più di 50 anni, i dati sui femminicidi indicano che il tasso di percentuale è tra i più alti nell’EU.

Dunque la domanda resta. Cosa si pensa di raccontare e far fare ai bambini di 3/4/5 anni nell’ora settimanale di educazione Sessuo-Affettiva?

Cover: immagine da cargomilla.it

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Roberta Trucco

Classe 1966, genovese doc (nel senso di cittadina innamorata della sua città), femminista atipica, felicemente sposata e madre di quattro figli. Laureata in lettere e filosofia con una tesi in teatro e spettacolo. Da sempre ritengo che il lavoro di cura non si limiti all’ambito domestico, ma debba investire il discorso politico sulla città. Per questo sono impegnata in un percorso di ricerca personale e d’impegno civico, in particolare sui contributi delle donne e sui diritti di cittadinanza dei bambini. Amo l’arte, il cinema, il teatro e ogni tipo di lettura. Da alcuni anni dipingo con passione, totalmente autodidatta. Credente, definita dentro la comunità una simpatica eretica, e convinta “che niente succede per caso.” Nel 2015 Ho scritto la prefazione del libro “la teologia femminista nella storia “ di Teresa Forcades.. Ho scritto la prefazione del libro “L’uomo creatore” di Angela Volpini” (2016). Ho e curato e scritto la prefazione al libro “Siamo Tutti diversi “ di Teresa Forcades. (2016). Ho scritto la prefazione del libro “Nel Ventre di un’altra” di Laura Corradi, (2017). Nel 2019 è uscito per Marlin Editore il mio primo romanzo “ Il mio nome è Maria Maddalena”. un romanzo che tratta lo spinoso tema della maternità surrogata e dell’ambiente.

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