Skip to main content

Andrea, Alex e quella vecchia foto di Firenze

Andrea, Alex e quella vecchia foto di Firenze

Oggi 30 agosto sono cinque anni che Andrea Samaritani ci ha lasciati. La nostra amicizia si perde nella mia memoria ed i ricordi, come ho personalmente sperimentato in più occasioni, spesso si confondono.
Rashomon” non è solo uno dei più profondi e interessanti film di Kurosawa. È anche il tentativo di rendere con il necessario spessore e con le sue incredibili sfaccettature, il meccanismo con cui la nostra mente ricostruisce il passato. Che non è mai uno solo, ma sono tanti, quanti quelli che provano a ritrovarlo.

La prima immagine che ho di Andrea, dei suoi occhi indimenticabili, è quella di un giovane – ci separano appena sette anni – che scopre la potenza e la capacità di cambiarti dall’interno della nonviolenza. Ci siamo conosciuti a cavallo delle lotte che hanno attraversato il nostro paese in occasione di uno degli ultimi episodi della cosiddetta Guerra Fredda, ovvero la decisione della Nato di dispiegare anche sul nostro territorio, in quel di Comiso in Sicilia, i missili Cruise. Erano i primi anni Ottanta ed Andrea decise di partecipare al campo di formazione nonviolenta proprio vicino a Comiso, nell’ambito delle iniziative che si erano strutturate come forma di opposizione a questa decisione del nostro Governo. Pubblicammo sul giornalino della LOC di Ferrara e Cento, “Garabombo” – di cui ero redattore – una delle sue prime foto, scattata sul posto durante una manifestazione nei pressi del cantiere che stava procedendo alla realizzazione della base che doveva ospitare i Cruise. Mi ricordo il suo entusiasmo mentre mi illustrava il manuale ciclostilato di formazione alla gestione nonviolenta dei conflitti su cui si era tenuto lo stage che aveva seguito in Sicilia.

Ci perdemmo di vista una prima volta per qualche anno, ma verso la fine del 1984, a ridosso dell’Assemblea che a Firenze, alla Fortezza da Basso, doveva sancire la nascita anche in Italia delle Liste Verdi, ecco una sua telefonata. Mi proponeva di andare a Firenze per documentare quella “svolta storica”. Allora io collaboravo stabilmente con il quindicinale ROCCA, di Assisi ed Andrea aveva pensato ad un tandem: io avrei scritto un articolo sull’evento e lui avrebbe pensato a documentarlo fotograficamente. Così fu. Al ritorno mi regalò alcuni degli scatti fatti. Ed una foto in particolare la conservo ancora, quella di un Alex Langer che interviene dal palco con la sua storica introduzione ai lavori dell’assemblea.
La riutilizzai, all’indomani della morte di Alex, per corredare l’editoriale che scrissi a luglio del 1995 per “POLLICINO. Briciole di verde”, che allora usciva come inserto di “TERRA DI NESSUNO”, edito dall’Associazione Ferrara terzo mondo. Da quel felice connubio si diede vita al “Centro di documentazione Alex Langer” che grazie alla lungimiranza di Luca Andreoli e all’impegno di Daniele Lugli, Elena Buccoliero e del sottoscritto, divenne un vero crocevia della nonviolenza, della documentazione ambientalista e delle lotte terzomondiali.

Andrea nel frattempo aveva fondato con altri “La MERIDIANA IMMAGINI”. Questa importante realtà culturale aveva la sede nello stesso stabile in cui si trovava Legambiente Emilia-Romagna, la delegazione regionale della nota associazione ambientalista, di cui sono stato per anni un instancabile animatore. Ci rincontrammo. Andrea già affermato come fotografo e con stabili collaborazioni con svariate riviste nazionali, mi propose di provare ad affiancarlo in alcuni servizi. Intendeva infatti allargare il cerchio delle proprie collaborazioni professionali e pensava allo stesso tandem con cui avevamo lavorato, anche se sporadicamente, per “ROCCA”. Questa volta la cosa non funzionò per varie ragioni, tra le quali anche la mia scarsa disponibilità di tempo. Così lui prese il largo da solo. Ma ci fu ancora un’ultima occasione di collaborazione.

Nel 1998 mi propose di scrivere la prefazione al catalogo della mostra “Comacchio in pagina. 20 autori per il Parco del Delta del Po” che poi si tenne a Palazzo Bellini. Fu una piacevole esperienza. Andrea era ormai un fotografo piuttosto affermato, e il suo entusiasmo contagioso. Ritrovammo il solito affiatamento, come accade quando tra vecchi amici ci si perde di vista, ma si conserva immutata una certa comunanza di vedute e la stessa voglia di camminare ancora fianco a fianco.

Ho continuato a seguire a distanza le innumerevoli iniziative di Andrea, sempre coerenti con il suo percorso umano e culturale. In particolare, ho apprezzato le sue foto dipinte, realizzate per un anno, sul retro delle copertine di “Azione Nonviolenta”, di cui sono un vecchio abbonato. È stato l’ultimo capitolo della sua lunga militanza. Un modo per salutarci e per lasciarci un ricordo affettuoso.

Vedi anche su Periscopio:
Redazionale, Ricordo di Andrea Samaritani 
Giorgia Mazzotti, Ciao Andrea Samaritani, fotografo affamato di umanità e bellezza

In copertina: Alex Langer alla storica assemblea verdi a Firenze, 1987

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Alberto Poggi

Fisico di formazione, strimpellatore di chitarre per diletto, scribacchino per passione. Ho attraversato molte situazioni e ruoli nella mia vita. Da due anni sono ufficialmente un pensionato, ma non penso nemmeno lontanamente di andare in pensione con la testa. Non preoccupatevi però, sono un pigro nella scrittura.

Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *