di Virginia Malucelli
PARIGI – Il novembre parigino è essenzialmente marcato da due cose: dai lunatismi meteorologici dovuti all’incipiente inverno e dall’epidemia di fotoamatori che popola il “mese della fotografia”. Ho avuto la fortuna di accaparrarmi uno dei preziosi biglietti per l’anteprima di Paris Photo (14-17 novembre), un evento internazionale ormai divenuto di culto per gli amanti dell’arte e particolarmente della foto. Giunta alla sua terza edizione, la fiera è ospitata al Grand Palais di Parigi, che con le sue solenni vetrate illumina la piattaforma brulicante di ben 136 gallerie internazionali.
Così inizia la visita: la mia attenzione viene calamitata da una decina di persone che deambulano senza una direzione definita, calice alla mano e conversazione sui massimi sistemi pronta all’uso. Tutt’altro che contemplazione artistica.
Quindi il mio viaggio esplorativo riprende una giusta direzione e debutta sulle prime immagini: riconosco Cindy Sherman, Robert Mapplethorpe, Richard Avedon, vengo stregata dalla varietà degli sguardi sul mondo e dai soggetti deliranti di Diane Arbus. Una tale ricchezza di universi e di visioni e poi… un sentimento di solitudine incalzante. Dai fotografi più conosciuti, ai giovani, ritrovo una sorta di meta-fotografia dell’arte fotografica contemporanea, sempre più pervasa da oggetti e da figure solitarie, figure identificate dall’obiettivo ma astratte dall’ambiente circostante. Come se il fotografo, camera alla mano, volesse estrapolare la fissità di una condizione, mitificarla e mistificarla allo stesso tempo.
La mia attenzione si è poi focalizzata nella scoperta di tre fotografi che in questa galassia dell’universo fotografico autunnale parigino mi hanno colpito in maniera speciale: Sarah Moon, un’artista di esperienza, già molto apprezzata nel campo; Julien Mauve, un giovane talento di Paris Photo 2013 e Julie Blackmon, un colpo di fulmine
Sarah Moon nel1941 nasce in Francia, nel 1960 diventa modella, nel 1970 realizza le sue prime fotografie di moda, nel 1985 comincia a sviluppare i suoi primi lavori personali nella fotografia e nel cinema.
“E’ la fotografia che mi rivela ciò che ho in mente -dice di se stessa- E nel momento in cui l’osservatore raggiunge il mio stesso pensiero, mi dico che tutto ciò fa parte di dell’inconscio collettivo”.
A lato di soggetti riguardanti la moda e il cinema, l’estetica fotografica di Sarah Moon tende verso temi come la femminilità, l’infanzia, il ricordo e la solitudine e il desiderio di distacco dalla realtà.
Julien Mauve 29 anni, vive a Parigi. Ambasciatore per Sony e membro di « Alpha Team ». Le sue foto parlano della luce. La luce che illumina i dettagli. Dettagli di nature morte contemporanee quasi asettiche. Senza coinvolgimenti emotivi. Le solitudini notturne e la contraddizione della notte illuminata a giorno.
Julie Blackmon (il mio vero colpo di fulmine), nata nel 1966 a Springfield, Missouri. Lavora e vive nel Missouri. I suoi ritratti sono composizioni quasi pittoriche della vita quotidiana. I personaggi e le situazioni che descrive si vestono di un’aura di teatralità, tra la tragicità e la semplicità della vita domestica.
Tre artisti molto diversi che si sono riuniti sotto lo stesso tetto per parlare del nostro mondo attuale, attraversando i temi dell’individuo nei suoi luoghi più segreti e intimi. Un viaggio nella rivelazione di diverse tecniche della fotografia che raccontano pagine di un diario della nostra storia quotidiana.
A lato di “Paris Photo”, in questo mese dedicato alla fotografia, Parigi offre un ventaglio di mostre imperdibili, dalle gallerie d’arte contemporanea alla Maison Européenne de la Photo, una buona occasione per degustare le novità in un clima autunnale bohémien… alla francese insomma !
Redazione di Periscopio
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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