“…di lontano non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti buttati là, al sole, nella neve fradicia”,
Le parole di Giorgio Bassani hanno consegnato per sempre alla grande letteratura una delle pagine più buie e feroci della nostra storia cittadina.
La notte del 15 novembre 1943, undici personalità molto note nella Ferrara del tempo furono uccise per rappresaglia dai fascisti in risposta all’assassinio del federale Igino Ghisellini. Tra le vittime figurano importanti antifascisti, come il procuratore Colagrande e gli avvocati Zanatta e Piazzi, caduti assieme al senatore Arlotti che, al contrario, era stato compromesso col regime. E poi semplici cittadini trucidati perché ebrei o per il fatto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, come gli Hanau o l’operaio Cinzio Belletti. Non tutti morirono davanti alla fossa del Castello.
Due di loro furono fucilati vicino alle mura cittadine, presso il Baluardo di S. Tommaso: Girolamo Savonuzzi e Arturo Torboli. Il primo era stato assessore socialista fino al 1920, quando gli squadristi lo costrinsero alle dimissioni. Savonuzzi conservò comunque il suo incarico di ingegnere capo del Comune e fu tra i principali artefici del rinnovamento urbanistico di Ferrara tra le due guerre mondiali. Torboli, invece, in qualità di ragioniere capo del Comune procedette, dopo il 25 luglio ‘43, a liquidare i beni accumulati in città dal disciolto Partito Nazionale Fascista. Pagarono dunque con la vita le loro convinzioni politiche, la loro fede nella libertà e nelle istituzioni.
Il loro sacrificio è testimoniato da un monumento, ben visibile in viale Alfonso d’Este, che da diversi anni versa in stato di forte abbandono e degrado.
Ignoti hanno asportato nottetempo l’elegante capitello e la croce in ottone che sormontavano la bianca colonna, rimasta sola a testimoniare una strage dimenticata. I nomi di Savonuzzi e Torboli, incisi sulla stessa, sono quasi illeggibili.
È giusto tutto ciò? Non credo. Nell’80esimo anniversario di quella lunga notte del ’43 mi sarei aspettato, oltre alle celebrazioni di rito, un intervento di ripristino e manutenzione di quel monumento e di altri che ricordano la lotta partigiana nella nostra città. Purtroppo, sono ancora molte le lapidi, i cippi e i monumenti disseminati per il territorio comunale che risultano ammalorati o in stato di evidente degrado: ricordano fatti e persone che hanno contribuito a rendere la nostra comunità più giusta e libera, durante il Risorgimento e la Resistenza.
È possibile recuperarli implementando i fondi dedicati nel Piano triennale delle opere pubbliche ma sarebbe opportuno coinvolgere in tale impresa anche associazioni e privati cittadini, interessati a non disperdere un patrimonio di memoria comune.
Ferrara non può dimenticare o, peggio, ignorare la sua storia: è ciò che ci ha resi quello che siamo.
Davide Nanni
Consigliere Comunale PD Ferrara
In copertina: monumento alla memoria dell’eccidio del 15 novembre 1943 presso la fossa del Castello.
Davide Nanni
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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