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da: Partito Repubblicano Italiano di Ferrara

Storicamente i Repubblicani hanno offerto un lodevole contributo alla stesura della Carta
Costituzionale. La stessa forma di governo ‘repubblicana’ è nel DNA del partito.
Il PRI ha sempre difeso i diritti delle minoranze ed ha sempre abbracciato il più ampio pluralismo
politico.
Ciò che fa sospettare di eccessivo leaderismo la riforma approvata dal Parlamento è soprattutto
l’«esplosiva miscela» creata dalla maligna congiunzione di un sistema elettorale maggioritario ed un
nuova forma di governo sostanzialmente monocamerale.
Il cosiddetto «Italicum» garantisce, infatti, al partito – nemmeno alla coalizione, proprio al «partito»
politico – di maggioranza relativa, il 60% dei seggi.
Si aggiunga che la selezione degli eletti alla Camera dei Deputati avverrà, in larga parte, attraverso le
Segreterie dei partiti: non v’è chi non scorga come la deriva leaderistica, già in essere, possa
ulteriormente sterzare verso un’oligarchia politica, quale che ne sia il colore.
I capi delle formazioni politiche decideranno i rappresentanti in Parlamento, con l’evidente effetto di
invertire il corretto rapporto di fiducia: non sarà più, infatti, il leader al Governo a ricevere la fiducia dagli
eletti alla Camera, ma saranno gli eletti – dal leader accuratamente selezionati prima del voto – a
garantirgli preventivamente lealtà e fiducia incondizionate.
Un pericolo, questo, di «dittatura democratica» che i Repubblicani non possono non evidenziare,
ricordando il timore di Alexis de Tocqueville di una democrazia che si trasformi in una «tirannide di una
maggioranza su una minoranza».
Se si voleva abolire il Senato della Repubblica lo si sarebbe dovuto fare in maniera coraggiosa e netta.
Invece, i «nuovi» senatori, così cervelloticamente selezionati (e con un’investitura popolare solo di
secondo grado), acquisirebbero «sulla via di Roma» addirittura il beneficio dell’immunità parlamentare,
rimasto intatto per tutti i componenti del Parlamento.
Partito Repubblicano Italiano
Federazione provinciale di Ferrara
Via del pergolato 4D – 44123 Ferrara
Email: partito.repubblicano.ferrara@gmail.com
Web: www.pri-ferrara.it
Si dirà, tuttavia: vi sono nella riforma renziana, accanto alle criticità, anche novità apprezzabili. Come
l’abolizione definitiva delle Province. Novità da salutare con interesse. Ma che non bastano certo a
superare le disarmonie e le forzature istituzionali.
La legge costituzionale, per sua natura, deve essere chiara e semplice. Siamo, invece, di fronte, sul
piano tecnico-giuridico, in molteplici passaggi del nuovo testo, ad un «semi-lavorato» costituzionale.
In definitiva, le ragioni del ‘NO’ appaiono enormemente più forti di quelle del ‘SI’’.
E questo a prescindere da convenienze politiche o di bottega elettorale.
Quando si affronta la materia costituzionale, la materia più delicata di tutte, perché attinente alle regole
supreme della convivenza civile e politica di un popolo, non vi possono essere ricatti legati al rispetto di
alleanze locali o nazionali.
La riforma costituzionale è cosa talmente seria che non può bastare una simpatia o un’antipatia nei
confronti di un leader politico a determinare una scelta.
La stessa pervicace volontà dell’attuale Presidente del Consiglio di mettere sul tavolo la propria sorte
politica, costringendo il popolo italiano ad voto di «fiducia», quasi ad un’elezione diretta del Capo del
Governo, contestualmente all’espressione di un giudizio sulle nuove regole istituzionali destinate a
valere per tutti (quindi anche per chi non approva l’operato del premier) e a valere per un futuro anche
lontano, è una forzatura inaccettabile.
Infine, anche i risultati delle ultime tornate amministrative dovrebbero aprire gli occhi agli increduli.
Un 30% (o meno) dei voti potrebbe bastare, infatti – ad un partito, nemmeno ad una coalizione – per
conquistare una maggioranza di quasi i due terzi (il 60%) all’unica Camera con voce in capitolo sulla
formazione del Governo ed, in larga parte, delle leggi, dopo il voto al secondo turno.
Ciò rappresenta uno strappo democratico. Non parliamo di un Comune, pur grande che sia, parliamo
del Governo della Repubblica!
Solo la famigerata legge «Acerbo», voluta da Mussolini – e che gli consentì un ventennio di
permanenza a Palazzo Venezia – prevedeva una cosa simile.
I Repubblicani sono da sempre custodi delle Istituzioni democratiche, tutori della laicità e delle
minoranze, del pluralismo delle voci, di una Costituzione fatta di controlli e bilanciamenti tra gli organi
supremi della Repubblica, e di un regionalismo forte e responsabile.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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