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Il mio amico Nanuk; quando dall’incontro fra due cuccioli nasce un sodalizio invincibile

Un cucciolo di orso adora un cucciolo di uomo. Si sono trovati insieme rotolando e giocando. Ma anche scambiandosi il cibo.

Una storia di amicizia in un Artico che non è deserto, ma un paradiso da proteggere dove migliaia di animali si riproducono e tornano ciclicamente. Un inno alla Natura.

Un film d’avventura, quello firmato da Brando Quilici (per le scene artiche) e Roger Spottiswoode, ma anche di sterminati paesaggi, di natura incontaminata e potente oltre che di grandi affetti ad altezza di ragazzo, Il mio amico Nanuk.

Protagonista è il giovane coraggioso e indomito Luke (Dakota Goyo), alle prese con un tenerissimo e candido cucciolo di orso (di tre mesi), perso dalla madre e recuperato casualmente. Inizialmente cercherà di crescere il cucciolo e di evitargli lo zoo o la gabbia, poi, grazie anche all’aiuto di una preziosa guida esperta, Muktuk (Goran Višnjić), si avventurerà nelle ostili terre ghiacciate del Nord canadese per trovare una casa per il piccolo orso bianco. Sarà un viaggio rischiosissimo e pieno zeppo di pericoli.

Luke ha da poco perso il padre e sua madre Madison (Bridget Moynahan) è una ricercatrice che, per motivi di lavoro, lascia lui e la sorella Abbie (Kendra Leigh Timmins) per lunghi periodi per recarsi presso una lontana stazione di ricerca.

Al ritrovamento, nel suo garage, del cucciolo di orso polare separato dalla mamma catturata dalle autorità cittadine e trasportata in elicottero in una remota zona a nord della regione artica del Canada, si assume la responsabilità di ricondurlo a lei.

Violente tempeste (tanta suspense), branchi di orsi polari e il crollo di giganteschi blocchi di ghiaccio non fermeranno Luke e Nanuk che riusciranno a sopravvivere in questi spazi sconfinati, diventando indispensabili l’uno per l’altro. Una “favola ecologista”.

Per realizzare il film è stato coinvolto il miglior addestratore di orsi polari al mondo, Mark Dumas, tutti gli attori, orsi inclusi, sono in carne ed ossa, nessuna scena è stata costruita al computer. Un inno al realismo più vero. Splendida fotografia, scene nell’Artico canadese ma alcune anche nelle isole norvegesi Svalbard (1.600 km a sud del Polo Nord).

Tanti sono i temi del film: i cambiamenti climatici (sono proprio le conseguenze sul clima su questo luogo delicato del pianeta a rendere più difficile e pericolosa l’avventura di Luke), la magia dell’amicizia, la bellezza della natura incontaminata, la gentilezza degli inuit, il desiderio di protezione e libertà, la fiducia negli esseri viventi, il desiderio e la ricerca della felicità ma, soprattutto, la capacità dell’essere umano di cambiare le situazioni che non funzionano. Imperdibile.

Il mio amico Nanuk, di Brando Quilici, Roger Spottiswoode, con Dakota Goyo, Goran Visnjic, Bridget Moynahan, Peter MacNeill, Kendra Leigh Timmins, Italia/Canada, 2014, 98 minuti.

Brando Quilici

Nato a Buenos Aires nel 1958, è regista televisivo e documentarista. Figlio di Folco Quilici, ha lavorato per molti speciali su reti americane, tra cui National Geographic Channel, Discovery Channel e su reti europee, tra cui ZDF, France 5 e la Rai. Ha vinto numerosi premi, tra cui quelli al Jackson Hole Film Festival e al Trento Film Festival. Dopo Il mio amico Nanuk, nel 2022 ha prodotto, diretto e scritto il film Il ragazzo e la tigre.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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