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da: Federico Di Bisceglie

La morte e il carcere

Molto spesso sfogliando i quotidiani, ascoltando la radio o seguendo i telegiornali in tv si sente parlare del “grave problema delle carceri”, ma purtroppo, come al solito, grandi promesse ma nessun dato di fatto. Nessun miglioramento,nessuna iniziativa, niente! Al di fuori di qualche presa di posizione proveniente dell’ala radicale della scena politica italiana,questa grande problematica viene sempre rifuggita e lasciata nell’ombra. E se la risposta fosse nella poesia? Forse se si leggesse questa poesia di Roberto Dall’Olio,si guarderebbe con occhio diverso questa difficile situazione. “Le carceri Italiane” è questo il titolo della lirica dell’autore bolognese,poeta e professore di filosofia e storia Dall’Olio, la quale si è aggiudicata il premio letterario “Stefano Zangheri”. Questa poesia,è una smaccata denuncia al sistema carcerario italiano, in quanto sottolinea attraverso espedienti narrativi, la crudeltà e la pochezza di un luogo nel quale avviene una sorta di “riduzione” della condizione umana, una sorta di buio sull’esistenza. “fanno rabbrividire|le carceri italiane|facendo luce|su quel cappio di tenebra|che stringe al collo|i detenuti”. Questi pochi versi riportati,costituiscono l’incipit del breve componimento poetico,ma sono questi pochi versi a dare un senso profondo a questa lirica,a lasciare un segno indelebile nelle nostre coscienze, ed è da questi pochi versi che il nostro animo dovrebbe essere mosso da un turbamento interiore che ci faccia una volta per tutte aprire gli occhi su una problematica di una gravità estrema e che ci imponga di trovare una soluzione. Su due vocaboli è opportuno focalizzare l’attenzione:luce-tenebre. Queste due parole,in evidente contraddizione, costituiscono un ossimoro particolarmente efficace, che ancora una volta serve all’autore per fornire maggior pathos alla poesia e che di conseguenza provoca nel potenziale lettore un disagio interiore favorito altresì dalla parola “cappio” successivamente impiegata. “Le carceri Italiane” è un chiaro esempio di quella poesia che si può definire “ militante”, la quale quindi non si pone solo come scopo quello di essere gradita ad un eventuale pubblico; ma al contrario utilizza come mezzo la poesia per denunciare un problema sociale di estrema serietà.
Di seguito la poesia “Le carceri italiane” di Roberto Dall’Olio vincitore del concorso:
Fanno rabbrividire
le carceri italiane
facendo luce
su quel cappio di tenebra
che stringe al collo
i detenuti
fino a morire
nello squallore più totale
li seguono anche le guardie
verso un’autosoppressione
parola così tecnica
che fa ancora più male
quanto il silenzio
che condensa queste morti
in numeri facili
da dimenticare

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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