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da: Enrico Gherardi

Mi chiamo Enrico Gherardi, sono insegnante e naturalista, e devo affermare, prima di entrare nel cuore dell’argomento, che se c’è una cosa che il Comune di Ferrara sa realizzare benissimo è quella di rendere la vita impossibile a chi ha iniziativa imprenditoriale e sensibilità artistica fuse insieme.
Sono di Ferrara, ma da venti anni circa risiedo in altre città per motivi di lavoro; però quando torno a Ferrara non manco d’andare a prendere un caffè od un calice di vino (e non i soliti vini che si trovano in altri bar) nella Caffetteria del giardino di Palazzo Schifanoia; un luogo di ristoro unico in Italia e probabilmente in Europa (a detta non solo mia, ma di turisti stranieri che qui hanno affermato che nei loro viaggi non avevano mai incontrato un locale ed un luogo del genere, se non forse uno simile in Germania). Questo posto è veramente esso stesso un’opera d’arte unica, per i tavoli di legno fra la pace degli alberi; per la musica di qualità; per l’interno colmo di oggetti strani di diverse epoche e fatture; ed infine per esposizioni e manifestazioni di artisti non facili da incontrare e da apprezzare.
E tutto ciò non è altro che il frutto di un incessante lavoro di ristrutturazione e “invenzione” del sig. Simone Bavia, cui gli amministratori cittadini hanno spesso promesso di venire incontro, per poi spesso rimangiarsi la parola data, e lasciandolo da solo ad affrontare spese (a volte non a lui dovute) e una quota d’affitto ingiustificabile.
Tale lavoro di ristrutturazione e di riqualificazione del giardino e dell’edificio ora adibito a caffetteria, iniziò nel 1997 (prima d’allora neppure si entrava nel giardino per l’erba alta, anche perché era adibito a pollaio(!) e l’edificio era inagibile, come si può constatare dalle foto allegate alla presente, scattate all’epoca – da notare il contrasto con le foto che ritraggono lo stato attuale del giardino e della caffetteria, anch’esse allegate), tutto a spese di Simone Bavia, che, fra l’altro, continua a provvedere alla pulizia e alla potatura degli alberi, in un luogo che è lo specchio del Museo stesso! Un luogo pubblico, dove i turisti provenienti da diverse nazioni vanno a sedersi ed a ristorarsi (e scattano foto che poi pubblicano)! E sapete cosa hanno risposto gli amministratori a Simone Bavia, dopo che egli stesso ha esposto loro i risultati del suo lavoro?
“Beh, mica ti abbiamo chiesto noi di fare tutti questi lavori!”
Capito quale sensibilità, che acutezza nel capire cos’è Schifanoia, che senso di responsabilità! E, soprattutto, che disprezzo per chi si impegna in un lavoro di ristrutturazione e di abbellimento cui dovrebbe provvedere l’Amministrazione stessa!
In seguito, dopo che Simone Bavia iniziò tutto ciò con un finanziamento personale e rischio d’impresa (attualmente ancora in pagamento e senza risorse per gestirlo, visto ciò che seguirà – che descrivo più sotto), l’Amministrazione cittadina riconobbe tale sforzo e scorporò nove anni d’affitto (1997-2006), ma nel 2007 tolse a Simone il bookshop e quindi privandolo del 60% degli introiti e rendendolo perciò impossibilitato ad affrontare le spese di gestione.
Infine il terremoto del 20 maggio 2012. In quell’occasione, Simone mi ha confermato che il vicesindaco Maisto promise un’esenzione del canone d’affitto (essendo chiuso il Museo e quindi l’attività della Caffetteria Schifanoia). Successivamente Simone Bavia chiese anche che fosse abbassato la quota dell’affitto alla riapertura, visti i mancati introiti per la chiusura del Museo e per la scarsa affluenza invernale. Invece l’Amministrazione Comunale respinse tutte le richieste di Simone e a febbraio 2014 ha richiesto un pagamento del canone arretrato di circa 15000 € (da pagare entro 15 giorni!)! L’appello di Simone, inascoltato dalle autorità, portò però ad un bombardamento di e-mail da parte di cittadini e di turisti sui siti delle istituzioni pubbliche (Sindaco) e artistiche della città (Direzione del Museo); una reazione civica comprensibile che imbarazzò le autorità e portò ad incontri fra il gestore e l’Amministrazione Comunale, la quale offrì lo sconto del 20% del canone (cosa che naturalmente aveva fatto per tutti gli altri). Ma il gestore, di fronte ad un mancato incasso del 75% (teniamo conto non solo della chiusura del Museo per il terremoto, ma della lotta di Simone per avere l’apertura serale ed i bagni chimici! Cose che dovrebbero essere autorizzate senza problemi, visto il luogo di cui si tratta…) minaccia perciò la chiusura.
Recentemente l’Amministrazione ha replicato su “estense.com” che il pagamento dell’affitto non è stato richiesto durante il periodo di chiusura del Museo (affermazioni contrarie alla verità, come già scritto) e che ha fatto di tutto per la caffetteria… Sì: il 20% di sconto! Senza bagni, senza cucine, con la cura del giardino, la potatura e lo smaltimento dei rifiuti (tutto ciò a carico del gestore!) e con una gara d’appalto indetta dal Comune a primavera, mentre Simone sta ancora pagando il mutuo! E attualmente senza altre risorse!
Ma non è tutto! Nel giardino, a fianco della Caffetteria, c’è un casotto ricoperto di eternit (!), che il terremoto ed un albero caduto questa primavera ha danneggiato, facendo cadere parte dell’eternit sull’erba. Il gestore negli ultimi anni ha avvisato più volte chi di competenza che doveva intervenire per bonificare il luogo. Ebbene, Simone ha dovuto provvedere da sé, coprendosi bene volto ed indumenti.
Non dico altro, se non considerare che tutto questo mi sembra un chiaro boicottaggio dell’Amministrazione contro una persona che forse non ha i “parenti” o gli “amici” giusti!
Ad onor di cronaca, informo che è stato costituito un gruppo su Facebook dal nome “Salviamo Caffetteria Schifanoia-Vince Lo Spirito”, per salvare il posto gestito da Simone Bavia, che in una sola settimana ha superato i 600 membri! Seicento sguardi su questa vicenda…

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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