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Torino, aprile 2020

Alle tre donne più potenti d’Europa, da donna, vorrei mandare un messaggio per me molto importante ed urgente per il futuro dell’Europa e della democrazia nel mondo; per questo molto più importante della lotta al nazifascismo degli anni ’40.
Vorrei ricordare alle tre signore che oggi governano in Europa, che le dodici stelle della nostra bandiera rappresentano la corona di stelle della Donna dell’Apocalisse. Questa Donna, che riempie l’intero universo con la sua presenza, viene attaccata durante il parto dal drago che vuole mangiarle il figlio nascituro. La donna allora scappa dal drago rifugiandosi sulla Terra, che li custodisce entrambi.
Questa immagine nella sua forma simbolica ci dice, secondo me, che sarà la donna a salvare l’umanità, prima di tutto perché è lei che l’ha partorita e poi perché, in quel simbolo, si fa riferimento all’intera creazione, cioè al valore della vita in tutte le sue espressioni.

Vorrei suggerire a queste importanti signore che in questo momento storico c’è in gioco proprio l’umanità, tutta la sua storia e la sua forza: la solidarietà. Perché il valore è la vita umana in tutta la sua complessità di evoluzione storica. Questo valore origina la storia e genera tutte le sue conquiste.

La donna di questo ha esperienza, perché biologicamente il suo corpo è predisposto a generare. La donna sa di essere originata perché essa stessa dà origine. Quindi la sua sapienza è l’assumersi la responsabilità di tramandare alle generazioni future il patrimonio storico che ha ereditato, migliorandolo con la propria vita ed esperienza.
E’ l’esperienza che ogni donna conosce perché può partorire la vita. Inoltre nella famiglia è capace di accudire la vita in ogni sua espressione, proprio mantenendola in relazione di condivisione, di collaborazione e di responsabilità verso l’altro, che è la vera caratteristica della cultura femminile. Questo è il nostro patrimonio, forte dell’esperienza della nostra umanità.

Credo che sia giunto il momento di attingere a questo nostro patrimonio senza dover dimostrare agli uomini la nostra capacità di governare la vita e di guidare la storia, perché l’abbiamo sempre fatto. Soprattutto sappiamo che dobbiamo rendere conto soltanto a noi stesse, alla nostra umanità e alla nostra consapevolezza, perché siamo consapevoli che senza l’essere umano ogni ricchezza è vana e ogni realtà non ha nessun senso.

La responsabilità dei governanti, in questo momento di cambiamento radicale  e mondiale, è di rendersi conto che non è con la tracotanza e la prepotenza del più forte sul debole che si uscirà da questa prova, ma mettendo al primo posto il valore dell’umanità. Perciò vi chiedo di mantenere fede al progetto europeo nato dal desiderio di pace e fratellanza così forte dopo lo sfacelo della guerra. Mi sembra giunto il momento di agire da donna per l’umanità intera, questo è ciò che la nostra storia ci sta chiedendo.

Grazie per l’attenzione,

Figlia di Ernesto Baroni – partigiano nella IV Brigata Garibaldi e amico di Eugenio Curiel – Grazia Baroni è nata a Torino nel 1951. Laureata in architettura, ha insegnato per un trentennio nella scuola superiore e partecipato a vari progetti di ricerca e formazione. E’ socia e collaboratrice del Centro Culturale Nova Cana. Partecipa al gruppo Molecole, un momento di ricerca e di lavoro sul bene, per creare e conoscere, provando a porsi come elementi catalizzatori del cambiamento. Nel 2020 ha iniziato una collaborazione con il quotidiano online Ferraraitalia.
Scrive Grazia Baroni: “Mi sono sempre impegnata come cittadina in ambito sociale e politico. Madre di quattro figli e nonna di cinque nipoti, anche per loro mi sento impegnata a mantenere la democrazia in Italia per poter realizzare gli Stati Uniti d’Europa, facendo così fruttare il patrimonio di libertà e benessere che mi è stato consegnato non solo dai genitori, ma anche dai padri della Repubblica.”.

 

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Grazia Baroni

Grazia Baroni, è nata a Torino nel 1951. Dopo il diploma di liceo artistico e l’abilitazione all’insegnamento si è laureata in architettura e ha insegnato disegno e storia dell’arte nella scuola superiore durante la sua trentennale carriera. Ha partecipato alla fondazione della cooperativa Centro Ricerche di Sviluppo del Territorio (CRST) e collaborato ad alcuni lavori del Centro Lavoro Integrato sul Territorio (CELIT). E’ socia e collaboratrice del Centro Culturale e Associazione Familiare Nova Cana. Dal 2016, anno della sua fondazione, fa parte del gruppo Molecole, un momento di ricerca e di lavoro sul bene, per creare e conoscere, scoprendo e dialogando con altre molecole positive e provare a porsi come elementi catalizzatori del cambiamento. Fra i temi affrontati dal gruppo c’è lo studio e dibattito sulla Burocrazia, studio e invio di un questionario allargato sulla felicità, sul suo significato e visione, lavori progettuali sulla felicità, in corso.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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