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Gli albori del progetto
Siamo a fine 2019 e tra le mille idee che popolano la mia testa, ne è emersa una che mi ha colpita e che mi  ha convinta ad agire. Ho vissuto, in questi due anni e mezzo, un’esperienza davvero unica, cercando di elettrizzare altre artiste per dar vita ad un sogno.
Chi siamo ?
Dunque siamo in sei (Anna Maura Alvoni, Lidia Calzolari, Ilaria Davanzo, Elisa De Florio, Silvia Favaro, Federica Veronesi). 
Sei donne, che nella vita non sono solo artiste, (condizione che unisce tante e tanti d’altronde), bensì:  educatrici per la disabilità, impiegate, libere professioniste, studentesse universitarie e operatrici olistiche. Geograficamente sparpagliate per il nord Italia: Ferrara e provincia,  Padova, Bologna e Lecco. 
Cosa abbiamo condiviso dal punto di vista artistico ?
Fotografia, scultura, mandala, arti visive, poesia, pittura e installazioni in ferro e materiali di recupero, realizzazione di un video
Dal punto di vista umano?
Il tempo lungo ci ha concesso l’opportunità di verificare se ci credevamo veramente.
Ci siamo “aspettate”: il valore aggiunto del nostro risultato. Solidarietà e perseveranza non ci hanno fatto arrendere.
Il risultato non consiste in un assemblaggio a posteriori di opere create singolarmente, bensì nell’intreccio di ogni pensiero e sensibilità, come in una corsa in cui  il testimone  passa di mano in mano per arrivare insieme al traguardo. L’arte come una delle forme più avvincenti di solidarietà.
Il push up dunque di cosa parla? Quale è il senso ?
Il reggiseno ci ha  vestite e svestite al contempo. Che sia un indumento di seduzione o di costrizione; che lo si indossi o lo si utilizzi per ribellarsi al sistema o tentare di modificarlo dall’interno, l’importante per noi è viverlo come specchio del nostro IO più vero. Nutrirsi di autostima equivale ad imparare a sorridere e ridere di sé stesse e se lo si fa insieme ancor meglio.
Mi piace pensare che il sostegno  che, per antonomasia è collegato ad una delle funzioni del reggiseno, possa diventare un’azione collettiva di solidarietà fra donne e non solo. Una specie di abbraccio virtuale fatto di ironia, ascolto, accettazione di sé, solidarietà, creatività.
Cos’è per me indossare il reggiseno o non indossarlo?
Il mio rapporto con il seno, con i miei capezzoli, con il seno delle altre ???
Io ho risposto con molta ironia e giocando con le parole.
Questo e molto altro all’interno del lavoro delle altre artiste.
Dice Lidia Calzolari nel suo Libretto di presentazione:
«Al di fuori degli schemi, dei cliché e delle convinzioni, noi donne abbiamo un disperato, e molte volte inconsapevole, bisogno di trovare i canali giusti per ritrovarci a “casa” in una dimensione solidale e attiva di condivisione di intenti, di capacità, di desideri inespressi e di vie per esprimere le enormi potenzialità creative.
È a partire da questa consapevolezza che io mi sono innamorata di un’idea e come il più estatico dei sentimenti mi sono nutrita di sogni, fino a far nascere un progetto. Era l’anno duro della clausura forzata, il momento in cui tutto riluceva in modo diverso ed era il momento in cui ci si spogliava letteralmente di abitudini e vestiari.
Il reggiseno fa parte degli indumenti usurpati del loro potere. Sentire l’urgenza di due azioni ben distinte è stato il primo passo; toglierlo e parlarne. Raccontarlo come fosse un oggetto qualsiasi di casa, pur ricordando il ricettacolo di significati che esso esprime.
Il secondo step, ovvero cercare altre donne, artiste, ha rapito l’attenzione della promotrice che, non sazia del mero coinvolgimento in un progetto artistico a scomparti stagni, ha voluto a tutti i costi connettere gli animi di tutte. Questo ha comportato attese, abbandoni, momenti difficili ma il motto: “Tutte insieme ha un senso” ha avuto la meglio.
Il reggiseno come leitmotiv ha sorretto in primis le 6 artiste per esplodere poi, in un canto, un inno un risorgimento, uno spunto per una risata, un gioco, uno scatto. Ognuna a suo modo, con la propria sensibilità e dose di follia e semplicità, ha srotolato, sganciato, squarciato, tolto il reggiseno da ogni connotazione data, pronte alla sfida.
Ovvero… Sapranno sorprendere, coinvolgere, ispirare e SOLLEVARE gli animi delle donne? Comunicare amore per sé stesse al di là di ogni taglia indossata? Ammaliare e confondere? Cominciare a leggere la realtà a suon di tette? Con l’arte tutto il vissuto si veste a festa e, come diceva Alda Merini: “Non sono bella, Sono erotica”, le artiste vi invitano a mettervi in gioco».
Luoghi dell’evento itinerante
  • Ferrara presso il Fienile in via Pelosa 27/a  il 23 settembre dalle ore 18.30
  • Milano il 19 novembre presso il Villaggio  Barona – Sala Aletti, in collaborazione con la Casa delle artiste  e la poetessa Agnese Coppola
    (eventi in via di programmazione in altre città nel 2024)
Vi aspettiamo.
Scarpe comode che siamo in campagna
con o senza reggiseno
…il resto ce lo inventiamo insieme

Guarda il portfolio di PUSH-UP

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Lidia Calzolari

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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