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L’innovazione e il Petrolchimico

“La storia è un bene comune, …”,  comincia così l’Introduzione del libro “Ferrara e il suo Petrolchimico, volume secondo” edito da CDS Cultura un paio di anni fa, riportando  un manifesto apparso su Repubblica, sottoscritto da uno storico, Andrea Giardina, una senatrice a vita, Liliana Segre e uno scrittore, Andrea Camilleri.

La storia è un bene comune vuol dire che è come l’aria, il lavoro, la democrazia e questo bene se non viene continuamente alimentato è in pericolo.

Chi non conosce la storia è destinato a ripeterne gli errori, così recita un proverbio ormai dimenticato, perché la storia è anche memoria di quel che siamo stati e quel che possiamo essere.

Pertanto conoscere la storia significa soprattutto non dimenticare né gli errori di chi ci ha preceduto, né i loro insegnamenti e i loro successi o le loro “buone pratiche”. È sapere da che punto siamo partiti per misurare quanto ci siamo emancipati … o quanto siamo regrediti.

È una categoria dello spirito che ci ricorda quanto sia precaria, incerta e non permanente la nostra condizione. È riconoscere dove va il futuro imparando dal passato.

Queste brevi considerazioni si adattano perfettamente ad un Petrolchimico, come quello di Ferrara, che ha visto trascorrere fra le sue mura decine di migliaia di lavoratori provenienti da ogni parte d’Italia e non solo, che ha prodotto ricchezza e benessere per altrettante migliaia di famiglie, ha creato mestieri, competenze, sogni e delusioni, aspri conflitti e deficit ambientali nei primi anni di vita, momenti di intensa vita democratica e culturale, ha contribuito a valorizzare il lavoro indipendentemente dal genere di chi lo esercita, a rispettare l’ambiente nel posto di lavoro e nel territorio che lo accoglie, ha concorso sostanzialmente a trasformare in positivo il territorio ferrarese, immobilizzato da secoli in un destino di drammatico sottosviluppo.

Il motore di questa avventura che dura da 80 anni e che vorremmo raccontarvi è l’innovazione, quello stato dei comportamenti umani che, traguardando nel lungo periodo, assicura il progresso ed esalta le potenzialità.

L’Innovazione è sostenuta dalla Ricerca e ne è un esempio evidente quando osserviamo la storia di una disciplina scientifica, la Medicina,  che ci ha profondamente coinvolti negli ultimi anni a causa della pandemia provocata dal Covid 19.

Il Premio Nobel, assegnato nei giorni scorsi alla ungherese Katalin Karikò e all’americano Drew Weissman, grazie alla messa a punto del vaccino anti Covid 19, è un riconoscimento affidato a seguito di un risultato ottenuto attraverso il lavoro di tanti altri colleghi di diverse discipline, che si sono impegnati per decenni, senza arrendersi mai, valorizzando anche gli errori, con tenacia e umiltà, doti fondamentali dei Ricercatori.

Con questa premessa voglio introdurre pertanto il tema dell’innovazione presso il Petrolchimico di Ferrara, dove i risultati scientifici e industriali sono stati accompagnati da breackthrou, ovvero svolte o rivoluzioni, anche di carattere sociale di elevata rilevanza come la questione ambientale e della sicurezza, il rapporto con il territorio, la presenza e il protagonismo del personale femminile nelle attività produttive, l’organizzazione del lavoro, con il perseguimento di obiettivi sempre più avanzati nell’ambito della formazione e della qualità del lavoro stesso, tutti temi che hanno interessato migliaia di persone e che coinvolgono tuttora.

Partiremo pertanto raccontando, con la nostra storia, i  risultati ottenuti negli anni ‘80 dello scorso secolo nel campo industriale e in quello sociale e come questi abbiano stabilito una connessione,  nel territorio fra le due città, quella  di Anfione (la città della bellezza, della cultura umanistica, insomma quella delle mura di pietra) e quella di Prometeo (quella del fuoco, della cultura tecno-scientifica, insomma quella delle mura di plastica), connessione purtroppo incompiuta, … forse perchè non  avvertita dagli stessi protagonisti.

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Sergio Foschi

Ho avuto la fortuna di fare un mestiere, il Ricercatore presso il Petrolchimico, che mi è sempre piaciuto e che cerco di applicare anche ora che sono in pensione, che mi ha permesso di venire in contatto con tanti colleghi competenti in diverse discipline e apprezzarne il loro valore.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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