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Ormai mancano pochi giorni e finalmente cesserà questa brutta campagna elettorale, brutta perché ci sono alcuni soggetti in campo che usano l’offesa sistematica come metodo di comunicazione, e tutto ciò senza capacità alcuna di proporre cose concrete e realizzabili, brutta perché vengono fatte proposte generiche e non concretizzabili, gettando fumo negli occhi degli elettori ed infine brutta perché in questo baillamme poco si parla dei temi veri delle elezioni di quest’anno, ovverosia dell’Europa (come è stata sino ad ora, e come vorremmo diventasse) e delle amministrazioni comunali e dei loro sindaci laddove vi saranno anche le amministrative.
Provo, brevemente, ad analizzare quanto stiamo vedendo in queste settimane di campagna elettorale in cui i soggetti in campo utilizzano metodi comunicativi molto differenti.
La Lega che in uno dei momenti più bassi della sua storia, dopo aver deluso il proprio elettorato e operato un cambiamento del proprio vertice, cerca di arraffare voti giocando sulla crisi economica e fornendo agli elettori messaggi fuorvianti sull’eventuale efficacia dell’uscita dall’euro del nostro paese, dimentichi, i dirigenti leghisti, che nel periodo in cui c’era da gestire il passaggio all’euro e verificare che ciò non avrebbe creato e favorito opportunismi economici, al governo c’erano loro in compagnia del signore di Arcore.
La rinata Forza Italia che dopo la condanna in via definitiva del loro leader, prova a recuperare il crollo di consensi parlando un po’ a tutti gli italiani delusi, attraverso messaggi a volte contraddittori in cui il “leader maximo” un giorno sembra uno statista di livello ed il giorno dopo sembra un uomo all’attacco ed attaccato al potere, anche costoro dimentichi di quanto hanno promesso negli ultimi 20 anni e di quanto non hanno mantenuto, peraltro con la giustificazione dei loro fallimenti incolpando sempre altri soggetti, a volte la magistratura “comunista”, a volte il capo dello Stato, a volte i poteri forti mondiali, a volte l’Europa o la Germania, senza mai fare una vera autocritica.
Il Movimento cinque stelle che dopo i fasti delle elezioni del 2013 e gli insuccessi alle amministrative celebrate l’anno scorso, attraverso il suo massimo leader e cofondatore, utilizza tutti gli strumenti comunicativi, compreso il turpiloquio e le sparate a zero (o per meglio dire a vanvera) per raccogliere o, meglio , ramazzare i voti di tutti gli italiani (che purtroppo sono davvero tanti) scontenti , delusi dalla politica tradizionale e fortemente incavolati. Non contenti di utilizzare gli sproloqui, i pentastellati si lanciano persino in messaggi parzialmente veri od elencano una sequela di proposte che possono apparire interessanti ma che non hanno la concretezza delle cose serie e a volte sono chimere impossibili da realizzare.
Poi, a sinistra c’è la lista che sostiene Tsipras, che propone un Europa molto diversa dall’attuale, che può affascinare le persone che come me hanno una storia e che provengono da quella storia importante, ma che, purtroppo, prefigura soluzioni e ricette difficilmente realizzabili per svariati motivi, di cui i più importanti sono il numero probabilmente esiguo dei consensi in Europa che li farà essere marginali e le difficoltà dell’attuale momento in cui è necessario avere ricette percorribili se si desidera davvero un cambiamento.
Infine c’è il Pd che dopo le evidenti difficoltà del dopo elezioni politiche e conseguente cambio al vertice non solo del suo segretario ma anche del presidente del consiglio, sta provando a porsi, attraverso la sua adesione al Pse, come una delle speranze per l’Europa di arrivare ad un profondo cambiamento della stessa, mantenendo, però, i fondamenti di essa, e rendendola più moderna e più aderente ai tempi .
Noi normali cittadini siamo perciò circondati da miriadi di informazioni, molto spesso contraddittorie ed espresse in un linguaggio che, a volte, non ci appartiene, ma abbiamo il diritto-dovere di esprimere il nostro voto, e per far questo dobbiamo fermare il nostro pensiero a quanto vorremmo da questa Europa che sembra aver deluso molti, ma che è indispensabile prosegua nel suo cammino, certamente riformandosi e divenendo una sorta di stato federale.
Saggio per tutti noi, cittadini italiani, sarebbe non abbandonarci ai “mal di pancia” e all’irritazione del momento di crisi che stiamo vivendo, ma, piuttosto usare un altro organo che la vita ci ha donato, ovverosia il cervello, e attraverso esso provare a discernere le motivazioni che ci porteranno ad esprimere il nostro voto.
Io personalmente farò questo esercizio, dapprima analizzerò quanto è nelle mie aspettative sia sull’Europa che sul Comune di Ferrara, verificherò le criticità emerse , se ve ne sono state, dagli esercizi amministrativi precedenti, proverò a comprendere, informandomi, le motivazioni di tali criticità e come si è provato a risolverle, successivamente cercherò tra le proposte e tra i candidati coloro che, secondo me, rappresentano meglio la risoluzione delle criticità e che hanno una visione per migliorare, attraverso le idee e non attraverso il turpiloquio distruttivo.
Insomma il mio consiglio, per quanto poco possa valere è di affidarsi a chi ha programmi seri da proporre, idee che abbiano il senso della volontà di cambiare costruendo un futuro migliore di oggi e di non seguire coloro i quali propongono solo la distruzione di tutto il passato, perché dopo le macerie non vi è la certezza di un futuro.

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Stefano Peverin


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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