Per una sinistra di progresso: caro Bersani ti scrivo (e intanto penso a lui)
di Adriano Autino
Caro Pierluigi,
non so bene perché scrivo a te, forse perché mi ispiri un sentimento di tenerezza dovuto principalmente a un’insensata e ormai sterile nostalgia novecentista, il periodo in cui sia tu sia io, insieme ad altri milioni di persone, abbiamo sperato nello sviluppo di grandi progetti sociali innovativi, per il miglioramento dei rapporti umani. Ma forse non è solo per questo. È perché penso che, nonostante tutto, potrebbe albergare in te un qualche sentimento umanista che non ritrovo altrove. Probabilmente non mi risponderai, confermando così la spocchia che caratterizza tutti i politici vecchi e nuovi – la cosiddetta ‘casta’ insomma – e la noncuranza verso gli ideologi, sommersi o emergenti che siano. Un protezionismo vetero-burocratico che si guarda bene dal concedere occasioni di visibilità a chi ancora non se l’è conquistata abbastanza. Mi permetto comunque, visto che una volta si usava chiamarci ‘compagni’, di darti del tu, come se fra noi ci fosse una qualche idea di condivisione di intenti e ideali sociali.
Bando alle premesse, entriamo nel merito.
Confesso di aver riposto qualche speranza in Matteo Renzi e ancora apprezzo alcune sue iniziative, come per esempio la recente modifica della legge sugli appalti, una necessità da lungo tempo, sinora ignobilmente dimenticata dalla politica. Manca ancora però un maggior impegno sul fronte della ricerca scientifica e della cultura o, per meglio dire, l’inizio di un’inversione dell’ignobile tendenza dei governi nostrani (tutti) a tagliare i fondi e a insultare la ricerca e la cultura: sinora tutto rimane confinato al quaderno delle buone intenzioni. La triste realtà sono i centri di ricerca che agonizzano e le orchestre e dei teatri che chiudono, mentre giganteggia la stolida attitudine di Renzi a far di tutto per cacciare fuori dal partito chi si preoccupa dei temi sociali, dei problemi dei lavoratori e dei ceti meno fortunati della società (peraltro in continua crescita). Poiché quanto detto finora, benché sacrosanto e fondamentale, rientra nella più comune retorica politicista, chiarisco subito che per me il vero spartiacque sta nella concezione dello sviluppo e della crescita economica.
Ma torniamo al merito, ho per te tredici domande.
1: ci rendiamo conto che, senza sviluppo economico, qualsiasi ipotesi di modello sociale e di formula di governo è destinata a fallire, lasciando il campo a dittature liberticide? Una schiera di aspiranti Stalin, Hitler, Pinochet, PolPot, si preparano a “gestire equamente la nostra miseria”, ovviamente ben trincerati nelle loro fortezze dorate, nel nome di vecchie o nuove ideologie, collettiviste o liberiste che siano. L’abbondanza, invece, diminuendo la paura sociale, favorisce la crescita dell’etica e della democrazia reale (e non solo percepita!).
2: ci rendiamo conto che tutto ciò che abbiamo, nei paesi cosiddetti ‘avanzati’, lo dobbiamo allo sviluppo industriale? Parlo dei sistemi di istruzione di massa – fattore fondamentale di crescita sociale – dei sistemi di sanità di massa, dei sistemi di trasporto di massa, dello sviluppo delle arti e della cultura. Non devo certo spiegarti l’importanza fondamentale di tali sistemi: senza torneremo al Feudalesimo, al Medioevo e anche peggio.
3: ci rendiamo conto che è sparita la categoria della Sinistra progressista? Con l’affermarsi delle posizioni filosofeggianti sulla decrescita, estremizzazione logica dell’ecologismo radicale e di un certo ambientalismo, che ritiene di collocarsi più vicino all’ecologismo che all’umanismo, si è affermata un’ideologia fondamentalmente anti-industriale, che vede nello sviluppo dell’industria il male estremo, responsabile di tutto il degrado delle società cosiddette post-industriali.
4: ci rendiamo conto della schizofrenia totale della politica, che sempre più rifiuta di fondarsi su una solida elaborazione filosofica? Da un lato si invoca la crescita economica, quando si vuole pescare voti nel vasto mare della disoccupazione, del precariato, dell’incertezza e della paura sociale crescente. Dall’altro si invoca la decrescita e la deindustrializzazione, quando si attinge a piene mani nella marea montante che invoca le ‘leggi della natura’ come modello etico, e come solutore dei problemi considerati cervellotici, astrusi e irrisolvibili, causati dal progresso della nostra specie, tecnologica e culturale.
5: la tua corrente strizza l’occhio a tali correnti nichiliste e opposte alla stessa intelligenza umana o intende riprendere un’elaborazione seria e coerente, seppure difficile e controcorrente?
6: quale politica industriale hai in mente? Come pensi di rilanciare uno sviluppo vigoroso e possente, rivolto al futuro, solidamente fondato sulla ricerca scientifica e tecnologica? Sei cosciente che appoggiarsi unicamente alla green economy non rappresenta un vero fattore di sviluppo a lungo termine? Poiché ti vedo aggrottare le sopracciglia, chiarisco: limitarsi alla green economy (di cui comunque non intendo negare la validità in assoluto), significa limitare il proprio sguardo all’interno dei confini del mondo chiuso, ovvero del presunto limite costituito dall’atmosfera terrestre e del pozzo gravitazionale terrestre.
7: sei cosciente che le risorse del nostro pianeta sono ormai insufficienti per permettere lo sviluppo di sette miliardi e mezzo di membri della nostra civiltà? E che appena fuori, nello spazio geo-lunare, esiste una quantità incalcolabile di risorse ed energia solare? Hai idea della cornucopia di abbondanza costituita dagli asteroidi vicini alla Terra? Sai che la stessa Nasa sta progettando di catturare un asteroide, portarlo nello spazio cislunare e iniziare a esplorarne le possibilità di utilizzo, sia per quanto riguarda le materie prime, sia per la possibilità di trasformarlo in un habitat rotante (e quindi dotato di gravità artificiale)?
8: sei cosciente che la stragrande quantità di eccellenze industriali del nostro paese, principalmente nel campo dell’elettronica, delle alte tecnologie in genere, durante gli ultimi anni si è volatilizzata? Come pensi di invertire finalmente tale disastrosa tendenza?
9: sei cosciente che nel nostro paese esistono (ancora) importanti ed eccellenti competenze nel settore aerospaziale? Sai che in tale settore, in altri paesi, si stanno sviluppando vettori industriali, che riescano cioè ad abbattere il costo del trasporto terra-orbita, per sviluppare il turismo spaziale, iniziare l’industrializzazione dello spazio geo-lunare? Pensi che tali coraggiose iniziative imprenditoriali potranno farcela, da sole, senza supporto sociale e politico, ad aprire la nuova frontiera di questo millennio: dare il via allo sviluppo dell’astronautica civile, prima che la nostra crescita nel mondo chiuso causi una totale implosione della civiltà? Pensi che la loro sia solo un’iniziativa privata, egoisticamente finalizzata al profitto, o che abbia anche una forte valenza sociale e umanista, finalizzata a favorire la continuazione dello sviluppo della civiltà?
10: pensi che il nostro paese possa e debba inserirsi in tali processi fondamentali, oppure che debba restare ai margini, barcamenandosi in ‘riforme’ che, quando finalmente arrivano, non servono più a nulla, perché drammaticamente in ritardo?
11: per te un imprenditore continua a essere per definizione un delinquente, un peccatore o comunque uno sfruttatore? Sei cosciente che la classe operaia, con tutto il rispetto che merita, non è più la classe oggettivamente progressista e di avanguardia, quella che, risolvendo i propri problemi, risolve i problemi dell’intera società? Sei cosciente che la rivoluzione elettronica aveva portato al primo posto la classe della piccola imprenditoria diffusa a basso capitale, e che questa classe – estremamente progressiva e fautrice di crescita sociale – è oggi a rischio di estinzione, grazie alla crisi globale che voi politici non avete alcuna idea di come superare?
11: (adesso non ti offendere) Sai che molto probabilmente alle ultime elezioni ti sei giocato due o tre punti (quelli fondamentali per “vincere senza perdere”!), dichiarando due giorni prima del voto che volevi abbassare il limite dei pagamenti in contanti a 300 euro? Hai finalmente capito che questo significa andare a cercare i ‘colpevoli’ tra i pesci piccoli che cercano di sopravvivere, e non tra i pesci grossi, che continuano a festeggiare le loro grosse ruberie a champagne e festini a bordo dei loro mega-yatch?
13: sei cosciente che, per la guida delle società odierne, estremamente complesse e articolate, occorrono classi dirigenti dotate di elevata formazione scientifica, ma nello stesso tempo dotate di una forte impostazione prioritariamente umanista? Hai un progetto per formare tale classe dirigente?
È per questo, o almeno una parte significativa di questo, che ti batti, e che ti opponi a Renzi? Se sì, se pensi di fare molto meglio di Renzi su questi temi fondamentali, parliamone. Altrimenti magari prova ad aiutarlo: Renzi sarà anche antipatico e arrogante, avrà inanellato una sfilza di errori e comportamenti odiosi (per esempio l’assurdo accanimento sull’articolo 18, che gli ha portato solo le simpatie di Verdini e soci. Possibile che ancora non si riesca in questo paese a capire la lezione di Amartya Sen, circa la possibilità di coniugare libertà e solidarietà? Siamo prigionieri di paradigmi vetero-cattolici, basati su coppie dicotomiche obsolete, e sul supposto supremo valore del sacrificio). Ma negli ultimi decenni non ho visto un governo migliore, nonostante tutto. Anche la vecchia Dc era odiosa, ma aveva una politica industriale.
Per farla breve, secondo me le diverse forme di partito non contano niente: contano solo le idee. Persino una nullità ideologica come Grillo, solo per aver dato l’impressione di avere idee, ha avuto rapidamente successo. Non parliamo di Berlusconi: un affarista e nullità politica totale, che ha campato vent’anni recitando inizialmente il credo jeffersoniano e sulla promessa di una rivoluzione antiburocratica e libertaria che non aveva nessuna intenzione di fare, trovando molto più conveniente accordarsi e lasciar vivere i diversi potentati. Ricordo invece con qualche nostalgia le tue ‘lenzuolate’ libertarie.
Diversi rimasugli di diverse sinistre provano adesso a ricomporre l’ennesima ‘cosa’, rimestando idee vecchie e decotte, facendo leva unicamente sull’antipatia ispirata da Matteo Renzi. La limitatezza di idee a sinistra potrebbe (ri)portare al potere qualche bel rampollo di centrodestra, come Salvini, Trump o Marie Lepen. Ormai inutile sperare che l’indimenticato Indro Montanelli, unico esempio di pensiero di destra autenticamente liberale in Italia, abbia generato qualche continuatore. Magari Renzi ha in agenda altre mosse intelligenti come la riforma della legge sugli appalti. Magari comincerà a ragionare così anche sulla scuola, sull’industria, sulla ricerca, magari (hai visto mai!) sull’espansione spaziale.
Intendiamoci: il mio intento non è sostenere Renzi, nè chiunque altro. Ripeto Pierluigi, se pensi di poter fare molto meglio, più in fretta, e di andare da subito nella direzione giusta – verso l’alto! – parliamone. L’unica cosa che non vorrei dover fare sarebbe gettar via ancora una volta “il bambino insieme all’acqua sporca”.
Ad Astra!

Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)