Sabato 7 maggio inaugurazione della mostra di Marcello Darbo “Rifugi di umanità” a Ferrara
da: organizzatori
Sabato 7 maggio alle ore 18 presso la Casa d’arte “Il Vicolo” l’inaugurazione della mostra di Marcello Darbo “Rifugi di umanità”.
Osso rifugio: il corpo e la casa.
Tutto il rosso dell’umanità, col suo carico di dolore, passione, sangue e vita. Tutto raccolto, vissuto e sublimato, in umili case o nei tratti sfuggenti dei corpi.
Marcello Darbo, libero dall’ossessione dell’essere sempre sotto i riflettori, dopo due anni dall’ultima personale, Vite di frodo, esposta nel suo studio in via della Vittoria a Ferrara, e dopo sei anni dalla mostra Dove è pietà alla Galleria del Carbone, torna con Rifugi di Umanità, nuova tappa poetica nel personale cammino di riflessione.
Il rosso, dicevo: pennellate di vitalità, nonostante la sofferenza del corpo nella sua precarietà terrena, in particolare di quei corpi dimenticati dei tanti rifugiati in fuga dall’orrore. Corpi in fuga, nidi di calore. Corpi vivi, che sanno anche animarsi di una gioia assurda.
Nel gioco di quiete e tempesta, in questi moti di dignità, una musica sembra muovere il gesto di Darbo. Nelle opere in mostra, la denuncia del dolore ignorato pare, infatti, scandita da pause e riprese, il suo ritmo dettato da una musica interiore. Silenzio e rumore, fredda indifferenza e calore della vita. Quella vita che può nascere anche nella miseria di un esodo, in mezzo al fango, come nel caso del bimbo nato, lo scorso marzo, a Idomeni, in Grecia.
E allora Darbo, come a voler omaggiare la sacralità del rito, propone anche un’installazione con la quale riproduce l’elementare servizio da tavola di una festa (un battesimo, un matrimonio), e alcune piccole simil-case tibetane, realizzate impilando a piramide tappi colorati di barattoli e bottiglie.
Rifugi per il dolore di esistenze ai margini, dove non smarrire mai la propria umanità.

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)