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Mario Rebeschini, fotografo

Quando in una assemblea infuocata all’università si voleva creare un momento di attenzione il megafono gridava: “Attenzione compagni, attenzione, prende la parola un partigiano, il compagno L.P”. Ed ecco L.P. dire parole di condivisione alle nostre battaglie con le raccomandazioni di un padre che stimi. Chi ha il coraggio oggi di dire: “Prende la parola un compagno, il partigiano R.M. per ricordarci con forza i grandi valori della resistenza” o, come ricorda l’amico e compagno Sergio Gessi, “dei padri fondatori dell’Italia libera e repubblicana e dei milioni di uomini e donne che si impegnarono e si batterono, anche a costo della vita, per consegnare ai figli un Paese che garantisse a tutti un’esistenza degna d’essere vissuta”. Poveri partigiani, poveri noi, mi viene da pensare, ma non lo dico a nessuno.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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