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“La scrittura è l’ignoto. Prima di scrivere non si sa niente di ciò che si sta per scrivere e in piena lucidità.”
(Marguerite Duras)

(da “Lembi e le sette chiese”, La Carmelina editrice – Ferrara 2016)

lembi d’inverno

novedodici

lacrime
non le trattengo
in questi giorni ascolto
musica segreti
in queste foglie
d’inizio di dicembre
note piegate e secche
sul Platano e tenaci al
fremito forte del sottile vento
neri e rugosi
i toni più profondi
solchi nel tronco dell’Acacia
piume di struzzo verde-soffio invece soffice
sulle mani con le fronde
si manifesta e maschera di gialli
intensi e radi
chiari di tromba e ottoni
ori e illusioni
l’Acero dai ritti rami
espansi suoni dalla terra questi
fini altri così fini
sul capo e sui capelli campanelli
d’argento ha
il Pioppo bianco spoglio
Sophora intreccia fitto il cespo
verde vibra d’armonium
la cupola e la piccola cappella
suona nascosta e dolce
clausura la sua ombra tonda e scura
[nessuno sa se sotto sono i rami
come io li conosco serpentini
percorsi
liquidi] e intanto scende zigzagante
sulle guance di nebbia
la canzone

 

daccapo la mattina

a grovigli

muri d’albe d’inverno
superati ogni giorno al
buio fine che infine
io dipano

e daccapo

 

sempre

amo le
strade rare di incontri
scivolati così senza parlare

e gli spigoli rossi e le paraste
in aliti di nebbie e di misteri

ecco i ciottoli e curvo sui pedali
cigola l’uomo apparso e poi svanito

senti che da finestre lampi rossi
danza di radio e di cucchiai usciva

le porte logore talune
altre di ottoni lucidi e di rame

io raccoglievo mazzi di profumi
d’oltre i muri e venivo fuori

dagli androni umidi e dal buio
per trovarmi ancora oggi in faccia al sole

non metto mai le lenti scure amo
avere da ogni cosa il suo colore ai

passi non suggerisco le andature
e vado lenta e lesta grave o lieve

sempre

 

germinare a gennaio (I)

passa che passa
saltano lo steccato
interi ovili

nuvole di lana sul soffitto
ora su ora
e passa anche la notte

alle tue spalle
arriva tardi il sole
siepi di nebbia

estraniano la strada
ti aspettano davanti
poi spostano le quinte

di fronte ti confondono le
forme bulbi che pulsano
di deboli lumi

vanificano presto
fatue le cose
– strisciando avanza intimorito dondola

di tulle
pallido e a tratti ti urta
il giorno già di fine

dicembre – è breve
ed è gennaio

pronto a germinare

 

germinare a gennaio ( II )

qui è la provvidenza
e la pianura
a germinare giorni fermi e stesi

germinare nel gelo
nel contrasto di strati

duri glauchi di sopra sotto
e più giù nero di carbone e già calore
al confronto

ed è riposo lento e
senza strappi sereno tutto
d’aria tersa e terra

e lunghe – lunghe le ore
in notti e giorni

attenta avanza

di lentissimi passi
la natura con
estrema saggezza

accoglie il germe
fragile e lo fa forte
– ma nascosto – al fine di

futura fioritura

(Ringraziamo l’autrice per aver autorizzato la pubblicazione di queste sue poesie)

Lucia Boni. Nata nel 1952, vive e lavora a Ferrara. Ha coltivato una formazione artistica (conseguendo i titoli all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara e di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna) e la passione per la parola con gli studi di Logopedia presso l’Università di Padova.
È insegnante e dal 1982 al 2015 ha svolto la sua attività presso il “Laboratorio delle Arti” dell’Istituzione Servizi Educativi e Scolastici del Comune di Ferrara, progettando ed organizzando situazioni educative finalizzate a sensibilizzare ai linguaggi artistici ed espressivi. Nel suo lavoro ha collaborato con altri Enti ed Istituzioni come il Teatro Ragazzi del Comunale di Ferrara e con la Direzione della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, ha curato i rapporti con artisti nei percorsi espositivi a carattere didattico, come testimonia il volume generale “Palazzo dei Diamanti dal 1963 al 1993. Mostre, artisti, cataloghi”, con il Centro di Documentazione Raccontinfanzia ha curato diverse pubblicazioni didattiche del tra cui: “Porta su-la Torta”, “Creta. Terra in movimento” e le più recenti “Parole in un vaso. Il teatro e le arti visive nella scuola”, “La Visita attiva. Un incontro con l’arte”, “Incontro con l’arte. Un passo che vede e che sente”.
Dal 2000 collabora alla Direzione Artistica della Galleria “del Carbone” per l’associazione culturale Accademia d’Arte “Città di Ferrara” aps.
Ha pubblicato: “Imbuti di Cristallo” – Ferrara, La Carmelina Edizioni nel 2009; “Pensieri di cioccolato e menta” – Ferrara, Ideagramma, nel 2010; “noci & bauli” – Ferrara, La Carmelina Edizioni (2014) Primo Premio Narrativa al X Concorso Niccolini nel 2015; “Lembi e le sette chiese” – Ferrara, La Carmelina Edizioni nel 2016; “Custode di dune” – Udine, Campanotto Editore (2018); “Imbuti di Cristallo” – 2 ^ edizione riveduta ed ampliata – Ferrara, La Carmelina Edizioni (2021).
Suoi testi di poesia e prosa sono stati pubblicati su antologie, raccolte e riviste di letteratura. Inoltre sono presenti suoi scritti a commento e presentazione degli artisti, nei cataloghi della Galleria “del Carbone” Via del Carbone 18/a Ferrara.
Nella rubrica Parole a Capo sono state pubblicate altre poesie di Lucia Boni il 26 agosto 2021 e il 9 marzo 2022.

La rubrica di poesia Parole a capo, curata da Pier Luigi Guerrini, esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio.
Per leggere i numeri precedenti clicca[Qui]

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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