(Effe Emme)
“Avviso n.123.675: vademecum per lo svolgimento dell’Esame di Stato a.s.2019-2020”.
Leggo Mi pare la sintesi dell’O.M.10 del 16 maggio 2020 dall’art.16 in poi. Poi ci sono dentro anche le disposizioni sulla igienizzazione delle aule, sulla distanza interpersonale che dovremo tenere e molto altro.
“Notte prima degli esami, notte di polizia”. Direi “giorno di polizia”, per fare il verso ad Antonello Venditti che dal lontano 1984 con questo pezzo canta e turba i diciannovenni prima del loro esame di maturità.
Quanto ho sperato che lo annullassero, e forse lo spero ancora!
“Maturità, ti avessi presa prima”. Il caro vecchio Venditti, che viene sempre scongelato in questo periodo, non sbaglia un colpo, non c’è che dire.
Ho voglia di ricominciare da capo.
È un punto cardine della mia vita, la fine e l’inizio.
Forse ho così paura proprio perché la mia vita non sarà più la stessa, perderò tutti i riferimenti che ho sempre avuto. È tempo di diventare adulta per davvero, si apre un nuovo capitolo.
So che cosa provi e cosa provate tutti voi. L’esame è come un muro che avete davanti; vi fa paura perché esiste. Ha la forza della realtà che si porta via tutte le aspettative, i preparativi mentali, gli esercizi propedeutici e le anticipazioni.
Voglio dirvi però che potrebbe andarvi a genio, l’esame. Potrebbe farvi sorprendere di voi stessi, quando vi sentiste discutere con noi docenti di un testo che amate. In giro si trovano pochi interlocutori su Père Goriot, e se riusciste per un po’a non sentirvi interrogati, bensì adulti nella lettura del testo letterario, titolari di una discussione breve ma esperta sul personaggio protagonista?
Che vi piaccia anche l’esame: dentro di me ci spero, quasi quasi ci conto.
Ecco perché le circolari mi sembrano tante, le formalità soffocanti e preferisco sintonizzarmi sulla canzone di Venditti che mi sembra abbia più cose da dire su questo momento della vostra vita.Allora forza, entra e cominciamo. Pensa e pensate insieme a me questo passaggio e dite: “Si accendono le luci qui sul palco…mi viene voglia di cantare. Forse cambiati, certo un po’ diversi. Ma con la voglia ancora di cambiare”. Osate. Esprimetevi. Mettetevi alla prova.
E’ tempo di perdere i riferimenti e di cambiare strada.
Nella sfortuna, noi classe del 2020, abbiamo la possibilità di confrontarci nell’ultima prova con persone che conosciamo e che ci conoscono. Il nostro esame è durato cinque anni e la commissione lo sa, almeno spero.
Ne abbiamo passate tante, la tensione non è mai stata così alta. Vorrei dire a chi afferma che quest’anno la maturità sarà più facile che si sbaglia.
Sbagliano perché questo esame non è una semplice prova, ma è una tappa di vita che vede dall’altra parte persone sensibili che durante questo periodo hanno sofferto nei modi più disparati.
Dobbiamo imparare a guardare avanti e ad imparare dal nostro passato, a risollevarci una volta caduti e a lasciarci andare quando tutto sembra troppo pesante.
Siamo più forti di quanto crediamo.
Forse è proprio a questo che penserò stanotte: per aspera ad astra, sempre e comunque.
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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