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“Cos’hai fatto ieri sera?”. “Sono andata a ballare, ma il resto non me lo ricordo”.
Questa la risposta di una ragazzina di 14 anni e il suo resoconto del sabato sera. Appartengo alla generazione del ’92 e ogni giorno mi rendo conto di quanto i giovani siano cambiati nel corso di così pochi anni. C’è sempre stato chi fumava la sigaretta per spirito di emulazione per sentirsi più grande, ma oggi purtroppo sono ben più gravi le “realtà” a cui i giovani vanno in contro, pur di mettersi in mostra.

Fino a pochi anni fa c’era un’età per ogni cosa: un’età per il primo bacio, un’età per fumare, un’età per bere, un’età per andare a ballare e un’età per il sesso.
Oggi sembra che l’asse temporale dei giovani si stia spostando sempre più indietro, anno dopo anno, così che ogni tappa viene bruciata. Ragazze con il viso da bambine che si atteggiano come fossero già donne, e ragazzi delle scuole medie che pensano di essere già uomini vissuti. Cos’è cambiato così radicalmente tra noi attuali ventenni e loro, giovani del 2000? Prima di tutto i “piaceri”: noi degli anni 90 siamo forse l’ultima generazione ancora in grado di divertirsi senza perdere per forza la testa. A 15 anni bevevamo Bacardi breeze (che ha una gradazione alcolica del 4%) e fumavamo qualche sigaretta perché “faceva figo”, ma oggi non ci sono più limiti: quei 4 gradi sono diventati i 40 della vodka e la normalità della sigaretta è diventata la quotidianità della “canna”.

Si legge sui giornali di ragazzi di 13-14 anni che vengono ricoverati per coma etilico, e di giovani che vengono scoperti a spacciare e consumare droghe di ogni tipo. Escono dai locali da ballo con profonde occhiaie, come zombie, fanno fatica a reggersi in piedi, ma continuano a bere e fumare spesso fino a perdere i sensi. Perché ridursi così? Che gusto c’è in tutto questo? Oggi c’è la diffusa tendenza a voler provare ogni cosa, senza preoccuparsi delle conseguenze, solo per sfuggire alla noia. Il numero delle droghe disponibili continua ad aumentare e i rischi crescono. Sostanze come l’Lsd che provoca allucinazioni e profonda depressione, l’amfetamina la cui dipendenza può portare alla denutrizione e nei casi più gravi alla cachessia e alla morte, la metanfetamina che dopo un’euforia iniziale può provocare paranoia, disturbi della personalità e sensazioni non reali. E poi vi sono quelle droghe relativamente nuove come lo speedball creato dall’unione della cocaina con l’eroina, l’Ice che porta l’individuo a manifestare comportamenti molto violenti o il Ghb, la cosiddetta “ecstasy liquida”. Gli adolescenti sembrano ricercare tutto questo, escono la sera con lo scopo di “sballarsi”: è come se da sobri non fossero più in grado di divertirsi.
Non sono solo gli “svaghi” ad essere cambiati, ma anche le relazioni, i rapporti umani, le amicizie. Prima di tutto l’amore e il sesso hanno acquisito importanza, ma hanno perso valore, nel senso che oggi il primo rapporto avviane in larga misura intorno ai 14-15 anni a causa di una necessità di omologazione: i giovani si avvicinano al sesso spesso per non restare indietro rispetto ai propri coetanei, per la voglia di essere accettati dagli altri, per non essere la “pecora nera” del gruppo. Inoltre vi è la tendenza a fare sesso solo per divertirsi, senza preoccuparsi della reputazione che ci si costruisce, al punto che è nato il fenomeno delle baby-squillo, minorenni che offrono il loro corpo solo per poter comprare… magari l’ultima borsa firmata Prada.

E infine l’amicizia, altro tasto dolente. Molte amicizie finiscono dopo anni di esperienze condivise perché ci si rende conto che erano legami unidirezionali, le cosiddette “amicizie di convenienza”. Spesso le adolescenti quando passano dalla scuola media alla superiore cercano di avvicinarsi alle ragazzine che considerano più “inn”, quelle che sembrano più grandi della loro età e che sono sempre attorniate dai ragazzi. Questo avviene per una volontà di apparire, di mettersi in mostra, ma che credo nasconda solamente una profonda insicurezza. E tutto questo lo confermano i social media dove l’unica cosa che conta sembrano essere i “mi piace” ricevuti.

Questa nuova generazione non solo vivrà nell’incertezza del proprio futuro a causa di un Paese che non sa come uscire da questa crisi, ma rischia anche di vivere senza un passato. I giovani di oggi ricercano lo sballo assoluto, vivono di momenti intensi, esperienze estreme, ma purtroppo di questi non serberanno mai alcun ricordo.

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Silvia Malacarne


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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