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Niccolò Fabi con ‘Una somma di piccole cose’ si è aggiudicato la Targa Tenco per il miglior album dell’anno, ripetendo a distanza di tre anni la precedente vittoria ottenuta con ‘Ecco’. Come consuetudine la consegna dei premi è stata organizzata dalla direzione del Premio presso lo storico Teatro Ariston di Sanremo.
L’ottavo album della sua carriera (senza considerare quello con Max Gazzè e Daniele Silvestri), è un punto di arrivo da cui ripartire, un lavoro libero dai rigidi vincoli commerciali in favore di una creatività più vissuta e personale. Il disco è stato scritto, suonato e registrato in poche settimane nel casolare di campagna del cantautore, situato nella Valle di Baccano, vicino a Roma.

Una somma di piccole cose’ è anche il titolo del brano che apre il disco, suonato integralmente da Fabi. Il pezzo è un eccellente esercizio acustico di chitarra e pianoforte, strumenti ideali per accompagnare rimpianti e considerazioni esistenziali, sui momenti perduti che inevitabilmente non ritorneranno più: “Una somma di passi, che arrivano a cento, di scelte sbagliate, che ho capito col tempo, ogni volta ho buttato ogni centimetro in più come ogni minuto che abbiamo sprecato e non ritornerà”.
Tra i nove brani della track list, ‘Le cose non si mettono bene’ ha un peso particolare, si tratta di una cover del brano già inciso dal gruppo laziale Hellosocrate, che ha interrotto l’attività a seguito della prematura scomparsa del front-man Alessandro Dimito. Le canzoni di Fabi si ispirano all’indie-folk americano, il genere musicale influenzato dal folk degli anni cinquanta, sessanta e settanta e dalla musica country. Gli arrangiamenti, molto vicini a un’essenzialità quasi grezza, evidenziano una sottrazione musicale a vantaggio della comprensione delle parole e del loro significato.

Niccolò Fabi in concerto. Foto di Niccolò Caranti

Ho perso la città‘ misura la distanza dal luogo ameno in cui è nato questo album, con le “corsie preferenziali”, le subway e le squallide periferie delle grandi città. Una serie di immagini che fotografano la confusione, la perdita dell’identità e del sogno, concetti metaforicamente sintetizzati in una frase del brano: “… hanno vinto i ristoranti giapponesi che poi sono cinesi, anche se il cibo è giapponese…”. Il video ufficiale di questa canzone è stato realizzato da Roberto Biadi, creativo torinese, che ha raccontato una giornata qualsiasi in una città volutamente non ben identificata, con scene girate a velocità accelerata in numerose metropoli. Il filmato mette in risalto il ritmo forsennato della metropoli contrapposto ad alcuni oggetti che sembrano fermare il tempo e creare un proprio mondo: una bicicletta, un ombrello e una penna. Bello il finale sublimato dall’incedere del coro, che accompagna un writer intento a disegnare un panorama senza costruzioni, con tanto verde, cielo azzurro e qualche nuvoletta.
Filosofia agricola‘ auspica il ritorno alla terra a quella che appare come la più sostenibile dimensione dell’uomo, dove la natura viene rispettata e non continuamente compromessa. Le parole scorrono facili sul desiderio di libertà e utopie, ma non manca la consapevolezza di quanto sia difficile cambiare il modello di vita che ci siamo costruiti: “Se avessi meno nostalgia saprei conoscere, godermi e crescere, invece assisto immobile al mio nascondermi e scivolare via da qui”. La volontà del cantautore romano di raccontare tematiche ambientaliste si era già manifestata con la realizzazione, insieme al geologo Mario Tozzi, dello spettacolo ‘Musica sostenibile‘. Il progetto nacque nel 2015 in occasione del ricordo della tragedia di Val di Stava del 1985, quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 180.000 m3 di fango sull’abitato di Stava, piccola frazione del comune trentino di Tesero.

Niccolò Fabi ha vinto la Targa Tenco 2016 per il miglior album in assoluto. Foto di Niccolò Caranti

‘Una mano sugli occhi’ e ‘Le chiavi di casa‘ parlano d’amore, di ragazzi con la mano nella mano, del loro osservarsi quasi di nascosto, come in un gioco. “Le chiavi di casa” si sviluppa per immagini, una tecnica di scrittura cinematografica utilizzata anche in altre canzoni del disco, una serie di fotogrammi che sintetizzano stati d’animo e pensieri: “…tu prenditi i tuoi rischi, tanto amandosi raddoppiano per forza, le ragioni, per cui possono ferirti, stai attento alle correnti e non scordarti le chiavi di casa”.
In ‘Facciamo finta’, un padre racconta il mondo dei suoi sogni con le parole di un bambino, in una sorta di favola: “Facciamo finta che io sono un Re, che questa è una spada e tu sei un soldato. Facciamo finta che io mi addormento e quando mi sveglio è tutto passato. Facciamo finta che io mi nascondo e tu mi vieni a cercare e anche se non mi trovi tu non ti arrendi perché magari è soltanto che mi hai cercato nel posto sbagliato…”.
‘Una somma di piccole cose’ ha vinto la Targa Tenco come miglior album con merito, senza dubbio c’erano anche altri lavori degni di questo riconoscimento ma bisogna ammettere che si tratta di una delle produzioni più coraggiose e originali. Niccolò Fabi ha proposto un disco realizzato con cura artigianale, prestando attenzione sia ai contenuti sia alla musicalità dei testi.

Niccolò Fabi, Facciamo Finta – Hills Sessions

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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