Skip to main content

Non c’è requiem per i curdi. Un popolo che vive da sempre una vita smembrata, figlio di nessuno, la cui esistenza si colloca faticosamente da una parte o l’altra dei confini siriani, turchi, iraniani e iracheni, e vive le proprie tragedie storiche e attuali nel silenzio dell’opinione pubblica. Eppure i curdi, uomini e donne indistintamente, hanno combattuto come leoni e continuano a farlo, impegnati con le forze siriane con cui formano l’ Ypg, nella campagna militare contro il Califfato dell’Isis, insieme alle truppe americane, in un fronte ormai grondante di sangue, teatro di combattimenti senza tregua.

L’ Ypg rappresenta le forze più operative e tenaci nella guerra contro l’Isis, segnando i maggiori successi bellici e contando il maggior numero di caduti e prigionieri. E’ bastato un tweet di questi giorni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all’alba del ritiro delle truppe americane, per riaccendere un po’ di interesse per il popolo curdo: “[…]Will devastate Turkey economically if they hit Kurds.[…]” ovvero, “Rovineremo economicamente la Turchia se verranno colpiti i curdi”. Un Presidente tutt’altro che animato da filantropica pietas per questo popolo; piuttosto, preoccupato di ciò che potrebbe accadere all’abbandono definitivo del territorio da parte dell’esercito americano. Il governo turco, infatti, ritiene da sempre ‘terroriste nemiche’ le milizie curdo-siriane, intravvedendo l’influenza su di esse del Pkk, il movimento separatista curdo. Teme che il Pkk possa approfittare della situazione per creare un Kurdistan indipendente che comprenda anche zone turche.
Una situazione delicata che corre sul filo del rasoio, con una Turchia diffidente, una Siria sempre più vicina alla Russia e all’Iran, e il popolo curdo intrappolato in dinamiche internazionali che sfuggono a ogni suo diritto e lecita aspirazione di indipendenza e riconoscimento culturale, come è stato finora nella lunga storia che lo riguarda.

Per Kurdistan si intende un’area di 450.000 Kmq, abitata dalla popolazione di etnia curda, ma divisa tra Turchia, Iraq, Siria e Iran, di cui circa la metà all’interno dei confini turchi. Un territorio strategicamente rilevante per la presenza significativa di petrolio – il 75% di petrolio del solo Iraq proviene dal Kurdistan – e risorse idriche importanti, ma sottosviluppato per l’assenza di unità politica e amministrativa. L’ampia zona del Kurdistan è anche importante passaggio obbligato tra repubbliche centrasiatiche, Turchia e Iran, e si trova nel cuore di uno dei punti strategici delle politiche mondiali.
Il popolo curdo discende dagli antichi Medi, di origine indo-iraniana. La loro storia è un susseguirsi di veti, persecuzioni, dinieghi a cominciare, in epoca moderna, dal rifiuto di costituirsi in Stato autonomo, dopo la Prima Guerra Mondiale. L’ostracismo della Repubblica Turca ne impedì la realizzazione e i territori abitati dall’etnia curda vennero spartiti tra Turchia, Siria, Iran e Iraq; tra il 1921 e il 1925, 25 milioni di curdi furono dispersi in cinque nazioni trasformandosi in cinque minoranze. Disgregazione massiccia in cui ciascuna di esse fu ed è costretta a rapportarsi al governo di appartenenza, alle sue politiche, alla sua realtà socioculturale.

In Iraq, nel 1961 il movimento autonomista curdo, organizzato nel partito Democratico del Kurdistan, si è distinto nella lotta contro il regime di Saddam Hussein che aveva adottato tecniche di repressione brutali nei villaggi curdi settentrionali. In Iran, nel 1972, i curdi contrastarono il regime di Teheran e durante la rivoluzione Komeinista, il Partito Democratico del Kurdistan iraniano si impegnò nella conservazione della propria cultura e nell’obiettivo dell’autonomia. In due anni furono 10.000 le vittime della repressione. In Turchia la comunità curda visse un clima di tensione all’epoca di Atatürk, fondatore e primo presidente del Paese, dal 1923 e nei successivi governi. Nel 1960, dopo il colpo di stato militare, la repressione nei confronti dei curdi si intensificò e oltre 500 appartenenti all’etnia furono internati nei campi di concentramento o esiliati e i territori curdi sottoposti al processo di turchizzazione violenta. Nel 1971, in seguito al secondo intervento militare, fu imposta la legge marziale; molti sospettati di avversione al regime vennero arrestati, incarcerati in condizioni orribili e sottoposti a tortura e violenza, rei di aver chiesto l’autodeterminazione e la difesa della propria appartenenza.

La resistenza curda si manifesta in due correnti di pensiero molto differenti. La prima portata avanti dal partito Democratico del Kurdistan, che agisce nell’interno e che persegue l’autonomia del popolo curdo; la seconda interpretata dal Pkk, partito dei lavoratori curdi, il cui scopo è il riconoscimento della lingua e dei diritti dei curdi, e chiede l’indipendenza. In Siria la comunità curda, minore rispetto le altre, vive nelle province Al Hasakah e Aleppo, dove la città di Kobane resta l’emblema della lotta curda all’avanzata del califfato dell’Isis. I curdi di questi territori hanno sempre sofferto tensioni con lo Stato e la popolazione araba e nelle lande curdo-siriane ha avuto inizio l’attività di Abdullah Ocalan, lo storico leader del Pkk. I curdi siriani hanno dedicato il forte contributo alla guerra in atto, non solo alla prospettiva militare ma anche e soprattutto a una prospettiva di allargamento dei propri territori e di una propria politica. Oggi, lo Ypg curdo-siriano, appoggiato finanziariamente dagli USA, riorganizzato come vero e proprio esercito, è garante anche della costituzione della regione autonoma curda, sancita tale dal ‘Contratto sociale del Rojava‘ del 2012, non riconosciuto tiepidamente da Damasco.

Ancora oggi la questione curda appare irrisolta e le difficoltà per questa popolazione sembrano interminabili, aggravate dalle guerre, le relazioni tra governi, le dinamiche internazionali, gli interessi delle diplomazie, i compromessi per mantenere equilibri improbabili. Soltanto gli accordi tra Russia e Stati Uniti potranno delineare il futuro assetto della Siria e il destino politico dei curdi.

tag:

Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it