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Le vite degli altri

Le vite degli altri

Bisogna saperle raccontare, le vite degli altri, entrarci, capirle, onorarle, proteggerle.
Dentro a tutte le mie notti, tornando, mi fermo sotto a una finestra accesa e vorrei sapere se va tutto bene
Proteggo le vite degli altri scrivendo quello che ascolto ogni sera, vite che vogliono attenzione e amore, (e tutti vogliamo attenzione e amore, tutti).
Le esperienze di chi racconta appoggiato al banco con un bicchiere in mano e vuole solo essere ascoltato, diventano le mie.
… e voi, dentro alle finestre siete illuminati in queste lunghe notti e vorrei scalare il muro, spiare in quella luce, la tv accesa con le notizie che non vorreste ascoltare, un divano con un plaid stropicciato, una scatola iniziata di biscotti con tutte le briciole sotto la schiena, mezza mela, bicchieri di vino, le calamite sul frigo, il gatto arrotolato sulla sedia, la sveglia che non serve a qualcuno che ha perso il suo lavoro, i vestiti già pronti per il giorno che è bello togliere il pigiama, profumarsi come divi del cinema dentro a un vecchio film americano dove sempre c’è un the end tipo “La vita è meravigliosa”, e un’ansia addosso che non vi fa dormire
oppure, un libro aperto sulle palpebre chiuse e la luce dimenticata accesa.
Le vite degli altri illuminate di notte a  aspettare…
Sono racconti.
Sempre.Che poi, queste vite, mica sono solo quelle che sbircio dentro le finestre illuminate quando torno di notte. E tutto ciò che dimenticate ogni sera? Borse, portafogli, cappelli, sciarpe, cellulari, accendini, ombrelli, occhiali, centinaia di occhiali, una volta pure un cappotto che nessuno ha mai più cercato. Pezzi di vite che finiscono nel cassetto delle cose perdute per sempre e sembra il segreto di un serial killer che custodisce gelosamente gli oggetti delle sue vittime.
Una volta abbiamo trovato una scatoletta con dentro biglietti usati del treno e due caramelle alla menta.
Chissà che storia era quella.E questo è un film meraviglioso.

Appunto, Le vite degli altri.

Penso a ciò che ha detto Lenin sull’Appassionata di Beethoven: “Non devo ascoltarla o non terminerò la rivoluzione”. Ma come fa chi ha ascoltato questa musica, ma veramente ascoltato, a rimanere cattivo?”

In copertina: foto di Stefania Bergamini

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Stefania Bergamini

Sono una sconosciuta che dipinge e racconta. Laureata alla Accademia di Belle Arti a Bologna con una tesi su Klimt e scelto restauro. Nata tra Bologna e Ferrara dove vivo, quattro mostre personali con dipinti di animali i soggetti preferiti, cinque restauri importanti, arrotondo lavorando di sera in un pub. Disegno le facce dei clienti e scrivo in racconti le loro vite, racconti pubblicati in VersoDove, rivista letteraria bolognese. Ferraraitalia (ora Periscopio) quotidiano online, Ottavo quotidiano online.

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