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Le risposte invano attese del sindaco di Comacchio

Curioso l’ atteggiamento del sindaco di Comacchio il pentastellato Marco Fabbri che a una sollecitazione da me inviatagli tramite uno dei giornali cittadini sulla situazione dei venditori abusivi sulla spiaggia del Lido degli Estensi non crede sia necessaria una risposta. Per rinfrescargli la memoria ripropongo parte della mia interrogazione. Avendo affittato ombrellone e sdraio in prima fila mi avvio a raggiungere il mio posto:

“[…]dopo centinaia di metri riesco a intravvedere la linea luminosa del mare e… sobbalzo. Davanti a me un infinito prolungarsi di sacchi, bancherelle, mercanzie stese al sole davanti a cui s’accalcano e toccano e valutano villeggianti d’ogni tipo […] Alzo poi l’occhio dalla lettura del mio libro e vedo passarmi accanto ed offrirmi oggetti di ogni tipo esibiti dagli ultimi della terra […]. A tutti oppongo un imbarazzato “no grazie” che a volte tradisce impazienza se la richiesta si fa insistente e imperiosa. Penso che quegli infelici si sudano letteralmente il tozzo di pane (molti vengono dl Bangladesh) offrendo oggetti assurdi che mimano e imitano i desideri delle folle che palpano e scelgono illudendosi di essere “in”, lasciandosi travolgere dal sogno della moda. Poi mi si dice (lo leggo sulla stampa locale) che chi sarà sorpreso a comprare merce sulla spiaggia potrà essere multato di una cifra che può raggiungere i 10.000 euro. Stupisco per lo sprezzo del pericolo dei miei co-villeggianti. Poi mi si rivelano dati inquietanti. I poveracci venditori […] sono in mano a mafie che sembra – dico sembra – minaccino i proprietari dei bagni di tagliare gli sdrai o altre azioni violente se avvertono gli addetti alla sorveglianza che a quanto pare dovrebbero elevare la multa agli acquirenti. E a lei, signor Sindaco, domando “Le risulta?” O son chiacchiere d’estate? Ma perché poi alcuni bagni non hanno davanti le bancarelle? Che si stendono più numerose davanti ai bagni in prossimità del porto canale? Mai vorrei portare danno agli ultimi disperati della terra; ma la prego si adoperi per trovare una soluzione decente e umana per questa inquietante situazione. Non bastano forse i balli lungo il viale Carducci rendere attrattivo il Lido degli Estensi. Non basta adoperarsi per trovare una soluzione alle “follies” che un archistar – del resto mio amico – ha graziosamente sparso per il suddetto viale rendendo ancora più evidente la bruttezza architettonica del luogo dello struscio. Si dia invece una risposta verosimile ai poveracci che malinconicamente trascinano sacchi di inutili pseudo vanità per dare l’illusione di un lusso che è invece miseria e sudore.”

Mi sembra che l’interrogazione non sia poi né offensiva né provocatoria, ma dal giovane Sindaco per ora non arriva risposta: chissà se riproponendogli il quesito su un giornale on line riesco avere una risposta visto che i seguaci di quel partito parlano e scrivono solo per via mediatica.

La situazione dei Lidi non è certo tra le più rosee. Teorie di cartelli con scritte “affittasi” o “vendesi” costellano sempre più numerose vie e piazze, ma nonostante questo minaccioso segno di saturazione o sovrabbondanza di alloggi sembra che la febbre edilizia non abbia fine e ancora al posto di villette della prima generazione sorgono orrendi caseggiati sempre più grandi che letteralmente soffocano il verde rimasto. E le spiagge si allungano e ogni bagno per sopravvivere deve impiantare piscine e ancor più fantasmagorici luoghi pseudo disneyani dove placare la voglia di divertimento dei più piccini poco propensi a sobbarcarsi centinaia di metri di traversata per raggiungere un mare che sembra un miraggio. Di tutto questo sembra poco importare anche a quel che resta di commercio locale ormai arroccato sulla difensiva e solo attento a non giocarsi anche i clienti più affezionati. Quando alla fine settimana i Lidi sono invasi dalle folle che ormai possono contare solo su quei due giorni di attività allora sì che diventa un’impresa riscontrare anche il più elementare segno di cortesia. Le spicce signorine o i crestati boys dei bar indifferentemente usano il “tu” per tutti: dal piccino al novantenne. Gli sguardi annoiati o altezzosi (caratteristica molto in voga nel ferrarese) si mescolano con il sempre più popolato e popoloso sciame di venditori abusivi costretti a ritmi allucinanti sotto l’implacabile sole mentre sempre più roco, quasi un’invocazione, si fa il tradizionale grido: “cocco bello”.

Penso a cosa sarebbero potuti essere i nostri Lidi che in quanto a natura nulla avevano da invidiare luoghi famosi come ad esempio le foci del Rodano. Ma qui hanno spazzato via le dune e la flora locale; hanno costruito luoghi di villeggiatura che volevano o potevano solo essere imitazione di una vita da spiaggia mutuata sulle più banali e ovvie soluzioni. Ora la natura sembra prendersi le sue vendette. L’ampliamento del porto canale porta con se un moto di reflusso che danneggia le imbarcazioni tanto da rendere necessario una specie di Mose che regoli l’entrata del mare nel porto. Le spiagge da una parte sono erose, dall’altra s’allungano all’infinito. Gabbiani e colombacci invadono i luoghi abitati rendendo pericoloso il transito e depositando sull’ignaro/colpevole villeggiante merde gigantesche che ti rovinano indumenti e umore.

Si discute appassionatamente se è giusto far pagare il posteggio a macchine e campers. Da un mese non ho mai visto nessuna forza dell’ordine municipale.

Dimenticavo. Un fiore all’occhiello dell’industria del nostro paese, le Poste italiane – dixit Passera – versano qui al Lido in una condizione allucinante. A fronte di file interminabili affrontate con una gentilezza commovente dal direttore e da un’impiegata mi vien spontaneo di chiedere perché non c’è una comune macchina che distribuisca i numeri della fila. La risposta desolata è che le Poste l’hanno rifiutata. E in più che un terzo impiegato richiesto non si è presentato. Per una banale operazione dai 45 minuti all’ora e mezza di fila.

Ed è per questo signor Sindaco di Comacchio che mi piacerebbe avere una qualche risposta e mi scuso se nella mia impotente indignazione talvolta al luogo di chiamarlo Lido degli Estensi lo chiamo per gioco ma anche con un poco di verità il Laido degli Estensi.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)