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E’ una serata fredda, da passare sul divano, avvolti in un plaid, nel calore di casa. Eppure sono circondata dai contradaioli di San Luca, riuniti per le prove settimanali. Dopo una giornata di studio o lavoro, musici, sbandieratori e sarte si incontrano, per i preparativi del Palio e non solo. Andrea e Giulia hanno 23 anni, sono studenti universitari e dopo le lezioni si ritrovano in contrada per fare le prove.
“Ci sono molte gare che rientrano nell’organizzazione del Palio – dice Andrea -. Per questo ci alleniamo sempre, per incontri locali e nazionali. A settembre, infatti, partecipiamo alle gare nazionali e, al termine, ricominciamo subito a prepararci. Si studia un nuovo progetto, lavoriamo in gruppi separati: musici e sbandieratori, e prima del Palio uniamo il tutto. Siamo qui tutte le volte che possiamo, ma non ci pesa, anzi, siamo qui anche quando non dobbiamo provare, questa per noi è una seconda casa”.

contrada-san-lucacontrada-san-lucaFare parte di una contrada significa impegno costante, divertimento ma anche esercizio e tanta pratica. Non sono tutte rose e fiori perché, proprio come nelle famiglie, si litiga e, a volte, ci si allontana per sempre. A differenza di Siena, in cui i contradaioli ricevono il battesimo, che li lega alla contrada per tutta la vita, a Ferrara si ha la possibilità di cambiare gruppo o far parte di quello che non è per nascita il proprio rione.
“Io facevo parte di un’altra contrada – racconta Giulia – ma non ero certa di volerci restare. Alla fine un mio amico mi ha portato qui a San Luca e mi sono resa conto di volerne fare parte. Quando ti leghi ad un gruppo di persone con cui condividi passioni ed emozioni e da cui ti senti amata, capisci di aver trovato il luogo che sarà la tua seconda casa”.

DSC_0002Certo, passare da una contrada all’altra non è sempre così facile. Le rivalità esistono, anche se non portano a sanzioni. Vivere la contrada non significa solo sfidarsi con gli avversari, ma principalmente creare un legame solido con i compagni, lavorando insieme per ottenere il massimo risultato ad ogni incontro. Non bisogna neanche trascurare, come ci ricorda Andrea, il significato che tutto questo ha per la città: “Il Palio di Ferrara è tra i più antichi, nasce nella seconda metà del 1200, ma non è amato da tutti i cittadini. O meglio, durante le giornate del Palio, piazza Ariostea è sempre pienissima e i ferraresi amano partecipare ad ogni evento in città, sia quelli di piazza Municipio che quelli in piazza Castello.

contrada-san-lucacontrada-san-lucaI problemi nascono durante il resto dell’anno, quando non ci sono spettacoli da vedere ma solamente le prove. A quel punto siamo visti come i disturbatori, quelli che fanno rumore da mattina a sera. Fortunatamente non la pensano tutti così, abbiamo anche gruppi di tifosi che ci seguono durante le gare in trasferta, legati al Palio ma sopratutto alla nostra contrada che, tra quelle cittadine, è una delle più grandi”.
contrada-san-lucaIl legame alla storia cittadina è ovunque, dai costumi, curati nei minimi dettagli, agli stemmi. Il simbolo della contrada San Luca è una zucca legata ad uno steccato, antico idrometro utilizzato per capire quando il fiume era in piena. Questo stemma, che spicca sul fondo verde e rosso, era lo stemma del marchese Lionello d’Este e rappresenta l’impresa del paraduro, legata alla bonifica del Polesine. Lo stendardo è ripreso nei colori dei contradaioli, posizionato sugli strumenti e raffigurato sulle bandiere.
La leggenda vuole che, molti anni fa, la contrada fosse la casa di un giovane ferrarese di nome Leopoldo,che, dopo la morte, non ha lasciato la struttura. Lo spirito aleggia tra le sale e, a volte, se ne può percepire la presenza, sentendosi osservati in stanze deserte.
I ragazzi però non si lasciano intimorire da queste storie, si allenano nelle coreografie attenti a non perdere mai di vista l’asta della bandiera, sollevata con agilità, come se fosse leggerissima. Giulia mi porta lascia godere lo spettacolo e mi spiega che per le donne non vogliono essere sbandieratrici, perché è molto faticoso compiere quei movimenti a lungo.
“Le coreografie possono durare diversi minuti e anche se una bandiera di per sé non è troppo pesante, eseguire i movimenti ripetutamente è molto faticoso, sopratutto perché ci si deve coordinare con gli altri. Per questo si deve provare costantemente, per restare allenati”.

Girovago per le stanze, osservo le sarte chiacchierare in sala costumi, gli sbandieratori che scherzano tra di loro e i musici provare tra una risata ed un’altra e capisco che questa è più che una seconda casa, è una vera e propria famiglia.

1. CONTINUA
Il nostro viaggio proseguirà alla scoperta di tutte le contrade ferraresi

Di seguito una carrellata di foto delle prove settimanali, clicca l’immagine per ingrandirla.

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Chiara Ricchiuti


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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