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Niente da fare, non ci passa. Non ci può passare, perché il sacco è grande e il foro di immissione è piccolo. I sacchi gialli e azzurri distribuiti da Hera per cestinare plastica e carta, nei cassonetti della raccolta differenziata non ci entrano. Sarebbe interessante conoscere la ‘ratio’ di chi li ha progettati. Si vuole giustamente incrementare la raccolta e poi per incentivarla… si rendono complicate persino le cose semplici! Perché non mettere un semplice pedale che spalanchi le fauci del cassonetto, come è nel caso dei cassoni grigi dell’indifferenziata? Troppo banale evidentemente. Più fine ritagliare delle finestrelle minimali, quasi tutte deformate dai cittadini che tentano a forza di far passare i loro sacchi. E che, alla fine, se non desistono, si devono arrendere e di fatto sono costretti a svuotare i sacchetti che hanno riempito per far passare a mano un po’ per volta bottiglie e contenitori di plastica oppure carta e cartone secondo i casi.


Preveniamo la risposta degli amici di Hera: i sacchi servono solo per il ritiro sotto casa da parte degli addetti nei giorni indicati. Bene. Ma siccome gli addetti non fanno raccolta in tutta la città, i giorni di raccolta non coincidono sempre con le esigenze delle famiglie, a volte capita di dimenticarsi di lasciare fuori il pattume e non è il caso di tenerselo in casa per un altra settimana, nell’ottica di facilitare le cose – specie se si vogliono favorire virtuose abitudini – perché non rendere compatibile i cassonetti con i sacchetti? Diversamente capita che tanti abbandonino i rifiuti fuori dai contenitori.
E poi perché non mettere cassonetti pure per il vetro? Quella del vetro è raccolta preziosa, ma anche brigosa, perché le bottiglie sono pesanti. I contenitori in strada, sono pochi, piccoli, e con imboccature minuscole. E per il vetro vale tutto quanto già detto a proposito di carta e plastica. Signori, decisamente si può migliorare!

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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