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Da: Gruppo Partito Democratico Comune di Ferrara

Con la presentazione delle linee di mandato, con la riorganizzazione degli uffici e dei servizi comunali (anticipata dai criteri che ci saranno illustrati dall’assessore Travagli e che voteremo a breve), con le nomine nelle aziende partecipate che il Sindaco effettuerà nelle prossime settimane è evidente che questa consigliatura entra nel vivo.

E ne sono, ne siamo contenti per almeno due ordini di motivi.

Il primo, che finalmente vi vedremo pienamente al lavoro, perché questi primi di tre mesi, questi primi 100 giorni che dovevano essere giorni di cambiamento radicale per la nostra città (così avevate promesso in campagna elettorale) in realtà sono stati 100 giorni di grande immobilismo.
Avete stoppato delibere e progetti: il nuovo regolamento Ztl, con il risultato di riempire di macchine e furgoni il Centro storico; la gara per l’imposta sulla pubblicità; il progetto per la nuova biblioteca a Le Corti di Medoro, senza che ci sia un progetto alternativo (ma di questo, e dei progetti su biblioteche e sistema archivistico, che non sono stati minimamente citati nella sua relazione Sindaco, ne parleremo a breve nella commissione che abbiamo chiesto di convocare); lo stop al ricorso al Tar per il progetto di Palazzo dei Diamanti e lo stop al progetto di ampliamento di Palazzo Massari, due interventi che miravano a potenziare e qualificare l’offerta museale ed espositiva della nostra città, senza che anche in questo caso si capisca dalla sua relazione come e se si intenda andare avanti.
Oltre che a stoppare idee, progetti e regolamenti ci avete regalato alcune memorabili “inversioni a U”, rispetto a quanto detto ai ferraresi in campagna elettorale. Due su tutte, che riguardano Hera: le azioni non si vendono più, anzi sono un patrimonio della città, sono ciò che consentono (oltre che a far tornare i conti del bilancio) di poter sedersi al tavolo con Hera per migliorare la qualità dei servizi; e non si toccano le calotte, che volevate invece togliere e sostituire, ma anzi si lavorerà con Hera perché il servizio sia sempre più di qualità, la tariffa sempre più puntuale. Tutto benissimo. È quello che abbiamo sempre detto e provato a fare. E rispetto al quale avete sempre fatto dura e puntuale opposizione. Tra le altre cose, quando eravate all’opposizione avete giustamente preteso l’istituzione dell’Osservatorio rifiuti, che fino ad oggi, nonostante i tanti incontri che avete fatto con sindacati e categorie economiche, non avete ancora sentito la necessità di convocare. E anche di questa cosa vi chiederemo conto nei prossimi giorni.
Avete fatto vostri, in questi 100 giorni, iniziative e interventi già programmati: da asfaltature a festival, dai progetti europei agli interventi sulle scuole, dagli interventi sui beni monumentali ai contributi nazionali o regionali relativi a progetti presentati negli anni e nei mesi precedenti. Fino all’ultima notizia bomba del mancato rinnovo della convenzione Asp per la gestione dei richiedenti asilo, che già dalla fine dello scorso anno non era stata rinnovata. Non avete mai avuto il buon gusto di sottolineare che erano tutti progetti, interventi, iniziative,  figlie dell’amministrazione precedente. Ma si sa che, come dice Julio Velasco “chi vince festeggia, chi perde spiega”
Qualche cosa l’avete anche fatta. Avete sconfitto lo spaccio nel quartiere Giardino togliendo le panchine; avete sgomberato ma non troppo il campo nomadi, doveva essere uno sgombero-lampo, ma che oggi dopo due mesi vede ancora più della metà delle famiglie (alcune anche ritornate dalle collocazioni che erano state individuate) presenti ancora in via delle Bonifiche; avete comprato computer e lim per lo staff del Sindaco e crocifissi per le scuole. Tutte cose che hanno fatto parlare di Ferrara, non proprio positivamente diciamo, fuori dai nostri confini.
Dimostrando, una volta di più, che non esistono risposte semplici a problemi complessi. Anzi che il più delle volte le risposte semplici non fanno che complicare, rendere ancora più complessi i problemi.
Avete fatto anche delle cose positive, positive nel senso con il segno più: +10%, davanti ai vostri stipendi (e a breve anche davanti allo stipendio del Presidente del Consiglio). Questo, vi va riconosciuto, in totale discontinuità con l’amministrazione precedente.

Il secondo motivo di soddisfazione è che da oggi avrete, senza più alibi, la piena responsabilità delle cose che farete e non farete. E di come le farete.
È un vizio molto italiano quello che anche voi avete praticato in questi primi 100 giorni, ovvero quello di dare la colpa a chi c’era prima di tutto quello che non funziona o va.
E di farlo, come dicevo, nel mentre si mette il proprio cappello su iniziative e progetti precedenti.
In questi mesi che si fosse seccata un’aiuola, che fosse comparsa una scacchiera in una piazza, che chiudesse un’attività economica, che si aprisse una buca, che l’erba crescesse o le fogne si ostruissero è sempre stata colpa della precedente amministrazione. Avete anche provato a dare la colpa dell’aumento del vostro stipendio all’amministrazione di prima, una delle cose più buffe dell’estate.
Un evento meteorologico eccezionale, come quello di qualche giorno fa, avviene per motivi che nulla hanno (o forse un poco sì in realtà) con il colore politico di una amministrazione. Solo che quando eravate all’opposizione gli eventi non erano mai eccezionali e la colpa era sempre del Pd.
Quando in una stagione c’è un continuo alternarsi di giornate di sole con giornate di pioggia, come abbiamo avuto questa estate, l’erba cresce, e cresce sia che il Sindaco sia di centro sinistra sia che sia di centro destra.
E quando cresceva con noi al governo della città la colpa non era mai di un complotto, della struttura che si metteva di traverso. La colpa, come sicuramente ricorderete, era sempre mia e nostra.
E guardate penso che sia normale così: quando si amministra pro tempore una città è normale prendersi fino in fondo la responsabilità di quello che avviene, di quello che si fa e non si fa, ma anche di quello che hanno o non hanno fatto quelli che amministravano prima. Non è normale invece non prendersi le proprie responsabilità, e cercare colpe.
Perché amministrare vuol dire rispondere ai cittadini e fare scelte e prendersi le responsabilità di quelle scelte. Valeva ieri per noi, vale oggi per voi. E così come tutto quello che abbiamo fatto negli anni precedenti non è da buttare a prescindere ma è figlio di scelte (che legittimamente non è detto che si debbano condividere), così quello che farete non lo criticheremo e osteggeremo a prescindere, ma valuteremo, in modo duro ma costruttivo, le scelte che farete.
Condividendole quando saranno condivisibili. Provando a migliorarle quando riterremo che si siano margini di miglioramento. Opponendoci e facendo proposte alternative quando queste scelte non ci convinceranno e le riterremo negative per i ferraresi e per Ferrara.
L’abbiamo detto già oggi nel dibattito su alcuni temi specifici come la pensiamo.
 
Da ultimo due parole sul linguaggio e le parole.
Perche questi primi vostri 100 giorni sono stati giorni caratterizzati da parole, post, commenti, video, foto, minacce di ritorsioni e di verifiche economiche, fatti da membri della sua Giunta e del suo staff che, a nostro modo di vedere, poco hanno a che fare con i ruoli e le funzioni che queste persone ricoprono. Il tutto nel silenzio, sempre più pesante e insostenibile, suo signor Sindaco.
Quando non si amministra uno può anche permettersi la politica dei calci in culo.
Ma che non regge quando si ha il dovere e la responsabilità di amministrare una città, di dare risposte complesse a problemi complessi, di fare delle mediazioni per il bene di Ferrara. Perché diversamente a furia di calciare si rischia di sbilanciarsi e di finire con il proprio sedere per terra.
Ferrara non merita minacce, vendette, linguaggi triviali e foto morbose.
Ferrara merita di ritornare a un linguaggio più consono alle istituzioni che si rappresentano pro tempore, a una stagione dove le parole siano ponderate e pensate prima di essere scritte e urlate. Di un linguaggio che non legittimi gli odiatori da tastiera, anche quando sono nostri elettori.
C’è bisogno di tornare a usare parole più miti, in Italia e a Ferrara.
Lei in conclusione delle sue linee programmatiche ha erroneamente attribuito a Gandhi un bellissimo proverbio africano (che già io avevo usato parlando di sicurezza, e che ha usato anche Zingaretti nella sua recente elezione a segretario del Pd). Faccia sua, facciamo nostra un’altra celebre frase, questa volta sì, di Gandhi. “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. E questo cambiamento oggi passa, anche a Ferrara, non solo dai fatti ma anche dalle parole.
 
Buon lavoro a lei e a tutti noi!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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