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Mi capita di guardare la Pimpa, talvolta, insieme a Gioia, la meravigliosa creatura che da quindici mesi allieta la mia vita e quella di tutta la famiglia.
Pimpa è una cagnolina a pois rossi, creata nel 1975 dal geniale estro di Altan. Noi adulti abbiamo conosciuto Altan soprattutto per la straordinaria capacità di sintesi sociologica sui mutamenti sociali in corso dagli anni settanta. Francamente non avevo mai prestato attenzione ai suoi cartoni per bambini. La Pimpa esce la mattina salutando Armando – che ricambia mentre, seduto nella sua poltrona, legge il giornale – e va nel mondo, pronta a sempre nuovi incontri. Armando è un uomo quieto, la saluta benevolo e resta seduto ad aspettare il suo ritorno. Il refrain della musica recita “perché la Pimpa, ecco chi è!” Vale la pena cercare su youtube uno di questi video di pochi minuti, per ricevere una piccola carica di buon umore.
Racconto una storia, una delle tante, paradigmatica. Una giornata di neve, la Pimpa incontra un Bob a due, rosso fiammante, e dice (più o meno): “mi porti a fare una discesa sulla neve?” E il Bob risponde: “non si può, sono a due posti!”. La Pimpa replica: “aspetta un momento” e si mette all’opera: raccogliendo neve fresca, costruisce un pupazzo di neve. Dopo avere disegnato al pupazzo la bocca, gli chiede: “vuoi venire a fare una discesa con me? E il pupazzo risponde lieto: “Volentieri!”. Lei lo prende e lo carica sul Bob che immediatamente dice: “Ora possiamo andare!” e la Pimpa e il pupazzo si godono sorridenti la spericolata discesa.
Al ritorno, ogni sera, la Pimpa racconta ad Armando l’avventura della giornata. Talvolta Armando replica con obiezioni come: “non è possibile, perché …”, ma noi sappiamo che ciò che racconta la Pimpa è accaduto davvero e anche Armando prende atto, con un laconico e accondiscendente: “ma certo!”.
Gioia guarda attentissima e assorta, come cercando di capire il messaggio sotterraneo. Ma forse, più semplicemente, le piacciono i disegni colorati e i pallini sul manto, che ogni tanto si staccano quando la corsa si fa veloce.
Ma chi è la Pimpa? La Pimpa è l’alter ego di Armando, ciò che gli consente di sognare, di andare con la mente in luoghi in cui non sa o non vuole andare nella vita quotidiana. È colei che gli consente di sperimentare mondi possibili, di rivisitare con occhi della meraviglia e dello stupore lo spazio angusto che sta intorno alla poltrona della sua stanza. È uno sguardo sul mondo, la conquista di uno spazio di libertà sempre possibile.
Mi chiedo perché non avessi capito prima il grande insegnamento della Pimpa. Altan, anche in questo caso, in modo più diretto dei miei riferimenti di scuola, di sociologi straordinari come Berger e Luckman, che hanno formato il mio orientamento di ricerca, ci insegna che il mondo della vita quotidiana è una realtà ordinata da routine e consuetudini che perpetuiamo e riproduciamo in modo acritico. Ma la realtà è il frutto della rappresentazione che ce ne facciamo e, quindi, possiamo costruirla, almeno in parte.
La Pimpa ci ricorda che cercare ed esplorare i mondi possibili è un esercizio per trasformare il mondo e che la fantasia è la condizione per creare una realtà migliore.

Maura Franchi (sociologa, Università di Parma)
Laureata in sociologia e in scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Marketing del prodotto tipico, Social Media Marketing e Web Storytelling. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@unipr.it

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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