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Tutto diventa personale: i menù, i gadget, i vestitini e i ciucci per neonati. Di personalizzazione dei prodotti si parla già da qualche decennio. Internet ha offerto a questa tendenza di lungo periodo un supporto decisivo: basta inviare nome e foto e tutto diventa immediatamente esclusivo.
Persino le notizie diventeranno su misura. Sommersi da flussi inarrestabili di informazione che produce crescente rumore e ansia, sentiamo il bisogno di selezionare le notizie in relazione ai nostri personali interessi. Possiamo decidere le notizie che vogliamo ricevere con le app che fungono da aggregatori di notizie. L’ultima app, lanciata da Zuckenberg si chiama Paper, un’applicazione mobile per costruire un giornale digitale, che integra le notizie dei grandi media con quelle social.
L’idea delle notizie personalizzate è stata introdotta nel 2010 da Flipboard, l’app in testa alle classifiche per la lettura delle news che possono essere condivise su 12 social network. Oggi ha 85 milioni di utenti in tutto il mondo, ogni mese sono consultate 7 miliardi di pagine di notizie provenienti dai principali media del pianeta. A fine gennaio è entrata in campo Aol, un gruppo mediatico che controlla grandi siti di informazione, come l’Huffington Post. Per proporre notizie su misura, Aol ha comperato Gravity, che ha sviluppato l’Interest Graph: un algoritmo che traccia in tempo reale gli interessi degli utenti in base alle navigazioni.
Tutto ciò ridefinisce il modo in cui gli utenti accedono all’informazione e offre ulteriori canali di penetrazione commerciale. La personalizzazione rende più facile l’inserimento di pubblicità mirata nel flusso delle notizie, soprattutto per raggiungere il pubblico di giovanissimi ormai sempre connessi tramite dispositivi mobili.
Le tecnologie intercettano e fanno emergere tendenze sociali: non abbiamo più interesse per le notizie che qualcuno confeziona per noi e vogliamo ricevere solo le notizie che siamo interessati a commentare. Ricerchiamo vie per essere protagonismi, abbiamo perso fiducia nelle fonti ufficiali, mettiamo al centro delle nostre conversazioni le nostre personali passioni e vogliamo riconoscerci all’interno di particolari gruppi. Così tentiamo di ricomporre la dicotomia tra osservatori e osservati, tra fatti pubblici e giudizi personali, tra informazione e comunicazione, tra fatti e interpretazioni. Notizie personali proposte in pubblico e notizie pubbliche personalizzate; una contraddizione solo apparente che sta ad indicare come la posta in gioco sia sempre la stessa: l’identità.
È possibile un ecosistema di reti in cui vivranno specializzazioni in grado di rispondere a domanda e target diversi: in crescita social come Instagram che permettono di trasmettere attraverso scatti fotografici, emozioni istantanee e Foursquare che consente di fare incontrare fisicamente le persone, confermando l’intreccio della rete con il mondo reale. Del resto, le connessioni sono ormai mobili, come lo è la nostra vita. In Italia dei 26 milioni di persone che accedono almeno una volta al mese a Fb, 16 lo fanno da mobile.
Due altre tendenze vanno emergendo. La prima è la tendenza all’integrazione dei social: il 42% di coloro che usano Fb adotta più social. La seconda è la ricerca di conversazioni, almeno in parte, private, come indica l’impetuosa crescita di servizi come WhatsApp.


Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

maura.franchi@unipr.it

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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