Per l’ambiente servono strategie e alleanze d’impresa su scala nazionale
Il sistema dei servizi pubblici locali, nonostante sia al centro dell’attenzione da molti anni sia sul piano delle riforme possibili sia sul suo ruolo, evidenzia posizioni contrastanti; manca una condivisione di politica industriale, di sviluppo sociale ed economico dei territori. Deve crescere la condivisione del servizio pubblico locale in una logica di trasparenza e di sviluppo della qualità. L’evoluzione del sistema in questi anni è stato costruito grazie all’intensa attività delle imprese di servizi pubblici ambientali che hanno sviluppato strategie aziendali e innovativa politica industriale, ma è mancato un quadro di regolazione e di vigilanza che ne potesse guidare gli sviluppi.
In alcune regioni, e sicuramente in Emilia Romagna, le concentrazioni d’imprese, la politica industriale di miglioramento e la crescita della imprenditoria pubblica hanno prodotto crescita del valore, economie di scala ed efficienza economica. L’obiettivo generale deve però essere quello di costruire a livello nazionale grandi imprese o alleanze tra imprese per favorire occupazione ed investimenti in un settore ambientale sempre più delicato per la tutela dell’interesse pubblico nel rispetto degli indirizzi comunitari. Si rileva come la definizione delle regole siano in palese ritardo nel sistema del ciclo idrico integrato, ma anche, ed è ancor più grave, per la gestione dei rifiuti.
Si ritiene si debba allora affrontare il tema non solo sul livello politico, ma debba crescere il confronto sul delicato e prioritario ruolo della impresa di servizi pubblici (indipendentemente dal fatto che si tratti di pubblica o privata). L’impresa di servizi pubblici, infatti, è una impresa che deve operare economicamente perseguendo fini collettivi e risultati sociali e quindi non è rappresentabile solo dall’efficienza e dal profitto, ma si deve valutare dal contributo al benessere della società. L’obiettivo prioritario è costruire grandi imprese o alleanze tra imprese che favoriscano occupazione ed investimenti in un settore ambientale sviluppato.
In alcuni territori (sicuramente in questa regione) le concentrazioni d’imprese, la politica industriale di miglioramento e la crescita della imprenditoria pubblica hanno prodotto crescita del valore, economie di scala ed efficienza economica. Le imprese con interessi collettivi (e dunque quelle che operano nei servizi pubblici) devono rispondere ad una utilità sociale e garantire la congruenza delle prestazioni, le condizioni di sviluppo tecnologico, la verifica continua della qualità attesa ed erogata, la sostenibilità ambientale.
Il bisogno di “governance” nei servizi pubblici ambientali ha dunque portato con sé anche elementi di conflitto tra interessi contrapposti in cui a finalità sociali e di miglioramento della qualità della vita si intersecano e talvolta si contrappongono esigenze economiche di tipo societario. La distinzione dei ruoli ed il sistema del controllo devono dunque essere questioni prioritarie e centrali. Il settore dei servizi pubblici ambientali in generale ed il ciclo dell’acqua in particolare richiedono che siano garantiti forti principi di regolazione per favorire la prevalenza del sistema integrato e della gestione unitaria. Si tratta allora di rivedere l’intero ciclo dei servizi in una logica complessiva e non di minor costo, orientata verso economie di scala e progetti integrati (quantità adeguata alla domanda e qualità compatibile con la economicità). Deve essere favorita la regolamentazione del mercato attraverso il ricorso agli strumenti di governo del territorio (pianificazione, programmazione, autorizzazioni, etc), con la predisposizione di accordi di programma, il supporto tecnico-informativo (analisi, ispezioni, controlli, etc) e la predisposizione di incentivi-disincentivi economici. In sintesi ben vengano le gare solo se il principio da perseguire sarà il miglior servizio per il cittadino ed il maggiore rispetto dell’ambiente (e della preziosa risorsa idrica bene di tutti).

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Andrea Cirelli
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)