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“Ho trovato l’uscita e me ne sono andato, voi che avreste fatto?
Non si può rinchiudere tutta la vita qualcuno in tre metri per tre e pretendere che questo ti dica pure grazie!
La cosa che mi ha dato più fastidio era il rumore di tutte quelle sirene. Mi trapanavano il cervello, – Se non la smettono, finisce che sbrano il primo che mi capita a tiro! – mi dicevo.
Il posto non era neanche granché: pochi alberi, poca erba, tanto cemento e tante scatole di ferro e vetro, puzzolenti e chiassose che rotolavano e mi inseguivano, e dentro queste scatole le solite scimmie nude coperte di stracci che mi stuzzicavano coi loro versi strani.
– Siete fortunati che ho appena mangiato – mi son detto – Sennò vi farei fare la fine delle vostre bistecche… e senza passare dal macellaio! –”

Libero pensiero (tradotto) di una tigre bianca a passeggio a Monreale, nei pressi di Palermo, la mattina di sabato 28 gennaio.

Io sarò sempre con la tigre bianca, con la mangiatrice di uomini, spietata e implacabile assassina… Paroloni… che paroloni! Semplicemente una tigre: splendida creatura che non chiede nulla, non teme e non supplica nessuno.
Da sempre pronta a lottare, a uccidere o a essere uccisa. Fiera e sincera fino alla morte. È la sua natura, da sempre!
E finché ci sarà una tigre al mondo, quell’ultima tigre avrà lo sguardo freddo e spietato di un nobile re furente, pronto a vendere cara la pelle nell’imminenza della fine, affilando le sue lame per l’ultima battaglia.
Ci sono cose che noi ometti non potremo mai capire e mai controllare, esattamente come i terremoti, le inondazioni, gli uragani, le eruzioni, il gelo, il vento, la pioggia, la siccità… Come le sette piaghe d’Egitto, come ogni cosa che piove dal cielo (aerei esclusi), lo spirito della tigre non si può domare.
Si può rinchiudere in una gabbia un animale di trecento chili, una perfetta macchina da guerra vivente fatta di muscoli, zanne e artigli progettati per ghermire, dilaniare, squartare e divorare?
Certamente! La si può umiliare, una tigre, rendendola un’attrazione da baraccone; si può pure ucciderla trasformandola in un trofeo da salotto.
Ma il suo spirito no, rimarrà sempre irraggiungibile e incontrollabile.
Fin dall’inizio, per noi sapiens, è sempre risultato a dir poco irritante non avere il completo controllo di qualcosa. E quando succede preferiamo risolvere il problema agendo alla radice, come? Semplice: se una cosa non riesci a controllarla la elimini! È di questi giorni la notizia dell’autorizzazione all’abbattimento di una quota “ragionevole” (ragionevole per chi?) dei lupi nostrani… abbattimento selettivo lo chiamano. Qualcuno del Ministero dell’Ambiente ha cercato di giustificare questa scelta dicendo che così si tutela il lupo dalle azioni illegali e cruente del bracconaggio, che ultimamente si stanno intensificando a macchia d’olio in tutto il territorio, dall’Appennino alle Alpi. Come dire che, siccome non si riescono ad arginare gli omicidi, lo Stato si fa carico di eliminare una quota ragionevole di cittadini per impedire ai killer di continuare a esercitare le loro pratiche illegali e cruente!
Il fatto è che i lupi vivono da sempre nelle nostre montagne, ancor prima che arrivassero i pastori e le loro pecore, e pure tutti gli altri compari al seguito. Ma si sa, il progresso esige i suoi sacrifici (progresso e pastorizia?).
In bocca al lupo allora!
E la tigre? La tigre è tornata sana e salva nella sua gabbietta. Per una volta non c’è stato bisogno né di mitragliarla né di addormentarla con siringoni di narcotico. Una breve passeggiata e poi a casa, tra i confortevoli carrozzoni della premurosa famiglia circense che distrattamente l’aveva persa per strada. Non prima di aver allertato vigili del fuoco, guardie forestali, carabinieri, polizia municipale…
Caro homo faber, padrone del mondo, spogliato dei tuoi gingilli rimani soltanto tu e il tuo dannato, meschino e incontrollabile senso d’inferiorità.

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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