La cura del viaggio: intervista a Chiara Buiarelli
La cura del viaggio.
Intervista a Chiara Buiarelli
Chiara ormai la conosciamo, almeno un po’. Lei, in sella alla sua Bianchina, per 80 giorni, 5 regioni, 1.873 chilometri e tanto dislivello, 16.000 metri a salire e 15.000 a scendere. 80 giorni, in questa strana analogia con il viaggio attorno al mondo di Jules Verne, “non tutti pedalati”, ricorda Chiara; perché i ritmi, le soste e le ripartenze, quasi mai decise a tavolino, sono piuttosto il prodotto di un lungo dialogo tra desideri, aspettative, incontri, accordi e tregue, anche con lei, quella che Chiara chiama “la mia maestra più severa”, la malattia, l’artrite reumatoide diagnosticata 4 anni fa. Del suo viaggio abbiamo i suoi racconti scritti, le sue foto [vedi in fondo a questo articolo]. A un mese di distanza, fatte riposare le gambe e depositati un poco i pensieri, proviamo a mettere in fila qualche riflessione.
Sei tornata da un mese: cosa è rimasto del viaggio, come sono le tue giornate oggi?
“Ancora cariche di emotività, mi porto dietro tutta la ricchezza e la bellezza del viaggio e degli incontri fatti; e poi, in questi giorni, sto anche scrivendo. Non so se diventerà un libro, ma questo lavoro mi permette di ripercorrere tutte le giornate, tutte le tappe, quello che è accaduto, che ho provato. Quindi cosa è rimasto? Una sensazione di essere ancora in viaggio, un viaggio che non si è ancora concluso.”
Il viaggio di Chiara ha tenuto insieme temi diversi, grandi, su cui ciascuno può trovare delle risonanze personali, degli stimoli: la malattia, il viaggio, il turismo accessibile; la solitudine, la paura e il coraggio; l’assoluto e il senso del limite; l’azione e l’accettazione; il darsi obiettivi, ma anche l’affidarsi. Una donna in viaggio per 1.873 chilometri, da sola.
Hai mai avuto paura?
“Soprattutto prima di partire, diverse paure: di cadere e farmi male, di fare brutti incontri, di non farcela, di peggiorare la mia condizione fisica, ma anche di lasciare due genitori anziani a casa. E, cosa incredibile, ho anche avuto paura di farcela. Mi è capitato soprattutto nella prima parte del viaggio: ero in Umbria, in Valnerina, un luogo che mi ha trasmesso tanto. Ero in viaggio da qualche settimana e non mi sembrava vero. Mi sentivo come se mi stessi illudendo, come se stessi prendendo in giro qualcuno. Ed è tornata la paura che ho provato quando, dopo i tempi bui della malattia, grazie alla terapia, avevo iniziato a stare meglio e non avevo il coraggio di crederci. Ho anche avuto paura di non farcela: quando ero a Firenze, ho temuto di non riuscire a proseguire il viaggio per i dolori forti e continui.”
E che cosa hai fatto?
“Non riuscivo bene a capire cosa mi stesse succedendo, i dolori aumentavano, ho avuto paura di non riuscire con le mie forze a fronteggiare l’artrite; potevo rispondere con quello che sapevo, con quelli che erano i miei mezzi, le mie risorse. “Fermati quando devi, riparti quando puoi”, è il motto del mio viaggiare. E quindi mi sono fermata, ho riposato e mi sono rimessa in moto lentamente. Ho perfino pensato che avrei potuto rivolgermi alla reumatologia di Prato, all’amico Gianluca e alla dottoressa Niccoli. Alla fine, il viaggio è stato una gran bel antinfiammatorio.”
Hai raccontato di esserti sentita anche bene, molto bene
“In certi momenti ho provato una sensazione di benessere: non stavo meglio, stavo proprio bene, ero guarita! Questo mi ha mandato, paradossalmente, in crisi. Sto cercando risposte. Creo nuove occasioni per riprovare quelle sensazioni, ma non è facile. È rimasta la commozione, il ricordo della fluidità anche nella difficoltà, del senso di quello che stavo facendo, del dono, dei giorni intensi.”
La solitudine nel viaggio, una donna che viaggia da sola con le sue forze, non in auto, in treno o in aereo, ma in bicicletta, su strade asfaltate, anche molto trafficate e su piste bianche, nella natura, per boschi, alla ricerca dei boschi terapeutici, quelli che alimentano la nostra salute con maggiore forza. Viviamo un tempo di apparente grande emancipazione, una chiamata alla libertà interiore che fatica a trovare un canale di espressione. Il viaggio spesso dà voce a questa ricerca, a questa richiesta che si fa a se stessi di autenticità. Non una prova di forza, ma una scoperta di Sé. Tante donne, di tutte le età, si mettono in viaggio, superando stereotipi e confrontandosi con paure ancestrali. Essere da sole in un bosco, a piedi o in bicicletta, contando sul proprio senso dell’orientamento, sulle proprie forze, affrontando i propri fantasmi, spostando un po’ più in là i propri limiti.
“Mi piace viaggiare da sola e questo viaggio non poteva mancare di questa dimensione. Ho sentito che dovevo rendere conto solo a me stessa. Essere sola non significa sentirsi sola, anzi. Porto sempre con me in viaggio, nella mente o nel cuore, persone a me care o nuove conoscenze fatte lungo la strada. La bicicletta stessa diventa una compagna a tutti gli effetti. Quando viaggi da sola, se sei sufficientemente in ascolto, puoi percepire l’anima di un luogo, di un ambiente. Gli antichi non parlavano del Genius Loci? La solitudine ha assunto un significato più denso nei momenti di dolore, momenti di miseria o di espansione, a seconda del processo interiore che sono riuscita ad attivare e…dall’Amore. Viaggiare da soli, soffrire da soli: una solitudine che richiede di appellarsi all’Amore per essere trascesa, quell’Amore universale che è di tutti e per tutti, ma che ognuno contatta nel proprio intimo.
È stato anche un viaggio di incontri…
“Bellissimi incontri che mi hanno offerto vicinanza, affetto e amicizia. Ho incontrato tante persone con patologie reumatiche, animate dal desiderio di parlarne, di aprirsi. Avere davanti a sé una perfetta estranea, che però sa cosa stai passando, consente di aprire una varco con maggiore semplicità. Diventa un’occasione naturale per raccontare il proprio dolore, la fatica, le incomprensioni e la forza che non sempre si trova. Nella solitudine del proprio dolore spesso si ha bisogno di un testimone. Un testimone silenzioso e non giudicante che, partito il racconto, si fa ombra fino quasi a scomparire. Anche questo, lungo il viaggio, è stato il mio ruolo: il prestare ascolto e credere a queste storie. Ho testimoniato, credo, che quel racconto, quella vita, quelle difficoltà erano reali. Negli incontri pubblici in cui, durante il viaggio, ho raccontato la mia storia, mi sono sentita portatrice di un messaggio che andava oltre la mia persona. Ho portato la volontà di raccontare che si può convivere con questa malattia, anche se in noi convivono dubbi, paure, speranze. Ho imparato molto.”
Una riflessione finale?
“Che non è importante aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni, come ha detto Rita Levi Montalcini. E capire che la tua vita è connessa con tutti e Tutto.”
Leggi su Periscopio il racconto di viaggio di Chiara Buiarelli:
2 aprile 2025: Fermati quando devi, riparti quando puoi: viaggio in bicicletta per gestire l’artrite reumatoide
22 maggio 2025: Dalla malattia al movimento: viaggiare in bicicletta per gestire l’artrite reumatoide
20 giugno 2025: Comincia il viaggio: nastro di partenza la Gola del Furlo
30 luglio 2025: 800 km di concentrazione, cercando sincronicità tra corpo e mente
2 settembre 2025: Viaggiare in bicicletta per spostare il limite della malattia
Ricordi di viaggio
foto di Chiara Buiarelli










Magnifico viaggio, magnifiche foto, magnifica intervista.
Grazie Francesco dello spazio per poter condividere sensazioni profonde e di come mi sentivo accompagnata nel viaggio 🫶
Trovo l’intervista molto interessante e con punti di riflessione da cui prendere spunto soprattutto per chi “ha o aveva viaggiato” con una malattia come compagna.
Grazie Roberto!!! Il viaggio e la malattia sono simili, scoperte che fai quando pedali per diverso tempo 😉
Ottima l’intervista a fronte di un bellissimo viaggio.
Brava.
Grazie Michele, Barbara, con la sua sensibilità e capacità di elaborazione mi ha aiutata a far emergere alcune cose 🫶
Ciao Chiara e Barbara, ho letto tutti gli articoli correlati sul viaggio avventura. Quante riflessioni generate dalla scelta delle parole mixate con le belle foto. Un risultato vincente! Francesca
Grazie Francesca, sono contenta che il mix ti sia piaciuto. Ci siamo divertite anche noi a comporlo
Ciao Francesca! Come dice Barbara ci siamo divertite e un viaggio così ha generato in me tante riflessioni che ho piacere di condividere, grazie per il tempo e l’attenzione dedicato alla lettura.